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Fake news, come difendersi

Anche le bufale 'sanno volare'

Guida per riconoscere una notizia falsa diffusa sui social network: come non farsi fregare dagli imbonitori virtuali

Inserito da (admin), venerdì 6 marzo 2015 12:00:23

Sarà capitato a tutti voi di leggere negli ultimi tempi articoli inverosimili del tipo: "Dal 2016 ritorna il servizio militare", "Renzi: con 1000 euro al mese si vive benissimo", "E' morto Antonello Venditti", "Gli immigrati ricevono 100 euro al giorno senza lavorare". Bene, siete capitati in quelle che tecnicamente possiamo definire come bufale. Sebbene di enormi dimensioni, riescono soprattutto grazie a Facebook a spiccare il volo, talvolta ottenendo raffiche di condivisioni sui profili e nei gruppi di discussione.

Il fenomeno è una depravazione della satira avviata da Lercio, magnifico portale che ci fa divertire ogni giorno. Sulla scia dell'umorismo, sono sorti diversi siti il cui compito è essenzialmente quello di diffondere notizie false, creando allarmismi in alcuni casi fuori dal normale. Basta pensare che, in diverse occasioni, le bufale sono divenute così note che la stampa ha dovuto parlarne. Anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo dovuto smentire una notizia falsa che si diffuse qualche mese fa riguardo ad un clown che si pensava catturasse i bambini.

Ma perché vengono messe in circolo false informazioni?

Gli ideatori di questi siti sfruttano sostanzialmente l'ignoranza digitale di molte persone. Internet negli ultimi tempi ha subito una rivoluzione clamorosa rispetto alle origini: chi "frequenta" abitualmente il web da anni ha notato come è divenuto ormai un fenomeno di massa. Tutti, o quasi, abbiamo un account Facebook e ci colleghiamo quotidianamente dal pc o dallo smartphone. Ciò, inevitabilmente, ha abbassato il livello medio dell'utenza. C'è da dire di più: in tanti hanno avuto accesso alla rete senza che gli fossero insegnati gli elementi basilari. Non è colpa loro: la tecnologia negli ultimi dieci anni ha fatto progressi enormi e non c'è stato il tempo di formarsi adeguatamente. E' come se tutti avessimo iniziato a guidare senza alcuna scuola guida!
In questa "falla" vanno ad incunearsi i produttori di non-notizie: molte persone sono abituate a credere qualsiasi cosa leggono - del resto in 60 anni e rotti di tv ci hanno fatto bere tutto, ma proprio tutto! - e in tanti casi addirittura a condividere senza nemmeno aprire l'articolo, soltanto sulla base del titolo. Ciò scatena il passaparola virtuale, con le informazioni che circolano velocemente sul web.

Come difendersi dalle bufale?

Proviamo ad indicare alcuni criteri generali per capire se una notizia può essere vera oppure è una menzogna.

  • Valutare attentamente il nome del sito: molti hanno un indirizzo che termina con estensioni facilmente individuabili (.blogspot.com, .altervista.org, etc). Anche quando acquistano un dominio senza questo tipo di estensione, presentano spesso nomi che in qualche modo somigliano ai principali quotidiani nazionali oppure evocano cause relativamente giuste ("informare per resistere", "l'onesto", "piove governo ladro", giusto per dirne alcune).
  • Molto spesso le bufale sono notizie che hanno del clamoroso: prima di condividerle, e quindi contribuire alla diffusione di balle, è bene accertarsi cercando riscontri sui principali quotidiani. Se muore un cantante famoso, possibile che non ne parli nessun giornale nazionale?
  • Controllare la data: alcuni imbonitori virtuali ciclicamente rilanciano falsità diffuse in passato. Tutti i siti web o quasi indicano la data di pubblicazione: se una notizia (o non notizia) è vecchia di anni, la sua attendibilità cala.
  • Fermarsi 10 secondi a riflettere: è il consiglio più scontato ma necessario ed essenziale. Può mai un politico dire pubblicamente roba del tipo "Gli italiani non vogliono lavorare" o "Con 1000 euro al mese si vive benissimo"? Anche il peggior comunicatore di questo mondo, decidendo di estinguersi definitivamente dalla scena, non cadrebbe così in basso da un punto di vista della strategia.

Un ultimo appunto, non meno importante: coloro i quali diffondono "non-notizie" guadagnano dagli accessi ai loro portali. L'informazione è una cosa seria e noi, tra mille sacrifici, cerchiamo di trasformarla in un lavoro. La vostra condivisione, un vostro click, può generare ricchezza per chi distrugge una professione seria e viene remunerato per non informarvi: pensate anche a questo prima di mettere le ali alle bufale.

Fonte: Il Vescovado

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