Tu sei qui: AttualitàParlare chiaro
Inserito da (redazionelda), lunedì 27 aprile 2020 11:50:25
di Antonio Schiavo
Il parlar chiaro è fatto per gli amici, dice un vecchio proverbio. Appunto.
Alzi la mano chi ha capito qualcosa del discorso di ieri sera del nostro sempre azzimato Presidente del Consiglio (a proposito ma chi gli sistema la capigliatura se i barbieri sono chiusi?). Nel mio caso, forse complice l'età e la quarantena che sta avendo effetti devastanti sui pochi neuroni ancora attivi, ho fatto una enorme fatica a distinguere, salvo pochi e marginali passaggi, in cosa si differenzi la fase 2 dalla fase 1.
Dopo un interminabile peana di ringraziamenti a destra e a manca il nostro Premier ha o almeno avrebbe dovuto dirci cosa possiamo fare dal 4 maggio e cosa no.
Pare che le innumerevoli task force tra cui quella del solito Colao, buono per tutte le stagioni e che pare abbia trascorso più tempo a trovare manleve per evitare problemi giudiziari conseguenti alle loro proposte (ma quali?), hanno partorito il tradizionale topolino.
Vista l'estrema cautela e circospezione delle indicazioni date, sarebbero stati buoni a pensarle anche gli alunni di una quinta elementare. Pure di quelle scuole che non hanno fruito (ahiloro!) della panacea delle lezioni on line.
Qualche esempio: si può andare a trovare i parenti, però, ipse dixit, senza organizzare party. Ma che c...o vuol dire? Figli che vanno dai genitori, nipoti che vogliono stare un po' coi nonni e mangiare con loro, possono farlo senza correre il pericolo di essere multati alla stregua di chi commissiona un catering e ingaggia una band per balli di gruppo domestici?
Ci si può muovere all'interno della stessa regione ma solo per comprovati motivi. E cosa cambia rispetto ad ora? L'autodichiarazione si usa o non si usa? Pare (pare) che sia meglio viaggiare con la propria auto anche con un'altra persona per evitare affollamenti sui mezzi pubblici. E come si fa, a meno che tu non abbia una limousine, ad osservare il distanziamento sociale?
Puoi giocare a tennis ma non devi usare lo spogliatoio: quindi dopo una intensa oretta di gioco, non puoi fare la doccia e sei non solo puzzolente ma soprattutto bello sudato. Non prenderai il coronavirus mentre torni a casa tua (che notoriamente non possiede un campo da tennis) e ti becchi una bronchite che ha gli stessi sintomi del maledetto Covid 19 e quindi dovresti farti il tampone ma non te lo fanno e quindi ti autoisoli aspettando che l'app "Immuni" funzioni o ti facciano i test sierologici che, secondo gli scienziati, lasciano il tempo che trovano.
Già: gli scienziati! Fermo restando che ce ne sono di seri e impegnati h 24, quegli altri che, durante le tante comparsate televisive, hanno passato più tempo a litigare fra loro, l'uno mortificando il lavoro dell'altro, sono arrivati a qualche conclusione univoca? O continueranno a contraddire la sera quanto hanno affermato apoditticamente la mattina?
Si dirà: il virus è del tutto nuovo e sconosciuto, i cinesi ci hanno messo del loro a darne informativa (almeno due mesi di ritardo), ma: le mascherine servono o non servono? E, se sì, quali? A patto di trovarne qualcuna utile a te e al prossimo perché ci sarà il ragioniere di turno che ritarda le consegne alle farmacie perché ci mette una vita a fare l'analisi dei costi.
Se un povero cristo si è ammalato, quando guarisce è immune o no? Se hai 37,5 di temperatura devi chiamare il medico o ti prendi la comune tachipirina?
Non mi addentro, perché incompetente, su tutte le questioni fortemente ingarbugliate in merito alle lentezze nell'erogazione dei bonus per non parlare della cassa integrazione, per tacere di quando sarà attivo il recovery bond che di concreto per ora ha solo il nome altisonante ma nessuno sa se ci costerà interessi o sarà a fondo perduto né quanti soldi arriveranno nelle casse delle imprese ridotte sul lastrico e, tanto meno, nelle tasche dei cittadini che sono rimasti senza lavoro.
L'Italia non ha bisogno di serenate sui balconi con la mano sul cuore, di slogan mielosi e retorici, di tante task force magari guidate da uno che ha evidentemente schifato il nostro Paese andandosene ad abitare a Londra. L'Italia ha bisogno di verità. Anche dure da ingoiare, anche amare.
Dire la verità è compito dei sapienti autentici, i soli che possano indirizzare e guidare le decisioni di chi deve prenderle. Questi ultimi siano in pochi, non pletore. Meglio uno solo.
Perché, come diceva il grande Galieo Galilei "La verità scientifica non si decide a maggioranza". O, diciamo noi, peggio ancora con un voto di fiducia in Parlamento.
Fonte: Il Vescovado
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