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Cava de'Tirreni

Inserito da Lello Pisapia (admin), giovedì 6 maggio 2004 00:00:00

Cava de'Tirreni: è questa la dizione esatta della città metelliana. Senza spazio tra de' e Tirreni, perché si tratta di un'apocope o crasi, ovvero dell'unione di due parole. E meno che mai "dei Tirreni", come campeggia ancora in molti, troppi siti, finanche "istituzionali", o semplicemente "Cava". La lezione di storia, meglio ancora di dignità ed amor proprio, ci è impartita da Livio Trapanese, Cavaliere della Repubblica, Luogotenente in quiescenza della Guardia di Finanza, ricercatore storico e grande appassionato di cultura, storia e tradizioni metelliane.

Una battaglia, questa per l'esatta dizione, che Trapanese sta conducendo da decenni. A Palazzo di Città, nelle tipografie, nelle scuole, sui giornali, persino presso la Società Autostrade. Praticamente, ovunque fosse perpetuata la "bruttura". «E' andata bene con la dizione - afferma Trapanese - finché abbiamo avuto "cavajuoli", ovvero veraci cavesi, nei Palazzi, negli uffici pubblici e nelle scuole. E' soprattutto qui, nelle scuole, che bisogna prestare la massima attenzione ed insegnare ai ragazzi la dizione esatta, mentre spesso sono gli stessi insegnanti a disconoscere la storia cittadina».

La tesi di Trapanese ha un fondamento storico ben preciso: agli albori del 1862, all'indomani dell'unità d'Italia, da Torino, prima capitale del Regno, Re Vittorio Emanuele II invitò tutti gli Intendenti (i Prefetti) d'Italia a chiedere ai Sindaci delle città dipendenti se volessero modificare, implementare o migliorare le dizioni dei toponimi. Fra queste anche Cava, che recepì tale messaggio, ne fece un proprio deliberato e si andò a consigliare con l'Abate dell'Abbazia Benedettina, Giulio De Ruggiero, che suggerì "Cava Tirrena". Ed a quest'indicazione sommessamente si rifece la Municipalità cavese, che aveva scelto "Cava Marcina, Cava Metella o Cava Sannita". Il deliberato arrivò alla Prefettura e quindi al Re, che il 23 ottobre 1862 firmò il decreto 935.

«Allora esistevano quattro Cava. La nostra - spiega Livio Trapanese - era quella fondata dal popolo dei Tirreni, discendenti di Iafet, che approdarono con le loro navi nella fascia tirrenica e qui fondarono, tra le varie località, anche Marcina. La nostra, dunque, è la Cava de'Tirreni. La mia grande rabbia è che sotto ogni legge (regio decreto o legge della Repubblica) c'è scritto: "A chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare". Un'imposizione troppo spesso violata. Tra l'altro, una testimonianza attendibile risale addirittura agli anni ‘40: la dizione corretta è immortalata in una foto relativa al passaggio in città di un carro anglo-americano, avvenuto nel settembre 1943».

Ed invece, ancora oggi lo scempio continua a perpetuarsi. Anche dove non sarebbe proprio il caso. Alla stazione ferroviaria, biglietto da visita della città. Oppure, peggio ancora, sulla targa marmorea di istituti scolastici quali le Elementari "Don Bosco" o la Media Statale "Carducci-Trezza". Fino a qualche anno fa persino sui cartelli autostradali, sui quali è stata finalmente riportata la dizione corretta proprio grazie alla tenace volontà di Livio Trapanese ed ai suoi "pellegrinaggi" a Roma dal presidente della Società Autostrade, prof. Elia Valori.

«Sto "lottando" - ci rivela Trapanese - da quasi 20 anni. La carta intestata del Comune l'ho fatta cambiare io nel 1986, con l'ausilio del dott. Cortese, Segretario Generale. Ho fatto il giro di tutte le tipografie. Ho battagliato a lungo con i giornali locali: abbiamo tutti l'obbligo di fare giusta informazione. E, avvalendomi anche dell'aiuto di alcuni Casali di Trombonieri e del supporto fornitomi dal libro di storia scritto da Franco Senatore, sto continuando e continuerò a "martellare" in tal senso, perché storpiare la dizione della propria città è vergognoso. Ed io, così come i "miei Cavajuoli", non lo accetteremo mai!».

Fonte: Il Portico

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