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L'inchiesta de Il Vescovado

‘Soldi Pubblici’, il portale della ‘trasparenza’ con molte ombre

Dopo l’annuncio di Renzi è nato il portale che avrebbe dovuto semplificare il controllo dei cittadini: restano molte perplessità sulle voci di spesa

Inserito da (redazionelda), venerdì 16 gennaio 2015 09:23:38

«Chiunque potrà verificare centimetro dopo centimetro» la spesa pubblica di Stato, Regioni ed Enti Locali: almeno questo fu l'annuncio televisivo del Premier Matteo Renzi quando presentò il portale Soldipubblici.gov.it. L'idea, in linea di principio sacrosanta, era quella di mettere in rete i dati relativi a come vengono spesi i soldi dei contribuenti, sulla falsariga di quanto già fatto in Gran Bretagna dal governo di Cameron.

Incuriositi, nei giorni scorsi abbiamo fatto una serie di ricerche per realizzare un'inchiesta in più puntate, cominciando dal costo della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti nei vari comuni della Costiera Amalfitana. Si tratta di una delle voci di spesa generalmente più elevate e di un servizio la cui efficienza è piuttosto tangibile nella vita quotidiana dei cittadini. E' bastato poco, però, affinchè realizzassimo che i conti non tornano: cercando nella maniera più "ingenua" possibile - se la cosa è dichiaratamente accessibile a tutti non può poi scadere in tecnicismi - vengono fuori una serie di dati di dubbia provenienza che, in ogni caso, pubblichiamo di seguito vista l'ufficialità della fonte.

Per ogni comune, infatti, digitando semplicemente "rifiuti" vengono fuori due voci a cui sono associati i codici SIOPE (acronimo di "sistema operativo delle operazioni degli enti pubblici"). Una di esse prende il nome di "contratti di servizio per smaltimento rifiuti" mentre l'altra è rubricata "contratti di servizio per trasporti", una voce che secondo il sito Codicisiope.it comprende «Spese per contratti di servizio di trasporto. I contratti di servizio sono contratti di tipo regolamentare, relativi a servizi pubblici erogati direttamente alla cittadinanza (ad esempio: trasporti, luce, acqua, gas, smaltimento rifiuti, ecc.), acquisiti dall'ente sul mercato», quindi non soltanto le spese per il servizio in esame.

Se sul sito, invece, si scrive in maniera ancor più elementare "spazzatura", compare solamente l'indicazione relativa ai contratti di servizio per smaltimento rifiuti.

Già a questo punto ci sarebbe molto da dire: se il governo ha promesso trasparenza, è necessario che il servizio sia quanto più semplice possibile per dare la possibilità a tutti di conoscere i dettagli. Se vi state chiedendo il perché di questa osservazione, state per scoprirlo con i numeri che pubblichiamo.

Ad Amalfi lo smaltimento rifiuti nel 2014 è costato nel 477.013,38 euro, a Tramonti invece 457.480,24 euro: partiamo da questi due paesi per evidenziare una discrepanza che ci è parsa piuttosto ampia. Non solo Amalfi ha una popolazione maggiore rispetto a Tramonti ma ha anche esigenze diverse: si pensi, per esempio, al servizio di spazzamento delle strade che Amalfi deve sostenere per tenere pulito soprattutto il centro storico. Ancora, Amalfi ogni anno vede arrivare centinaia di migliaia di visitatori, il che diventa inevitabilmente un costo per smaltire i rifiuti che producono direttamente e indirettamente mediante il soggiorno nelle strutture alberghiere. Il raffronto è ancora più strano se si tiene conto del comune di Positano che ha speso 1.862.502,45 euro o di Ravello, che l'anno scorso ha sborsato 1.108.448,17 euro: come si spiega una differenza così grossa? Se il dato fosse vero, almeno su Amalfi, avrebbe dell'inverosimile in quanto il comune spenderebbe la metà di altre località turistiche di punta con popolazione e territorio più piccolo. Amalfitani campioni di virtuosismo? Può darsi, anche se completando la carrellata di numeri online sul sito del Governo, troviamo gli altri paesi della Costa e le perplessità aumentano. Ecco tutti i dati: Atrani (49.116,66 euro), Minori (687.424,64 euro), Scala (173.184,21 euro), Vietri Sul Mare (729.163,94 euro), Praiano (476.099,36 euro), Furore (175.507,07 euro), Agerola (273.225,82 euro) e Cetara (165.112,76 euro).

Manca all'appello soltanto il comune di Maiori i cui codici di spesa sono assenti dalla tabella. Abbiamo chiesto perché all'assessore all'ambiente Valentino Fiorillo che, telefonicamente, ci ha risposto di ignorare i motivi per cui non siano presenti, essendo la pubblicazione un fatto automatico che prescinde dall'invio delle informazioni da parte dell'Ente. In più ha aggiunto le sue perplessità rispetto ai numeri pubblicati che, limitatamente alla materia trattata, non gli sembrano veritieri. A suo avviso, infatti, il portale non tiene conto dei ristori di cui ogni comune gode in sede di smaltimento di alcune tipologie di rifiuti. Maiori, secondo quanto afferma lo stesso Fiorillo, ha un contratto con la ditta che si occupa del servizio che ammonta a circa 2 milioni di euro. Il che, in qualche modo, contribuisce ad alimentare i dubbi sulla veridicità dei numeri che stiamo esaminando.

A fini statistici, dunque, abbiamo riportato quello che risulta dal sito ufficiale del Governo, pur non mancando di rimanere piuttosto perplessi. Di una cosa siamo certi: se lo scopo era quello di garantire la massima trasparenza, per ora, siamo di fronte all'ennesimo buco nell'acqua dell'Italia che con lo sviluppo del web pare proprio non andare d'accordo.

Un primo chiarimento, a questo punto, possono darcelo gli stessi amministratori locali: Il Vescovado, del resto, punta ad essere uno strumento d'informazione gratuito e fruibile per chiunque. Se non riesce il governo nell'impresa, possiamo provarci noi, nel limite del possibile.

Fonte: Il Vescovado

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