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Territorio e Ambiente

Conservare i terrazzamenti per prevenire il rischio idrogeologico

Inserito da (redazionelda), giovedì 30 settembre 2021 14:21:11

a cura dell'ing. Andrea Della Pietra

 

È noto che i paesaggi della Costiera Amalfitana rappresentano una delle testimonianze più significative di adattamento dell'uomo alla conformazione "ostile" del territorio. Adattamento "premiato" con il riconoscimento di Patrimonio dell'Umanità da parte dell'Unesco.

Versanti acclivi, falesie a strapiombo sul mare, ripidi corsi d'acqua, sono stati "addomesticati" dagli abitanti per soddisfare le esigenze in evoluzione delle comunità, ma sempre nel rispetto di precise regole tramandate di generazione in generazione.

Tra queste regole, la più nota è quella che è stata utilizzata per consentire lo svolgimento dell'attività agricola a dispetto della morfologia del territorio: la realizzazione dei celeberrimi terrazzamenti, destinati per lo più alla coltivazione di limoni ed agrumi, vitigni e orti.

Incastonati tra falesie e boschi di lecci e faggi, ottenuti con enormi sacrifici dovuti alle difficoltà realizzative, utilizzabili ai fini produttivi solo a patto di grande fatica, bisognosi di una costante ed impegnativa manutenzione, i terrazzamenti sono stati realizzati nel corso dei secoli certamente per incrementare le produzioni vendibili, ma anche tenendo conto della funzione di protezione dal dissesto che gli alberi preesistenti svolgevano.

Disboscata la parte da destinare alla coltivazione, veniva realizzato un sistema di muretti a secco (macere) dotato di opportune caratteristiche di drenaggio ed incanalamento delle acque.

Attraverso la sapiente diposizione della pietra calcarea disponibile in loco, tagliata in modo da far lavorare al meglio le facce adiacenti per attrito, si procedeva per strati: i vuoti tra le pietre più grandi venivano riempiti con elementi più piccoli, pietrame e terra, prima di essere battuti.

La denominazione "a secco" non deve ingannare: le macere non ignorano l'acqua. Anzi. n ruolo non secondario è infatti svolto dai sistemi di raccolta dell'acqua e da quelli di drenaggio, canalizzazione ed irrigazione, che consentono di trattenerne a monte maggiori quantità per un lasso di tempo più lungo, limitando la velocità di scolo verso valle ed incanalandole lungo percorsi sicuri.

Il tutto ha generato un risultato in perfetta armonia ed equilibrio con la natura circostante: nonostante lo straordinario impatto dal punto di vista paesaggistico, sotto il profilo funzionale si è riprodotto il naturale declivio del terreno e si è rallentato il deflusso dell'acqua verso valle.

Negli ultimi decenni, purtroppo, molti terrazzamenti, a partire da quelli ubicati nelle zone più difficilmente accessibili o in forte pendenza, sono stati abbandonati perché sotto il profilo economico non è più conveniente la loro coltivazione.

La stabilità dei versanti ne risulta compromessa ed il rischio idrogeologico si incrementa. Viene a mancare sia la funzione propria delle coltivazioni (la ricrescita della vegetazione naturale impiega alcuni decenni) sia l'opera costante di manutenzione dei muri secco e del sistema idraulico svolta dai contadini. La funzione statica dei muretti viene compromessa dalla mancata sostituzione delle pietre cadute; i sistemi di raccolta, drenaggio e di scolo si occludono determinando il deflusso rapido ed incontrollato delle acque e dei detriti verso le aree più a valle. L'erosione dei versanti accelera.

Il dibattito sulle possibili soluzioni è acceso. Lasciare che la natura si riprenda ciò che l'uomo nei secoli le ha strappato? Dare incentivi agli agricoltori per ridurre il gap con i costi di produzione dei concorrenti? Formare i giovani sulle tecniche di costruzione e riparazione dei muretti a secco? Destinare i terrazzamenti ad altri usi più remunerativi? Proporre nei piani di governo del territorio normative di auto-regolazione che agevolino le trasformazioni secondo le regole del passato?

Il Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali promuove da anni la discussione sul tema, ed alcune indicazioni e proposte sono state incluse nel Piano di Gestione del Sito Unesco Costiera Amalfitana.

Nelle more del raggiungimento di una soluzione condivisa ai vari livelli culturali ed istituzionali, come già accennato per gli altri tipi di rischio, il cittadino può offrire un contributo alla prevenzione segnalando alcune situazioni di criticità, attraverso il sito web Tutela il Tuo Territorio (https://www.tutelailtuoterritorio.it/ - sezione "segnalazioni").

Ad esempio, possono essere segnalate macere crollate, o in procinto di crollare. Oppure possono essere documentati corretti interventi di manutenzione. Tutte informazioni che, portate a conoscenza delle istituzioni che hanno la responsabilità della sicurezza del territorio, possono ridurre sensibilmente il rischio di dissesti di origine idrogeologica.

Nell'effettuare la segnalazione è anche possibile indicare le coordinate dell'area interessata, nonché inviare fotografie del luogo al fine di consentire una più rapida individuazione dello stesso e della problematica rilevata.

Iniziativa svolta nel quadro di LoKSAND (Local Knowledge and Schools Against Natural Disasters) 2020-2021, Consiglio d'Europa.

Fonte: Il Vescovado

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