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Maiori, anche Palazzo Mezzacapo candidato alla campagna 'Italia viaggia nella bellezza'

Inserito da (ilvescovado), martedì 17 maggio 2016 14:43:43

Dopo il Convento di San Domenico, Maiori candida anche il Palazzo Mezzacapo, sede istituzionale del Municipio, all'iniziativa "Italia viaggia nella bellezza" del Governo per salvare, con una mail (bellezza@governo.it), i luoghi culturali italiani per cui sono stanziati 150 milioni di euro.

L'edificio del Corso Reginna è un complesso articolato su due piani con un ricco parco acquatico accanto. La sua configurazione attuale risale al XVIII secolo quando alcuni esponenti del nobile casato furono ammessi all'Ordine dei Cavalieri di Malta. Il parco, composto da vegetazione e vasche con acqua limpida, restituisce una pianta a croce decussata propria dell'Ordine Gerosolimitano. Una delle prime testimonianze è fornita da un illustre viaggiatore settecentesco, Lord Henry Swinburne, il quale nell'Autunno del 1777 percorrendo a piedi la costiera da Salerno discese verso Maiori. Qui descrive: Fui ammesso in un giardino appartenente ad un signore adesso in viaggio che io ammirai con gran piacere per quanto esso era adornato in uno stile felicemente adatto alla posizione e al clima. Il palazzo è pulito e arieggiato e i giardini sono tagliati da canali di acqua limpida, ciascuno dei quali crea forti corsi di acqua tra ricchi e profumati giardinetti oppure di cascate attraverso grotte di conchiglie lavorate e ombreggiati pergolati (H. Swinburne, II, 1786, p. 147).

La vera sorpresa si incontra quando si entra nel salone di rappresentanza al piano nobile, il cui apparato decorativo non è riconducibile alla cultura dell'Arcadia del XVIII secolo inoltrato. Si tratta di qualcosa di assolutamente unico, e non solo in tutta la Costa d'Amalfi. Era consuetudine delle facoltose famiglie napoletane decorare i propri palazzi con apparati di pitture murali a soggetto mitologico. Esperti in questo tipo di decorazioni furono Paolo De Matteis ed il romano Giacomo Del Po, ma anche collaboratori di Francesco Solimena. Fra gli esempi ricordati dal biografo settecentesco c'era quella per il palazzo del Principe Sonnino, di cui si cita l'alta qualità di Giacomo del Po. Nella decorazione del soffitto di Palazzo Mezzacapo è esclusiva la dimensione di una astrazione mitologica all'interno di un significato sottinteso, mentre sulle sovrapporte sono dipinti episodi della Gerusalemme liberata. L'insieme conduce direttamente ad una realizzazione di cultura dell'Arcadia. Partendo dalla base del dipinto sui quattro angoli sono raffigurate altrettante divinità maschili sedute, riconoscibili attraverso gli attributi identificativi. Si tratta di due anziani 2 seminudi rappresentanti Nettuno con un tridente in mano e Zeus con l'aquila ai piedi ed un fascio di saette in mano, mentre gli altri due sono Mercurio, anch'egli seminudo con le ali ai piedi, il berretto alato ed il caduceo in mano, e Marte riconoscibile dall'armatura con elmo, lancia e scudo con il sole a forma di testa umana. La loro rappresentazione, soprattutto nei nudi virili, indica uno studio dell'anatomia del corpo maschile e le sue espressioni nelle dimensioni scorciate, che per certi versi ricordano alcuni degli Ignudi di Michelangelo. Sulle pareti lunghe sono dipinti quattro medaglioni a grisaille con i temi più significativi riconducibili agli amori impossibili o infelici. I miti raffigurati sono: Endimione e Selene- Diana, Apollo e Dafne, Vulcano e Venere con Cupido, Ratto di Orizia da parte di Borea. L'ampia calotta ovale presenta uno sfondato illusionistico molteplice e distribuito per diagonali e per registri orizzontali. In quello superiore, alla sommità, in una luce dorata è raffigurato Apollo, il dio del sole, seminudo e seduto sulle nuvole, riconoscibile dalla lira che impugna. Egli rivolge il comando ad Aurora di muovere il carro della luce dell'alba. Sul lato opposto è raffigurata una donna defilata, prefigurando la notte che cede il posto al giorno ed alla sua luce. Nel registro centrale si trova una donna al centro ai cui lati sono raffigurati due atletici giovani nudi. Il primo, appoggiato su una nuvola scura, regge una grossa otre da cui fa scorrere copiosa acqua. Sull'altro lato, un secondo giovane atletico regge in mano un uccello con la coda in fiamme, mentre accanto c'è una donna che regge un vaso di metallo pieno di fuoco. L'enigmatica rappresentazione si completa con altre due figure allegoriche nella parte inferiore del dipinto. In basso viene raffigurata una donna con copiosi frutti, mentre una seconda donna con accanto un pavone raffigurerebbe Giunone. Si tratta di una raffigurazione stagionale o dei quattro elementi. La rappresentazione del tema dell'Amore in contesto moraleggiante e favolistico ha uno sviluppo nelle decorazioni della sovrapporta di accesso al salone e delle due specchiere laterali, dove sono raffigurati altrettanti episodi della Gerusalemme Liberata. Al centro è ben riconoscibile la scena di Olindo e Sofronia liberati da Clorinda (canto II, 14-36) mentre sulle specchiere laterali si individuano, a sinistra, Il riposo di Erminia alle rive del Giordano ( VII, 1-5), e a destra Clorinda difesa da Tancredi nella battaglia di Gerusalemme ( III ). La selezione dei tre episodi da dipingere non è certo occasionale. Dalla loro astrazione emerge non solo il tema dell'amore inconfessato, timido e romanticamente drammatico, ma soprattutto il protagonismo delle donne nel loro eroismo e nel loro slancio generoso. La scelta di inserire tre episodi della Gerusalemme Liberata accentua la dimensione arcadica della cultura dell'epoca, collegandosi con la restante decorazione di stampo mitologico-allegorico del salone. Tale caratteristica trova una continuità anche in altri ambienti dello stesso palazzo, dove si trovano alcuni riquadri murali, anch'essi con soggetti mitologici. In essi sono raffigurati le Nozze di Bacco e Arianna, Flora e Zefiro, Disperazione di Orfeo per la morte di Euridice, ed Ercole ed Onfale.

Oltre ai riquadri murali, negli altri ambienti, sono nascosti analoghi cicli di pittura, coperti da tinteggiature murali, che bisognerebbe riportare alla luce con un progetto di restauro finanziato dalla campagna "Italia viaggia nella bellezza".

Fonte: Il Vescovado

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