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Ginecologia, la battaglia continua

Inserito da (admin), giovedì 7 gennaio 2016 00:00:00

Non bastano tre ginecologi per permettere una riapertura del reparto di Ostetricia e Ginecologia al “Santa Maria Incoronata dell’Olmo”. L’unica soluzione per i vertici del “Ruggi” è, dunque, rispondere con un ricorso all’istanza di sospensione presentata dall’Amministrazione metelliana ed accolta dal Tar di Salerno. Ad annunciarlo nella giornata di ieri il manager Vincenzo Viggiani, che conferma: «Non si può procedere altrimenti».

È infatti già pronto il ricorso al Consiglio di Stato dopo la sentenza del Tar che ha detto “no” alla chiusura di Ostetricia a Cava de’ Tirreni, disposta dal nuovo piano accorpamenti dei reparti dell’Azienda Ospedaliera “Ruggi” per recuperare personale dirigente. Il dg Viggiani, dunque, non starà con le mani in mano, ritenendo «doveroso procedere con il ricorso, in quanto non saprei come ottemperare alla sentenza con soli tre ginecologi a disposizione».

Si smorza subito, così, l’entusiasmo di ostetriche, infermiere e puericultrici, che avevano festeggiato con brindisi e spumante la notizia della riapertura del reparto, ben consapevoli però che si tratta di una soluzione temporanea. È infatti fissata per il prossimo 3 febbraio la camera di consiglio per discutere dell’istanza cautelare. A questo punto, però, le cose si complicano, ma chi finora ha portato avanti la protesta si dice determinato a continuare.

«Quel reparto l’abbiamo sempre sentito nostro e la riapertura, seppur non definitiva, ci rende orgogliose - ha dichiarato Maria Maddalena Cirigliano, ostetrica del “Santa Maria Incoronata dell’Olmo”, che insieme alla puericultrice Giuseppina Fariello si era simbolicamente incatenata all’ombra dell’ospedale lo scorso 28 dicembre - Siamo le prime a combattere e le ultime a lasciare il campo quando ogni speranza sembra persa, perché i cavesi devono capire che la maternità funziona. E funziona bene».

La mobilitazione dei cittadini continuerà, quindi, nei prossimi giorni: l’obiettivo dichiarato è quello di non fermarsi fino a quando la situazione non si sarà risolta definitivamente. «La lotta dei cavesi insieme all’Amministrazione continua - ha fatto sapere Anna Maria Barone, infermiera ed attivista del costituendo Comitato in difesa dell’ospedale - Non demordiamo, saremo ancora in piazza tutti i giorni, con la nostra raccolta di firme e la nostra attività di sensibilizzazione fino a quando la nostra voce non arriverà alla Regione, dove si devono rendere conto che non si può sopprimere un reparto così importante e che abbraccia un’utenza così vasta».

«Come tutte le lotte dure, i risultati arrivano pian piano - ha aggiunto Davide Trezza, anche lui in testa ai cittadini che si sono mobilitati - Stando in piazza tutti i giorni con i banchetti, organizzandoci per arrivare a Napoli, pianificando proposte serie insieme alle istituzioni competenti, si può arrivare lontano e si può riuscire a vincere questa lotta. Ne siamo convinti dal primo giorno e siamo sicuri che più la gente di Cava ci crederà, più sarà possibile arrivare lontano».

I sindacati: «La sospensiva solo un palliativo, serve un tavolo di crisi»

«La sospensiva del Tar è solo un palliativo: bisogna aprire un tavolo di crisi in Prefettura per la riorganizzazione della rete ospedaliera». Raffaele Albano, nella sua duplice veste di primario del reparto di Pediatria all’Azienda Ospedaliera “Ruggi d’Aragona” e segretario provinciale della Uil, non si lascia andare a facili ottimismi e, dopo la sospensiva del Tar che stabilisce la riapertura immediata del reparto di Ginecologia del “Santa Maria dell'Olmo” fino al prossimo 3 febbraio, invita gli attori interessati a sedersi intorno ad un tavolo per fare “un’intesa d’urgenza” che metta ordine tra i servizi erogati dai presidi che ruotano intorno all’azienda ospedaliera. «La sospensiva del Tar è un’occasione che non va sprecata, da qui l’urgenza del tavolo in Prefettura», ha aggiunto Albano.

Sulla stessa falsariga i rappresentanti delle altre sigle sindacali, che, pur plaudendo alla sospensiva del Tar, non hanno mancato di far notare che adesso bisogna lavorare per una risoluzione definitiva della problematica. In particolare il sindacalista Cisl, Gaetano Biondino, tra gli organizzatori dell’ultima manifestazione di protesta a tutela dell’ospedale di Cava de’ Tirreni, ha sottolineato che «è necessario riprendere il confronto per una riorganizzazione della filiera dei servizi sanitari che metta al centro i bisogni della comunità di riferimento, valorizzando le eccellenze ed a garanzia dei livelli minimi di assistenza».

Giuseppe Ferrara

Fonte: Il Portico

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