Tu sei qui: Territorio e AmbienteSindaco di Vietri condannato per crollo al Baia Hotel
Inserito da (Redazione), giovedì 11 gennaio 2018 09:28:00
Il sindaco di Vietri sul Mare, Francesco Benincasa, è stato condannato per la frana del costone roccioso dell'Hotel Baia venuto giù il 12 maggio del 2009. A darne notizia il quotidiano Il Mattino. La sentenza che ribalta il verdetto emesso in primo grado quando il primo cittadino fu l'unico ad essere assolto tra gli imputati, è stata emessa l'8 gennaio scorso dai giudici della Corte d'appello del tribunale di Salerno che hanno così accolto il ricorso della Procura che, contro quella assoluzione, aveva fatto appello chiedendo che anche il sindaco, finito nel mirino della Procura con l'accusa di aver revocato troppo in fretta l'ordinanza adottata all'indomani della frana dal commissario straordinario, consentendo così la riapertura parziale dello stabilimento balneare, pagasse per le sue responsabilità. Sul capo del primo cittadino, condannato ad otto mesi di reclusione con pena sospesa, pende ora la scure della legge Severino che prevede la sospensione degli amministratori pubblici in seguito ad una sentenza di condanna.
Sconto di pena, invece, per gli altri imputati condannati tutti nel marzo 2015 dai giudici della seconda sezione penale all'esito del processo di primo grado. Pena sospesa per l'imprenditore Francesco Soglia condannato in primo grado a 3 anni e 5 mesi di reclusione in qualità di legale rappresentante della società che gestiva la struttura ricettiva e proprietario del costone roccioso denominato "Rocce rosse" e che ha ora incassato un anno e dieci mesi; otto mesi la pena inflitta ad Olindo Domenico Manzione, responsabile dell'Ufficio tecnico del Comune di Vietri; stessa pena per il consulente tecnico Giovanni Rea di Pomigliano D'Arco e per i colleghi Vincenzo Bove di Pagani e Nanni Remigio di Sanza, tutti accusati di avere attestato l'esecuzione di opere di bonifica e messa in sicurezza che avrebbero messo il costone al riparo da cedimenti e che secondo le indagini erano invece insufficienti.
Il primo cittadino affida le sue ragioni a una nota destinata gli organi di stampa attraverso cui annuncia ricorso in Cassazione.
«In relazione alla vicenda della mia condanna per la questione dell'Hotel Baia, non ho nulla da recriminare, né da rimproverarmi, la mia coscienza è a posto e non ho fatto nulla di male.
Nell'ordinanza da me, a suo tempo, firmata, ad appena tre giorni dalla mia prima elezione a Sindaco (10.06.2009), si dava atto che erano stati depositati al Comune i seguenti documenti: 1) Perizia giurata di due geologi; 2) perizia giurata di un Ingegnere; 3) certificato di ultimazione dei lavori; 4) certificato di collaudo; 5) Ordinanza analoga del Comune di Salerno, emessa 12 giorni prima con la quale venivano liberate 24 stanze dell'albergo.
La mancata sottoscrizione avrebbe comportato una inspiegabile omissione ed avrebbe fatto rischiare il posto di lavoro a circa 50 dipendenti, di cui la maggior parte di Vietri.
Ho agito, pertanto, nell'interesse di Vietri e dei Vietresi, sia per i dipendenti che per l'immagine e l'economia del territorio, ma nutro delle serie perplessità sulla mia condanna, in quanto sono assolutamente innocente, anche perché al momento dell'emissione dell'Ordinanza incriminata la frana era caduta da oltre un mese, il costone era stato messo in sicurezza e con essa veniva revocata solo parzialmente la precedente Ordinanza emessa dal Commissario Prefettizio il 12.05.2009.
Il tempo, comunque, è galantuomo, in quanto a partire dalla data dell'Ordinanza non è caduto più nemmeno un granello di sabbia dal costone roccioso, che attualmente è interessato da lavori di consolidamento.
Ad ogni buon conto, attendo le motivazioni della sentenza e sicuramente con l'Avv. Silverio Sica, che ha fatto di tutto per far emergere la mia innocenza, presenterò ricorso in Cassazione.
Ho avuto la conferma sulla mia pelle che fare l'amministratore pubblico non è cosa facile e che, oltre ad essere quotidianamente in trincea per risolvere i problemi della collettività, si opera sul filo del rasoio tra l'abuso di ufficio e l'Omissione degli atti di ufficio, con la responsabilità civile verso terzi davanti e la Corte dei Conti dietro la nuca».
Fonte: Il Portico
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