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Ravello-Costa d’Amalfi Capitale della Cultura: aggiungi un posto al ...tavolo

Inserito da (redazionelda), sabato 19 agosto 2017 11:40:48

di Antonio Schiavo

Questo giornale e chi scrive stanno seguendo con estrema attenzione, interesse e partecipazione, l'iter propedeutico alla presentazione del dossier di candidatura di Ravello e della Costiera a capitale italiana della Cultura 2020.

La premessa è d'obbligo per evitare malintesi su alcune considerazioni che ci permettiamo di sottoporre all'attenzione dei lettori.

In attesa di conoscere qualche elemento più circostanziato sul progetto complessivo e sui relativi costi (al momento sono stati enunciati in maniera piuttosto generica, per motivi - dicono - strategici solo i perimetri di massima) quello che colpisce, in positivo, è l'auspicio di un'azione concorde e condivisa di tutti i comuni della Costa d'Amalfi verso un obiettivo di così alto profilo.

Non entriamo nella querelle pur meritevole di un approfondimento sulla opportunità o sul valore di questa candidatura che, secondo alcuni autorevoli esponenti della cultura nazionale (citiamo, ad esempio, Vittorio Sgarbi) nulla aggiungerebbe al prestigio e alle specificità intrinseche e universalmente già riconosciute dei nostri luoghi.

Né su quelle relative alle ragioni, forse più legate alla ricerca di forti sponde nell'area di governo che hanno fatto propendere per un inserimento - a detta di molti osservatori neutrali - un po' surrettizio di Agerola fra i comuni coinvolti nell'impresa o sugli scenari di base non proprio favorevoli, soprattutto riferiti a problemi irrisolti legati alla viabilità, alla sostenibilità e alla sanità.

Le proposte e le soluzioni su questi aspetti, con molta probabilità, come dicevamo, saranno vagliate e rese note nelle pagine del piano finale su cui sta lavorando alacremente - secondo quanto appreso durante la cerimonia di presentazione del logo - l'apposito tavolo tecnico.

A nostro avviso il vero valore aggiunto finora emerso dovrebbe essere l'azione sinergica, coordinata e modulata, per tempi e metodi, non solo dei comuni ma anche di tutte le istituzioni culturali, gli enti di promozione turistica, gli operatori economici presenti sul territorio, e tutte le altre risorse sensibili sull'argomento.

Ciò, tra l'altro, sia consentito, riprende un'ipotesi, all'epoca solo di studio, lanciata da chi scrive nel lontano 1981 che oggi troverebbe piena attuazione. Di questo non si può che dar merito a chi metabolizzandola ed elaborandola, trova oggi il modo di renderla concreta e fattibile.

Quello che stupisce, però, è apprendere dell'estromissione immotivata (almeno finora) dal tavolo tecnico su citato di una delle istituzioni più prestigiose in campo culturale come Il Centro Universitario Europeo, peraltro - come asserito dal presidente Andria - primo ideatore e promotore del progetto.

La cosa appare di estrema gravità e sembra configurarsi come un passo falso in una strada già di per sé impervia e, pur senza fare dietrologia, lascerebbe trasparire ragioni che da qualunque angolazione le si voglia osservare, risulterebbero difficili da sostenere.

Semplice dimenticanza? Troppo accorti e navigati sono gli attori in scena per farcelo pensare.

Conflitti di competenza, o peggio, difficoltà (per usare un eufemismo) di fattiva collaborazione in un campo dov'è importante primeggiare?

Non sarebbe un buon viatico in una tenzone che si preannuncia campale visti i competitors con cui confrontarsi e il risultato da traguardare.

Quello che però ci sentiamo di dire è che sarebbe una iattura imperdonabile se un lavoro intenso verso un risultato così sfidante e straordinario possa essere messo subito in crisi da inopportuna supponenza o scarsa lungimiranza.

Il Comune di Ravello, owner di progetto, avrà pertanto l'arduo compito di evitare che quanto stigmatizzato dal senatore Andria possa compromettere sul nascere l'encomiabile sforzo di far remare tutti nella direzione di un orizzonte eccezionale che altrimenti diventa irraggiungibile.

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Fonte: Il Vescovado

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