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Spostamento de “La Vela” di Furore, gli eredi dello scultore Mazzella si oppongono

L'idea di spostare la scultura, deteriorata dagli agenti atmosferici, dall'attuale collocazione non va giù agli eredi del compianto scultore Luigi Mazzetta, l’architetto Mariano Marzella, la dottoressa Laura Marzella e la professoressa Rosamaria Raffone.

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), martedì 11 aprile 2023 09:56:42

A Furore si torna a parlare de "La Vela", scultura, donata nel 1985 dall'artista Luigi Mazzella, che sarà restaurata e collocata in una nuova sede.

La Soprintendenza di Salerno ha infatti approvato il progetto di «indispensabile e non più rinviabile» restauro e di nuova collocazione «al riparo dalle intemperie».

Ma l'idea di spostare la scultura, deteriorata dagli agenti atmosferici, dall'attuale collocazione non va giù agli eredi del compianto scultore Luigi Mazzetta, l'architetto Mariano Marzella, la dottoressa Laura Marzella e la professoressa Rosamaria Raffone.

"Esprimiamo tutta la nostra indignazione sia per la decisione di rimuovere detta scultura, sia per come siffatta sedicente rimozione sarebbe avvenuta, sia, infine, per non essere stati neppure informati relativamente a come e quando la stessa sarebbe avvenuta.

L'opera de quo — è bene ribadirlo - fu donata oltre trent'anni or sono nell'ambito del progetto artistico "Furore Paese dipinto" e la sua permanenza nella Piazzetta a cui essa dà il nome (Poggio La Vela) l'ha resa un'icona in cui si identifica il primo paese costiero. Prima del Sindaco Milo nessun soggetto sia pubblico che privato ha inteso mettere in discussione la legittimità di tale installazione e mai avremmo immagino che un Sindaco potesse avere un qualche interesse a ritenerla un problema. Mai, infine, avremmo immaginato che sarebbe stata rimossa nel modo in cui è stata rimossa, per essere ricollocata — non sappiamo come - in un luogo diverso da quello in cui è stata fino ad oggi.

In questo momento, il nostro maggiore cruccio deriva dalle incomprensibili modalità di rimozione dell'opera e il nostro rammarico si unisce a quello di numerosi cittadini e di molti esponenti del mondo della cultura che ci hanno contatto allarmati".

Gli eredi, sottolineano, avevano manifestato in tempo utile "totale e gratuita disponibilità a collaborare al corretto restauro dell'opera, in concerto con gli Uffici comunali e i tecnici incaricati".

Ma "dall'esame della documentazione fotografica ricevuta altro che restauro conservativo, avete posto in essere un'autentica demolizione dell'opera! - proseguono - Come indicato a suo tempo, il restauro si sarebbe potuto e dovuto fare in loco, senza intralciare il completamento dei lavori della piazzetta. La scultura è costituita da lastre in piombo poggiate su un'intelaiatura in ferro che ne costituiva la prima struttura portante e conferiva alle lastre la sua particolare forma artistica. Successivamente, lo scheletro e le lastre sono state riempite di calcestruzzo, diventando un monoblocco compatto e indistruttibile, che ha cristallizzato definitivamente la forma ad onde delle lastre e nei contempo le ha rese resistenti alle azioni del vento; il piombo, infatti, è un materiale duttile, ma è naturalmente impermeabile. Tanto è vero che, come si evince dai video, il calcestruzzo, a distanza di anni, è risultato perfettamente asciutto, compatto e solido e per demolirlo è stato necessario un martello demolitore e due giorni di lavoro!! Per cui la struttura portante dell'opera non era precaria o marcia, né poteva risultare marcia o deteriorata la parte sottostante, come ci pare sia stato asserito nelle dichiarazioni riscontrate, ma tutt'altro!!!

In conclusione, le lastre costituivano la forma dell'opera, il calcestruzzo il suo corpo, l'intelaiatura lo scheletro. Eliminando la parte in cemento ne avete eliminato sua parte essenziale e quasi sicuramente anche lo scheletro.

Se il vero problema fosse stato davvero il rischio di infiltrazioni d'acqua nella sala sottostante e mi esprimo da architetto iscritto regolarmente all'Albo degli Architetti - sarebbe stato sufficiente, per esempio impermeabilizzare il CLS e "trattare" le lastre per ravvivarne l'impermeabilità, oltre che per dare loro nuova luce e solidità. A titolo di mero esempio, avreste potuto procedere con una impermeabilizzazione con Mapelastic, ovvero con utilizzo di rete in fibra di vetro, ambedue prodotti capaci di rendere a costi ridotti invulnerabili all'acqua meteorica sia la parte strutturale dell'opera in CLS che il solaio su cui poggia, eliminando così le lamentate infiltrazioni degli ambienti sottostanti.

Qualora poi la parte di solaio su cui insiste il basamento fosse stata veramente rovinata dal tempo circostanza che fino ad adesso mai è stata documentata al sottoscritto come all'Opposizione! - la rimozione sarebbe dovuta avvenire per l'intero, comunque senza demolire la parte in cemento, la quale - come chiarito — è diventata un tutt'uno con la struttura in ferro e dava forma e consistenza alla scultura costituita da lastre di piombo sagomate e saldate con stagno.

Per questi motivi, confermiamo che la scelta di rimuovere l'opera, anziché essere il preludio del restauro conservativo programmato e autorizzato, è stata una scelta sbagliata da ogni punto di vista e tutto lascia pensare che non sia stata dettata dalla necessità di proseguire i lavori manutenzione della piazza ma piuttosto dal surrettizio scopo di rimuovere definitivamente l'opera da dove si trova.

Così operando, la scultura è stata demolita in magna pars e quindi definitivamente compromessa nella sua integrità e unicità.

Distruggere un bene artistico donato e divenuto icona di un paesaggio è un atto vandalico e a questo punto si rende necessario almeno un risarcimento del diritto di autore leso, e, beninteso, non tanto per il ristoro economico che non ci ripaga e certamente non ce ne restituisce il valore che è anche affettivo, ma perché è l'unico modo che ci resta per difendere il diritto di autore leso e dunque anche il prestigio di nostro padre.

Pertanto, prima di intraprendere ogni ulteriore azione, in qualità di eredi dello scultore Luigi Mazzella, chiediamo con assoluta urgenza, chiarimenti riguardo alle modalità esecutive della programmata rimozione della Scultura de "La Vela" realizzata e donata da nostro padre, ed in particolare, intendiamo conoscere:

- Chi abbia disposto che la rimozione dell'opera dovesse avvenire mediante la demolizione di una sua irreversibile fondamentale parte e cosa sia stato previsto nel progetto di restauro dell'opera;

- Dove sono state condotte le parti non demolite;

Con l'avvertimento che — giusto atto di donazione del 1985- l'opera fu donata a condizione che venisse "installata nella Piazza antistante il Comune di Furore..." e che sarebbe entrata a far parte del "Patrimonio artistico del Comune di Furore" e "spetta al Comune ogni procedura e onere per la installazione permanente in sito, che dovrà essere eseguita a regola d'arte, incluso la futura manutenzione".

Leggi anche:

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Fonte: Il Vescovado

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