Tu sei qui: Attualità Una società più consapevole per salvare il territorio
Inserito da (redazionelda), sabato 28 settembre 2019 12:38:10
Uno dei fattori negativi che condizionano l'ulteriore sviluppo della Costa d'Amalfi è la diffusa inconsapevolezza dei problemi che ci affliggono e dei relativi rimedi possibili.
Una sorta di fatalismo, ma anche una cronica mancanza di informazione caratterizzano il comportamento degli abitanti di questo straordinario territorio,
L'agricoltura, in particolare, sta vivendo una crisi drammatica e impone una presa di coscienza se vogliamo evitare la devastazione del territorio. Incendi boschivi, costoni rocciosi in dissesto progressivo, degrado del paesaggi, sterpizzazione dei terrazzamenti costituiscono una metamorfosi negativa dell'ambiente assolutamente controproducente anche per l'appeal turistico.
Le uniche zone coltivate sono ormai quelle vitate, in omaggio alla teoria della "convenienza", cara a Ferruccio Ferrigni e ribadita nel PdG del Sito UNESCO "Costa d'Amalfi", presentato ieri pomeriggio a Ravello al Centro Universitario per i Beni Culturali nel corso di un'interessante Conferenza.
Per troppi anni abbiamo creduto nel monoteismo del limone ma non ha funzionato, sempre in ragione della scarsa convenienza a coltivarlo, a differenza del vino che consente aggiunte di valore ben più ampie. Facciamo ancora in tempo a riconvertire le colture per avere una remunerazione più incoraggiante e contenere lo spopolamento definitivo delle aree agricole con tutti i danni che questo comporta.
L'agricoltura è del resto sottopagata dappertutto. Pensate: un quintale di grano costa quanto un poiatto di pastasciutta al ristorante, ovvero appena quindici euro!
Abbiamo ancora bisogno dei nostri contadini volanti, veri eroi della resistenza del territorio, capaci di opporsi all'insensata monocultura della globalizzazione. Dobbiamo bloccarne la "fuganza" e incoraggiarne la "restanza", per dirla con Pino Aprile, rimettendo questi problemi al centro del dibattito culturale e politico nazionale e locale.
IL turismo, da solo, non resisterebbe più di tanto, anche se pone in valore la risorsa più preziosa sulla quale possiamo puntare: la diversità e non solo" bio". La ruralità ancora presente sulle nostre colline continua a regalarci le sveglie al canto del gallo e le "albe senza rumore" care a Vincenzo Cardarelli, in uno con identità assai preziosa, da raccontare a quelli che non sanno e non hanno. Tutto quello che "abbiamo solo noi", e non è poco, deve inorgoglirci e incoraggiarci a puntare ad uno sviluppo ulteriore, ma più equo, più solidale, più armonioso. Crederci fino in fondo è il presupposto per potercela fare.
Fonte: Il Vescovado
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