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La strage dei limoni, ecco perchè

Inserito da (redazionelda), sabato 29 luglio 2017 17:28:05

di Salvatore Sorrentino*

No; a mio avviso, non è stato il caldo torrido e interminabile di questa estate.

La causa principale, se non l'unica, è un'altra: è la mancanza di strade, che dovrebbero accedere ai nostri limoneti.

Oggi, quel che danno, in termini di reddito, i limoni, non è più sufficiente per il mantenimento della famiglia di un contadino, di un limonicoltore, nelle condizioni di una volta.

E i nostri politici, questi spesso troppo vituperati politici, ci hanno pensato per tempo.

Nei primi anni settanta del secolo passato, infatti, l'assessore all'agricoltura della Regione Campania, il salernitano avvocato Michele Pinto, poi divenuto Senatore della Repubblica, fece varare una Legge che obbligava, dicoobbligava, i comuni a prevedere, nei loro Piani Regolatori, strade interpoderali, che servissero tutti i terreni agricoli della regione e, in particolare, i nostri limoneti.

Successivamente, anche il famigerato P.U.T., che tutti spesso malediciamo, prevedeva, anzi obbligava anch'esso a prevedere, nei Piani Regolatori Comunali, la realizzazione di strade interpoderali, di larghezza limitata sì, ma fattibili, e obbligatorie.

E, alla fine degli anni settanta, un po' pure per l'intervento mio, nella qualità di sindaco di Ravello, e dell'avvocato Peppino Della Pietra, che Dio l'abbia in gloria, Sindaco pro tempore di Maiori, sul nostro comune amico on. Ciriaco De Mita, all'epoca Ministro per gli Interventi Straordinari nel Mezzogiorno, la Costiera amalfitana e sorrentina fu inclusa nel famoso Progetto Speciale 11, a favore della limonicoltura nel mezzogiorno.

Non a caso, il primo Piano Regolatore del nostro comune, approvato, all'unanimità, nell'ultima seduta del Consiglio Comunale del quinquennio '75 - '80, prevedeva due belle e lunghe strade interpoderali: una che, partendo da S. Cosma, passando per Torello, Casa Rossa e Traversa, arrivasse fino alla località Pendola (Sambuco); l'altra che, partendo dalla cosiddetta Curva di Sant'Aniello, passando per Via Bonito, per Marmorata alta, la località Santa Croce e Via Zia Marta, raggiungesse la zona detta Inglesina ('a Nglesina) , in fondo a Via della Rotonda, a confine con Villamena del Comune di Minori.

E non a caso, i primi finanziamenti (anche i più consistenti, oltre sette miliardi di lire, che allora non erano noccioline) furono quelli delle nostre due strade e quello di un "Acquedotto per l'irrigazione dei limoneti di Ravello e Minori".

I limoneti si ripresero e si moltiplicarono; le nostre macerine, cadute nel corso dei secoli, si ricostruirono; le famiglie dei nostri limonicoltori rientrarono a tempo pieno nei terreni e nelle loro case rurali, ristrutturandole e ammodernandole.

Purtroppo, per una serie di congiunture, le strade non sono strade realizzate nella loro intierezza e l'acquedotto di irrigazione non è nemmeno partito: i limoneti sono diventati passivi dal punto di vista del reddito e sono stati, di conseguenza e in massima parte, abbandonati.

Si dice che "senza soldi, nun se cantano messe". E io vi dico che "senza strade, non si puo' vivere nei terreni". E, per conseguenza, sono destinati a morire i bei limoneti di tutta la Costiera, amalfitana e sorrentina; è condannato a morte il nostro bello, profumato, unico, Sfusato Amalfitano.

Perché tutto questo? È disaffezione? È mancanza di aiuti? È disinteresse da parte dei politici regionali e nazionali?

Non è mia abitudine tediare le lettrici e i lettori con lunghi papielli, che stancano a leggerli. Ne farò oggetto di un mio prossimo scritto.

* già sindaco di Ravello

Fonte: Il Vescovado

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