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Cronaca

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Atrani: rigettato ricorso TARI Conservatorio Santa Rosalia, dovrà pagare 15mila euro al Comune più spese di lite

Per la Commissione tributaria, «il ricorso appare caratterizzato da un’evidente genericità e non può pertanto valere a fondare l’auspicata pronuncia, nel senso dell’illegittimità degli atti gravati»

Inserito da (Redazione LdA), giovedì 31 marzo 2022 16:45:45

La Commissione Tributaria Provinciale di Salerno, Sezione IX, con la sentenza dello scorso 22 febbraio, ha rigettato il ricorso del C.d.A. del Conservatorio di Santa Rosalia di Atrani avanzato alla commissione tributaria di Salerno per la tassa sui rifiuti e lo ha condannato al pagamento in favore del Comune di 1500 euro di spese di lite.

Confermando l'atto impugnato, quindi, il Conservatorio, difeso dal legale Assunta Torino, dovrà pagare anche i circa 15mila euro relativi alla tassa sui rifiuti su 40 immobili, di cui almeno 9 per quasi 2000 metri quadrati di superficie utilizzati direttamente, dovuti al Comune.

Il Consiglio di Amministrazione dell'antico Istituto di educazione femminile formato dall'ingegnere Pietro Fico (Responsabile dei Lavori Pubblici del Comune di Amalfi) e dagli avvocati Walter Vecchi e Gabriele Gambardella, contestava la tassa sui rifiuti perché riteneva che gli avvisi di pagamento ricevuti fossero privi di "qualsivoglia identificativo catastale; errati nel civico di riferimento ed errati anche nell'esatta destinazione d'uso", asserendo tra l'altro che alcuni immobili erano "privi di ogni rapporto di somministrazione; talaltri soggetti alla produzione di rifiuti speciali e talaltri ancora al beneficio della riduzione tariffaria al 50%, come per legge". Inoltre, asserivano "l'illegittimità degli atti" del Comune, perché carenti delle motivazioni e quindi violavano l'art. 7 dello Statuto del Contribuente e l'art. 3 della Legge 241/1990.

Il Comune si è costituito in giudizio per il tramite dell'avvocato LuigiSilvestri che, con apposita memoria, ha confutato in maniera analitica i punti sollevati dalla controparte.

Il presidente della Commissione Tributaria, Luigi Barrella, ha smontato punto per punto le doglianze del Conservatorio. Nel primo punto la Commissione Tributaria ha evidenziato che nell'avviso di pagamento TARI 2020 gli immobili accertati sono stati puntualmente evidenziati con tutti gli estremi catastali, con evidenza dell'esatta ubicazione e dimensione.

Nel secondo punto, dove il Conservatorio contestava la "mancata analisi degli utilizzatori e delle diverse tassazioni tributarie a cui sono assoggettati", la Commissione evidenzia che il C.d.A. del Conservatorio non ha mai effettuato la dichiarazione della TARI nonostante fosse obbligato a farlo in previsione della legge 147/2013. Il Comune di Atrani, nell'elaborare le cartelle, aveva tenuto conto dell'elenco immobili per diritto e quote in possesso dell'Agenzia dell'Entrate. Inoltre, i giudici tributari stigmatizzano anche il fatto che il Conservatorio invece di indicare puntualmente gli utilizzatori dei beni, documentando le eccezioni, evidenzia nel ricorso elementi che rappresentano delle "semplici enunciazioni prive di riscontro".

Per rigettare il terzo punto, in cui il ricorrente evidenzia l'«illegittimità dell'atto per difetto di motivazioni in violazione dell'art. 7» dello statuto del Contribuente, la Commissione scrive che "non viene illustrato in cosa esso consisterebbe". Inoltre, scrive che "l'atto di accertamento è completo di tutti i presupposti di legge e reca, in maniera dettagliata, l'elenco degli immobili cui si riferisce e la quantificazione del tributo. L'iter amministrativo ha seguito le procedure previste dalla legge sulla base delle delibere di consiglio comunale, di giunta comunale nonché dei regolamenti del tributo, richiamati negli avvisi di accertamento".

In sintesi, dichiara la Commissione tributaria, il C.d.A. «ha omesso del tutto di provare la presentazione della dichiarazione ai fini della tassa rifiuti, la sussistenza di ragioni, per le quali taluni degli immobili avrebbero dovuto esserne esenti, né ha replicato, in giudizio, alle argomentazioni difensive» del Comune di Atrani. In definitiva, «il ricorso appare caratterizzato da un'evidente genericità e non può pertanto valere a fondare l'auspicata pronuncia, nel senso dell'illegittimità degli atti gravati».

Nel frattempo, l'Istituto, che nel XVII secolo doveva provvedere all'avvio della vita monastica delle figlie e dei parenti dei fondatori oltre che all'educazione delle fanciulle povere o orfane del paese, si trova in condizioni di totale degrado strutturale, oltre a non assolvere più a nessuna delle sue funzioni a causa dell'incuria e dell'abbandono.

 

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Fonte: Il Vescovado

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