Di Francesco Criscuolo*

Il tempo, che inesorabilmente trascorre, può offuscare o addirittura cancellare i segni delle variegate attività umane, ma può anche confermarne la reale entità e l'indiscutibile valore, dando la misura della solidità di una passione e di un impegno ben indirizzati verso traguardi sempre più avanzati.

Ne è una riprova palpabile, come poche altre, la parabola umana e professionale di Francesco Nuschese, che, come germoglio aperto da un piccolo solco, è cresciuta con gli anni fino a dare frutti abbondanti per sé e per gli altri.

Non senza motivo, venerdì 10 novembre u.s., ha avuto modo di festeggiare, nel clima di un caloroso affetto tributatogli da numerosi rappresentanti della "affluent society" americana e da tanti amici anche italiani, giunti per l'occasione a Washington D.C., il venticinquesimo anniversario dell'operatività del locale più accorsato della capitale americana, vale a dire del bar ristorante "Cafe Milano", da lui inaugurato nel lontano 1992.

Si tratta di un'importante tappa del lungo e difficile cammino intrapreso negli anni '70 del secolo scorso.

Proprio negli anni del post-sessantotto, di fronte a una comunità nazionale e locale incerta, smarrita e tesa ad interrogarsi sulla propria identità, Franco, poco più che adolescente, si lascia alle spalle le comode sicurezze della famiglia e dell'ambiente umanamente gratificante di Minori, suo paese natio, e sceglie con libera decisione e ferma risolutezza di recarsi in Inghilterra.

Qui la sua indole fortemente volitiva viene plasmata ed esaltata dall'apprendimento attento e dalla sperimentazione sul campo di cognizioni inerenti alla professionalità dell'arte ricettiva, praticata specificamente nel ramo della ristorazione.

Ben presto, però, la volontà di valorizzare e di porre a frutto un innato talento imprenditoriale lo porta a varcare l'oceano per raggiungere la mondanità strabordante e le luci scintillanti di Las Vegas, ove gestisce, con indubitabili capacità organizzative e direttive, una catena di ristoranti.

Mai pago dei risultati raggiunti, non rimane come un Penteo a terra, ma utilizza la sua fervida creatività lavorativa, congiunta a una profittevole azione economica e a spiccate qualità relazionali, in investimenti produttivi di sempre più elevato spessore, trasferendosi, appena ventottenne, a Washington e instaurandovi vari insediamenti di tipo turistico-ricettivo, la cui punta di diamante è, per l'appunto, il ristorante "Cafe Milano", frequentato per lo più da autorevoli esponenti del mondo dell'industria e della finanza, del giornalismo e dello sport, dello spettacolo e dei mass-media, nonché da personaggi politici di alto rango, tra cui gli inquilini della Casa Bianca succedutisi negli ultimi due decenni.

Con un dinamismo senza tregua si è lanciato, lo scorso anno, in un'analoga impresa anche ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi Uniti.

Grazie a una sicura affidabilità in termini di esperienza e competenza manageriale, è stato incaricato, in occasione dei vari viaggi all'estero del Papa Benedetto XVI e di Papa Francesco, di assumere funzioni di dirigente (chief executive officer) dello staff degli accompagnatori pontifici.

Ha, così, messo in atto uno spirito di iniziativa di ampio respiro, ma anche di profilo globale, in quanto, proiettandosi dagli angusti orizzonti minoresi nei più vasti spazi europei, americani e asiatici, non ha praticamente conosciuto confini o delimitazioni.

Ciò è tanto più vero se solo si pone mente al fatto che non pochi dei suoi interventi sono stati diretti anche a sanare situazioni di disagio sociale e di povertà in varie parti del mondo.

La sua vicenda, certamente interessante e ragguardevole, in cui il fantastico si innerva nel reale, trova una scaturigine precipua sulle doti di coraggio, di audacia, di ferrea tenacia, di determinazione, di lungimiranza, che lo collocano, a seguito di apposito riconoscimento ufficiale della Segreteria di Stato americana, tra i cittadini italo-americani più influenti e ammirati.

Assume, in proposito, un rilievo pregnante il monito dantesco, in base al quale "... seggendo in piuma / in fama non si vien né sotto coltre; / sanza la qual chi sua vita consuma, / cotal vestigio in terra di sì lascia / qual fummo in aere, ed in acqua la schiuma." (Inf. XXIV, vs 47 - 51)

Franco Nuschese, che ha peraltro conservato un costante habitus di umiltà, non è soltanto un bravo ristoratore né un abile manager, proprio perché ha fatto dello slancio ideale una leva imprescindibile di crescita e tutti i suoi atti recano l'inconfondibile cifra di una prodigiosa intelligenza coniugata con una non comune cultura di impresa, una considerevole tensione morale e un'ansia divorante di progresso e di superamento di posizioni acquisite.

Minori gli deve tanto e per i minoresi, nonché per tutti i cittadini della costiera amalfitana, è una "obligatio naturalis" esprimere una viva riconoscenza, accompagnata dall'augurio che per lui si aprano ulteriori percorsi volti a finalità sempre più proficue e a mete sempre più alte.

*docente, già preside del Liceo "Ercolano Marini" di Amalfi