Tu sei qui: Racconti d'aMareIl Capitano Barra torna a casa: dopo sei mesi di navigazione il rientro in Costa d’Amalfi è dolcissimo
Inserito da (PNo Editorial Board), giovedì 2 marzo 2023 12:06:24
Di Salvatore Barra
A gennaio del 2023 ripartimmo dalla Cina, destinazione Tanjung Pelepas (Malesia). In pochissimi giorni ci siamo ritrovati dai meno 10 gradi del Mar Giallo ai più 32 gradi della zona tropicale. Il piano di navigazione lo sviluppammo tenendo conto delle correnti favorevoli che avremmo trovato lungo la costa del Vietnam che, col mare calmo, ci permisero di sviluppare velocità di punta di 23 nodi e di coprire le 1497 miglia, per arrivare a destinazione in tre giorni e cinque ore. Nello stretto di Singapore - area molto insidiosa per la densità di traffico, correnti marine e bassi fondali - per evitare incidenti, abbiamo mantenuto, come consueto, il servizio di guardia rinforzato in plancia, con macchina sempre pronta alla manovra, e proceduto con velocità di sicurezza.
A Tanjug Pelepas, oltre ad effettuare operazioni di carico e scarico dei container, abbiamo imbarcato viveri, generi e materiali di consumo e pezzi di ricambio per il motore. Nello stesso porto è imbarcato un marinaio indonesiano che ha sostituito il marinaio Alì, recentemente disperso in mare.
Il porto di Tanjung Pelepas è situato poco a Nord dell'Equatore, nella giungla ricca di vegetazione, di animali selvatici e grossi rettili, alla foce del Fiume Pulai. Dopo una breve sosta, siamo ripartiti per lo scalo di King Abdullah (Arabia Saudita), situato nel Mar Rosso, con una distanza di 4400 miglia marine (8140 Km) con tempo di percorrenza 11 giorni e mezzo; cinque ore di fuso orario da spostare indietro (quando si naviga verso ponente). Il piano di navigazione prevedeva il transito dello stretto della Malacca, Oceano Indiano, passaggio del Corno d'Africa, Golfo di Aden, passaggio dello stretto di Bab El Mandeb (la "porta" del Mar Rosso), il Mar Rosso e l'arrivo al porto di destinazione.
Il Monsone, in questi periodi spira da Nord Est con intensità moderata intorno ai venti nodi (forza cinque della scala Beaufort), clima moderatamente secco con temperature accettabili e visibilità ottima. Navigazione piacevole. Benché da alcuni anni non si registrino attacchi, il rischio pirateria è sempre reale ed attuale. L'equipaggio viene istruito ed addestrato, la Nave approntata per questo tipo di emergenza, come da Manuale BMP 5 (Best Management Practices 5 - consultabile su Internet), le cui regole antipirateria si applicano quando si entra nell'Area delimitata dal Meridiano 078 Est fino alla Baia di Suez (e viceversa). Quando la Nave arriva nella rada di Suez, si tira sempre un sospiro di sollievo (della pirateria scriverò un articolo separato).
Tuttavia, il "sollievo" dura veramente pochissimo: altro stress ci attende per il transito del Canale di Suez, a cominciare dall'ora di arrivo al Parallelo Limite di latitudine 31 28.7' Nord, una sorta di traguardo che se viene superato (con ritardo) dopo le 23, rende l'ammissione subordinata ad ulteriore tassazione, oltre al già onerosissimo pedaggio (basato sulla grandezza della Nave e dal tipo di carico). Generalmente il transito del Canale di Suez verso Nord comincia con la formazione del convoglio a Suez, poco prima dell'alba. Il transito del Canale - 155 Chilometri da Suez a Port Said - dura circa 11 ore. Si esce da Port Said nel tardo pomeriggio (in seguito dedicherò un articolo completo sul transito del Canale di Suez), quindi la navigazione prosegue nel Mar Mediterraneo, diretti a Sines, in Portogallo, nell'Oceano Nord Atlantico, non lontano da Lisbona. Nella cittadina portoghese, la maggior parte dell'equipaggio (scaglionati) ne approfitta per una veloce "libera uscita", dopo oltre tre mesi di costrizione a bordo. Da Sines (patria del celebre Navigatore Vasco De Gama) si riparte per Anversa (Belgio).
L'Oceano Atlantico si presentava bene, con mare calmo e temperatura gradevole: una rarità nel periodo invernale. Giunti nel porto belga in perfetto orario, una volta attraccati, immediatamente iniziano le operazioni di sbarco e imbarco dei container, l'imbarco dei carburanti, degli oli lubrificanti, dei pezzi di ricambio del motore, dei materiali di consumo, delle derrate alimentari; poi l'arrivo di tecnici per la manutenzione ai Radar, le Girobussole, il VDR (Voyage Data Recorder), la "Scatola Nera" della nave e tanto altro ancora. Soprattutto arriva il nuovo personale che dovrà sostituire gli uomini che rientreranno a casa, tra questi anche il Comandante che mi dovrà sostituire.
Ma il mio più grande piacere è stato la visita che ho ricevuto a bordo da parte dei tre "Port Captain" MSC del porto di Anversa e di Luigi (Gigino) Gambardella, un Amalfitano DOC che lasciò la sua città natale oltre 50 anni addietro. Gigino, in Belgio, oltre al lavoro trovò anche l'amore ed ha formato una bellissima famiglia, con figli e nipoti. Per due amalfitani che si incontrano in terra straniera, su di una nave liberiana, entrambi innamoratissimi della città di origine, l'argomento di discussione non poteva che essere Amalfi. Quando parla della terra natia, di ricordi, fatti e personaggi del posto, il tempo scorre velocissimo e sembra non bastare mai, la mimica facciale di Luigi si fonde con il tipico gesticolio delle mani, dalla sua gestualità capisco il significato delle parole (come l'omino in TV che usa il linguaggio per i non udenti), il suo corpo si illumina e sprizza amore da tutte le parti, il suo sguardo si perde lontano, nell'infinito; tra sogno e realtà, passato, presente e prospettive future. Quando con Gigino si parla di Amalfi è così. Esperienza unica, bellissima e coinvolgente. Grazie caro Gigino, appuntamento certo per la prossima volta.
Il mattino dopo, alle cinque, un taxi mi accompagna all'aeroporto di Bruxelles, poi il volo per Milano/Napoli. Durante il viaggio penso alla non facile esperienza fatta sulla nave che ho appena lasciato e all'imminente incontro che avrò con la mia famiglia: un misto di sentimenti con due certezze: la prima, lo splendido equipaggio che ho lasciato. Come non ricordare i quattro Ufficiali di Coperta, il Cuoco Cileno, il Cameriere Indonesiano, il Marinaio Samoano, l'elettricista di Ercolano e tutto il personale di Macchina, dai quali ho ricevuto un'accorata e professionale collaborazione; la seconda, l'accoglienza che riceverò dalla mia famiglia dopo sei mesi di lontananza.
I dati dell'imbarco: partiti da Gioia Tauro, ho scalato i porti Spagnoli di Barcellona e Valencia, King Abdullah (Arabia Saudita), Abu Dhabi e Dubai (Emirati Arabi), Singapore, Vung Tau (Vietnam), Hong Kong, Xiamen, Shenzhen Shanghai, Ningbo (Cina), Tanjung Pelepas (Malesia), Yokohama (Giappone), Los Angeles, Long Beach (California - Stati Uniti), Sines (Portogallo), Anversa (Belgio). Transito del Canale di Suez per due volte, poi Mar Mediterraneo, Mar Rosso, Golfo di Aden, Mare Arabico, stretto di Hormuz, Golfo dell'Oman, Golfo Persico, Oceano Indiano, Mare Cinese Meridionale, Mare Cinese Orientale, Stretto di Taiwan, Mar Giallo, Oceano Pacifico, Golfo di Santa Catalina (California), Oceano Atlantico Settentrionale, Canale della Manica, Mare del Nord. Miglia totali percorse 38473 (71253 Km): sosta in porto 943 ore, 35 spostamenti di fusi orari (avanti e Indietro), un giorno doppio, un giorno saltato (cambio data al passaggio del 180° meridiano). Una navigazione ideale per Allievi Ufficiali e giovani Ufficiali che, se sono stati attenti, hanno potuto mettere in pratica (e fare esperienza) i programmi di Navigazione, Teoria della nave, Diritto, Astronomia, Meteorologia, Oceanografia, Inglese, Strumentazione nautica, convenzioni internazionali (IMO) etc., che si studiano all'Istituto Nautico e richiesti agli esami di abilitazione Professionale.
Sull'Aereo per Napoli penso al filosofo Greco Platone, che ebbe una piccola esperienza di navigazione (da schiavo e successivamente riscattato per riavere la libertà). Egli tramanda che "ci sono tre tipi di uomini: i vivi, i morti e quelli che vanno per mare". Io sono pronto per "ritornare tra i vivi" e provare a riempirmi l'esistenza con la ricerca di abitudini dimenticate, gli amici da riacciuffare, a (ri)adattarmi di nuovo ad un letto troppo fermo in un ambiente (la casa) troppo silenzioso; la sorpresa e la curiosità di imbattersi nei figli cresciuti e maturati o in famigliari invecchiati che, a loro volta mi vedono invecchiato. Il rapporto da recuperare con la donna che si ama, reso difficoltoso dalla lontananza e le reciproche privazioni. Ci sarebbe tanto da scrivere su questo argomento ma la gioia e la felicità del ritorno a casa è talmente grande che qualsiasi altra riflessione o commento risultano superflui. In questo momento di gioia, non potevo non pensare al povero marinaio Alì ed a tutti i marittimi di tutte le marinerie del mondo a cui il destino ha negato la possibilità di ritornare a casa e di non poter gioire come ho gioito io. Anche questo, purtroppo, è un fattore del quale bisogna tenere conto nel momento in cui si intraprende questo splendido, particolare, pericoloso ed imprevedibile lavoro.
"Solo chi ama il mare e sa dove andare per quanto il vento sia a sfavore, senza accecarsi nella tempesta e senza dimenticare le proprie radici è degno di navigare!"
Grazie per l'attenzione e per la pazienza.
Arrivederci alla prossima navigazione.
*Capitano Superiore di Lungo Corso
Fonte: Il Vescovado
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