Tu sei qui: Territorio e AmbienteDa De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell’Impressionismo a Palazzo Zevallos Stigliano
Inserito da (Redazione), sabato 30 dicembre 2017 11:03:30
di Paolo Spirito
"Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell'Impressionismo" pressoPalazzo Zevallos Stigliano di Napoli, presentata nei giorni scorsi alla presenza di Antonio Di Nunzio, responsabile della Galleria e del curatore Fernando Mazzocca, ha aperto dal 6 dicembre scorso le porte al pubblico con un calendario ricco di eventi sino al prossimo 8 aprile 2018.
L'esposizione, a cura di Luisa Martorelli e Fernando Mazzocca, indaga i legami tra la tra la Parigi capitale dell'arte e gli artisti napoletani della seconda metà dell'800. I grandi nomi dell'arte partenopea si trovano così a convivere sui primi due piani del palazzo, offrendo una visione completa di come gli artisti seppero reagire al clima fertile di sperimentazione che caratterizzava la capitale francese. Erano gli anni dell'Impressionismo, dei Salons e delle Esposizioni Universali dove l'arte moderna veniva presentata ed ammirata (o stroncata) dalla critica. Accanto ai maestri impressionisti trovarono posto in quegli anni le opere gli artisti italiani, capaci di competere con il nuovo gusto che in Francia andava diffondendosi. Si trattava di artisti che si trovarono a soggiornare per brevi o lunghi periodi Parigi o che avevano inviato con successo le loro opere alle esposizioni. In quegli anni, sempre più napoletani si erano spinti nella vivace realtà parigina, affascinati dalle idee in circolo nei cafè e nei salotti mondani e dalla possibilità di elaborare una nuova arte, che si nutriva della più svariate innovazioni tecnologiche e lasciava spazio a nuove strade da percorrere.
Tra i quadri esposti, anche un inedito di Giuseppe De NittisL'eruzione del Vesuvio (sotto il Vesuvio), proveniente da una collezione privata, un tempo appartenuto ad un'importante raccolta di Vienna, confiscata dai nazisti per essere destinata al grande "museo ariano" che Adolf Hitler aveva in animo di realizzare.
"Da De Nittis a Gemito", come recita il titolo, pone l'accento solo su due grandi personalità, ma protagonisti della mostra sono anche Giuseppe Palizzi, Domenico Morelli, Gioacchino Toma, Francesco Netti, Francesco Paolo Michetti, Federico Rossano, Edoardo Tofano, Giacomo di Chirico, Alceste Campriani e Antonio Mancini. Ognuno di questi pittori reagì in modo del tutto personale agli stimoli del tempo elaborando uno stile proprio e caratteristico, capace di imporsi sul panorama artistico. Non c'è un unità formale, uno stile predominante, ma una panoramica varia ed affascinante sulla Napoli che ha saputo diventare essa stessa Parigi attraverso le sapienti opere di suoi artisti.
La mostra è suddivisa in nove sezioni che raccontano, in modo essenziale e riuscito, l'arrivo a Parigi degli artisti napoletani o delle loro opere in un crescendo che inizia con l'elaborazione formale di Palizzi e culmina nelle più note esperienze artistiche di De Nittis e Gemito. Dalla pittura del paesaggio di Palizzi a quella storica di Morelli, passando per i volti caratteristici della brulicante città parigina di De Nittis, senza dimenticare bellezza del quotidiano di Mancini o gli incanti mediterranei di Michetti e Campriani, per poi lasciarsi rapire dalla straordinaria scultura di Gemito, innovatore assoluto alla stregua di Rodin il Medardo Rosso. Tutti i generi della pittura sono qui indagati, presentati nella loro evoluzione e sono il ritratto fedele di un ambiente vivo e fecondo. Numerose e degne di nota sono le molte opere esposte, il ciclo più consistente è forse quello di De Nittis con una trentina di capolavori tra cui l'inedito Eruzione del Vesuvio o Sotto il Vesuvio, proveniente da una collezione privata. Numerosi i prestiti, frequenti quelli da collezioni private, sicuramente da citare anche quello dal Museo del Bargello, del Pescatore che ha riportato a Napoli una delle sculture più emblematiche di Gemito. La novità di questa mostra non risiede certo nei grandi nomi degli artisti esposti, già ampiamente mostrati al pubblico in numerose iniziative. In Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell'Impressionismo ciò che affascina è sicuramente la capacità di cogliere la fitta rete di legami esistenti tra Napoli e Parigi e di mostrare in parallelo la produzione di artisti che si sono nutriti di medesime suggestioni e che tuttavia hanno elaborato linguaggi variegati e profondamente diversi ma indissolubilmente legati tra loro.
La mostra è permeata degli echi e dei richiami alla grande arte moderna a cui Napoli negli anni della Belle Époque ha saputo rispondere con capolavori di ampio respiro, che meritano un riconoscimento molto più ampio di quello riservato a opere "regionali". Quello che si è voluto ricreare è quell'humus fertile che è stato l'ambiente napoletano nell'Ottocento, mai chiuso su se stesso e sempre aperto alle contaminazioni, in continuo dialogo con le realtà artistiche più importanti, protagonista nei salotti e nelle esposizioni. Il filo conduttore della Mostra ripensa con uno sguardo nuovo il vivace panorama artistico-culturale napoletano di fine Ottocento, quando la città, perso il rango di capitale europea, trova nel rapporto privilegiato con la Ville Lumiere la sua vera vocazione di metropoli moderna. E sarà proprio il barlettano Giuseppe De Nittis il punto di riferimento de Les Italiens de Paris, con la sua casa bella casa vicino a Bois de Boulogne poi in una nuova bella villa nell'elegante quartiere di Monceau, dove si tenevano gli apprezzatissimi ricevimenti del sabato sera, con musica e prelibatezze preparate dal pittore, frequentati da Dumas figlio (autore de "La signora delle camelie", romanzo che ispirò la "Traviata" di Giuseppe Verdi), dall'anarchico Cafiero (di origine barlettana), dal critico Diego Martelli, dagli artisti Manet, Degas, Cecioni, Signorini, Gustave Caillebotte, dalla principessa Matilde Bonaparte, dagli scrittori Oscar Wilde, Emile Zola, Alphonse Daudet, Huysmans e i fratelli Gouncourt. In evidenza anche le opere di Giuseppe Palizzi, del quale sono esposti Autoritratto nella Foresta di Fontainebleau, mentre di Antonio Mancini si evidenzia come sia stato in grado di cogliere nuovi fermenti d'ispirazione, dando vita a una pittura della vita moderna originale e alternativa, con spiccato interesse alla realtà popolare, in quadri come l'Autoritratto nello studio, Bacco e L'enfants dans un grand fauteuil. La mostra può infine vantare una sede che, all'interno delle Gallerie d'Italia e del capoluogo partenopeo, merita sicuramente una visita non solo per l'eccezionale Martirio di Sant'Orsola di Caravaggio (ora in mostra a Milano) ma anche per le meravigliose opere del vedutismo e del paesaggio, da Gaspar van Wittel fino alla Scuola di Posillipo e alla più recente Scuola di Resina, ma anche per i capolavori di Francesco Solimena e Luca Giordano.
Da De Nittis a Gemito. I napoletani a Parigi negli anni dell'Impressionismo è un'occasione unica per gustare e riscoprire i protagonisti indiscussi dell'arte napoletana e al tempo stesso riflettere sulla bellezza di un mondo come quello dell'arte, dove nulla è a sé stante, ma sempre frutto di un dialogo continuo, dove ognuno trova la sua strada per raccontare la sua impressione di realtà.
Fonte: Il Portico
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