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Inserito da (redazionelda), giovedì 25 aprile 2019 11:17:19
di Antonio Schiavo
Ananke, così gli antichi greci definivano il Destino. Non era un dio, ma un entità suprema, superiore a qualsiasi dio.
Anche a Cronos, il Tempo. Il Destino era padrone del tempo: pantòn pater estì, dicevano e cioè padre di tutte le cose.
Forse per gli antichi greci sarebbe stato più agevole comprendere rispetto a noi credenti, o presunti tali, quanto è successo ieri mattina al povero Nicola.
Si sarà svegliato come tutti i giorni, avrà dato un bacio alla piccola, avrà avuto programmi, aspettative, speranze.
Avrà riposto il vestito rosso e oro dei portatori del Patrono e la camicia bianca stirata dopo essersi caricato ancora una volta sulle spalle , appena pochi giorni prima, l'Addolorata.
Un caffè, un saluto fugace e via al lavoro. Come sempre, come da una vita fin da adolescente.
Lo aspettava Ananke: Nicola sarebbe potuto arrivare un minuto più tardi, avrebbe potuto dirigere i lavori un metro più in là. Ma chi governa il tempo e le cose aveva già disposto tutto,
Noi non siamo filosofi, né teologi e tutto ciò ci pare assurdo, incomprensibile. Si affastellano nella mente domande che rimangono senza esito o, forse, si traducono in risposte che non consolano, che ci consegnano altri dubbi, al limite della ribellione o della bestemmia.
"Come può un Dio, un santo Patrono, una Vergine Santissima permettere questo?".
I più cinici risponderanno materialisticamente che incidenti sul lavoro sono all'ordine del giorno, quasi fossero parte del gioco, che ogni regola di sicurezza nei cantieri può sempre essere stravolta dall'accidente, dal fortuito, dall'imprevedibile e imponderabile.
Ma a tutti noi questa opinione non basta , troppo semplicistica. Assomiglia tanto alle risposte che vengono fornite ai genitori difronte alla malattia incurabile di un bambino (....la statistica dice che....) ad un poveraccio che viene investito all'alba mentre si reca al lavoro da un pirata della strada drogato o ubriaco, ad una donna incinta che muore su un barcone.
A noi tutto questo non basta; come sembra essere soltanto retorica l'affermazione che i disegni del nostro Dio sono imperscrutabili , un'affermazione forse buona per un'omelia consolatoria e nulla più.
Io non sono un filosofo, un teologo, sono solo una persona che davanti a simili tragedie tenta di avviarsi nel percorso accidentato, pieno di insidie verso una verità soddisfacente per il nostro misero intelletto. Forse perchè nella mia sacca da viaggio ho una fede troppo debole e timida ,incapace di tramutare tali domande in grani di un rosario che diventi strumento per sorreggere gli uomini dinnanzi a quello che sembra l'abisso più profondo.
Fonte: Il Vescovado
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