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Tu sei qui: AttualitàL'amore ai tempi del coronavirus nelle poesie di Sabrina Sica

Attualità

Sei una cosa che non so raccontare

L'amore ai tempi del coronavirus nelle poesie di Sabrina Sica

La struggente e fresca raccolta di poesie, intrisa di emozioni vere e sincere, che immortala 'quaranta giorni da raccontare'

Inserito da (redazionelda), giovedì 11 giugno 2020 16:21:40

di Novella Nicodemi

C'era una volta la quotidianità cui eravamo abituati: automatismi, gesti, azioni, incontri, appuntamenti, corse. In una parola, la vita. Poi, all'improvviso, il buio. Taglio netto, dolorosissimo, con il prima.

Per riappropriarsi della storia, individuale e collettiva, che si è drammaticamente interrotta, la giornalista salernitana Sabrina Sica ne scrive un' altra, presa da una prepotente ‘smania di poesia' che è appannaggio di chi scrive perché ‘non sa fare altro' per sentirsi realmente vivo. Ed ecco magicamente venire alla luce quasi il copione di un film che l'autrice interpreta da protagonista durante l'incubo della quarantena, scenario all'interno del quale è nato questo suggestivo e carismatico lavoro, che definirei, con parole dell'autrice, la 'moviola di un'emozione'.

Per quante piazze sono restate vuote per il lockdown, altrettante stanze dell'anima si sono svuotate nella trepidante attesa che nuove parole vi si affollassero, smarrite e disorientate. Parole che nel libro di Sabrina Sica Sei una cosa che non so raccontare (Dueinfo edizioni) hanno trovato un' eco vibrante e palpitante, sono diventate materia viva, slatentizzandosi come in una rinascita semantica che ha accompagnato, faticosamente, il nostro ritorno alla vita.

Ogni poesia reca, oltre all'indicazione cronologica puntuale del giorno di composizione a partire dall'11 marzo, il numero progressivo del giorno di quarantena preceduto dal simbolo del cancelletto e seguito dal trattino basso, quasi a incarnare visivamente certe ipnotizzanti icone che ci hanno ossessionato: il legame inedito creatosi durante la pandemia tra l'humanitas e le fredde modalità tecnologiche alle quali abbiamo affidato anche la comunicazione delle emozioni più profonde.

Su una tastiera, sul web, su una piattaforma, si è consumato il viaggio di un ‘disordine di parole', a rincorrere un' abbraccio mancato'. E anche le poesie di Sabrina si rincorrono tra i muri grigi della prigionia da Covid per dipanarsi, stropicciate e nostalgiche, in un racconto di chi confessa, antifrasticamente, di non saper raccontare. Eppure il centro propulsore di questo libro è proprio l'amore per quella parola che può disegnare un mondo altrettanto reale, straordinariamente speculare rispetto a quello esterno che ci è stato strappato con violenza. Un mondo interiore strabordante di ricordi e attese, racchiuso in una ‘casa piena di spigoli e compromessi', desideroso di affacciarsi a un davanzale che segna il limen tra il dentro e il fuori.

Un fuori che seduce e abbaglia, da cui provengono canzoni, rumore di pioggia, soffi di vento, in cui il ‘cielo si confonde con l'acqua', in un ‘giorno parallelo'. Ma anche un fuori che inganna, come evoca l'affascinante immagine ossimorica dei ‘prigionieri liberi' o quella affilata e dolcissima dell'amore ‘bugiardo e vero'. Una dimensione esistenziale che appare senza via d'uscita ma che può trovare solo nell'amore il faro nella tempesta. Perché ‘nessuno si salva da solo'.

‘L'amore è la forza di non smarrirsi nel dolore'. Nelle potenti immagini sinestetiche di cui è costellato l'universo poetico di Sabrina, colpisce dritto al cuore quel ‘tremare di luce e calore' nel tentativo eroico di costruire l'eterno mentre ‘soffia piano questo tempo lento'. L'autrice si muove tra embelmi di speranza e conforto quali il caffè, la musica, i fiori, una fotografia, i cereali glassati e, di contro, mancanze che ‘rimbombano' ingigantite da sentimenti strazianti come la nostalgia, la paura, l'ansia. Ma anche il silenzio ci colora, e la bellezza è l'antidoto. Perché ‘con poche parole puoi raccontare il mondo' e questo splendido lavoro poetico ne è la testimonianza più viva e tangibile.

In una continua dialettica contemporanea tra poetica della parola e poetica delle cose, la poesia di Sabrina Sica si insinua tra le pieghe dell'anima sofferente a ricordarle che la vita è un equilibrio delicato tra nuvole e Inferno. Lo sa bene Ulisse, fermo in un tempo senza tempo. Ma noi no, lo avevamo dimenticato. E davamo tutto per scontato. Bisogna ‘essere per amare' e per tornare a provare quel senso meraviglioso di libertà che solo l'amore ci può dare. L'immenso di cui siamo stati privati ce lo restituirà un paio di occhi, unico specchio nel quale possiamo rintanarci e ritrovarci.

Sembra paradossale, ma è come se, nel periodo del lockdown, fosse mancato il tempo per pensare. Sì, quel Tempo che ha scandito giorni assimilati a livelli di un videogioco da sbloccare: uguali, pesanti e surreali. E la pazzia dietro l'angolo, in un silenzio assordante che ha avvolto le ore sprecate alla ricerca di un motivo per continuare a sperare. Dopo ‘gireremo il mondo con in tasca un po' di questa disperazione', preconizza Sabrina Sica. Ed è quello che tutti noi stiamo facendo ora, con un peso sulle spalle e nell'anima che però non ha intaccato la voglia di ricominciare a vivere e ad amare. ‘L'amore per affrontare ogni cosa, meraviglia preziosa': questo il filo conduttore della struggente e fresca raccolta, intrisa di emozioni vere e sincere, che immortala 'quaranta giorni da raccontare'.

Fonte: Il Vescovado

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