Tu sei qui: Storia e StorieIl 7 luglio 1647 inizia la rivolta di Masaniello contro il vicerè spagnolo
Inserito da (Admin), domenica 7 luglio 2024 11:40:38
Nel caldo luglio del 1647, Napoli fu teatro di una delle più significative rivolte popolari contro il dominio spagnolo, guidata da un giovane pescivendolo, Tommaso Aniello d'Amalfi, conosciuto come Masaniello. La rivolta, scaturita dall'opprimente sistema fiscale imposto dalla monarchia spagnola, scosse le fondamenta del vicereame e portò alla ribalta un personaggio destinato a diventare un simbolo della lotta popolare.
Nel 1647, Napoli era una metropoli affollata e impoverita, con una popolazione che si aggirava intorno ai 500.000 abitanti. Le pesanti imposte imposte dalla Spagna, in particolare le gabelle sui beni di consumo, avevano ridotto la città alla fame. La frutta, insieme al pane, rappresentava la base dell'alimentazione popolare, e quando nel gennaio 1647 venne introdotta una nuova gabella su frutta fresca e secca, la situazione diventò insostenibile.
La figura di Masaniello emerge prepotentemente in questo scenario. Nato a Napoli, pescivendolo di professione e contrabbandiere, Masaniello rappresentava l'anima genuina del popolo napoletano. A suo fianco vi era Giulio Genoino, un intellettuale anziano impegnato nella lotta giuridica per il riconoscimento dei diritti della borghesia arricchita. Genoino finanziò e consigliò Masaniello, sperando di incanalare la rabbia popolare verso riforme sociali e amministrative.
Il 7 luglio 1647, la sommossa esplose nella piazza del mercato di Napoli. Guidati da Masaniello, i venditori si rifiutarono di pagare le gabelle, e il viceré spagnolo Rodrigo de Leon, duca d'Arcos, riuscì a malapena a salvarsi dalla furia della folla rifugiandosi in un convento. Masaniello, dalla sua tribuna improvvisata, arringava la folla, coordinando le azioni dei rivoltosi. Nei giorni successivi, la rivolta respinse vari tentativi delle truppe spagnole di rientrare in città, senza però attaccare i castelli dove erano trincerati i soldati.
Il viceré, resosi conto della forza della rivolta, decise di trattare con Masaniello. Il capopopolo riconobbe l'autorità del viceré in cambio della promessa di nuove istituzioni e un maggiore equilibrio tra potere nobiliare e popolare. Tuttavia, nel giro di pochi giorni, Masaniello iniziò a mostrare segni di squilibrio mentale, venendo abbandonato dai suoi seguaci e infine arrestato. Il 16 luglio 1647, fu assassinato da un gruppo di sicari, tra cui ex compagni di rivolta.
La morte di Masaniello non segnò la fine del suo impatto. Il suo corpo fu fatto oggetto di scempio, ma la sua figura divenne simbolo delle lotte popolari. Nei secoli successivi, Masaniello fu ricordato come l'archetipo del leader rivoluzionario, capace di incarnare le aspirazioni e la rabbia del popolo contro l'oppressione.
La rivolta di Masaniello rivelò i limiti delle insurrezioni popolari dell'epoca: movimenti senza una direzione politica chiara, destinati a spegnersi rapidamente. Tuttavia, il potenziale rivoluzionario di Napoli durante l'estate del 1647 fu tale da costringere la Spagna a rivedere temporaneamente la propria politica fiscale. Masaniello rimane, ancora oggi, un simbolo della lotta contro l'ingiustizia e la tirannia.
La storia di Masaniello è un potente ricordo del coraggio e della determinazione del popolo napoletano nella lotta per i propri diritti, un esempio di come anche un semplice pescivendolo possa diventare il protagonista di una rivoluzione.
Fonte: Il Vescovado
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