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Movida, debutto polemico

Inserito da (admin), lunedì 27 settembre 2004 00:00:00

La movida metelliana si prepara alla nuova stagione. Riprende l'attività musicale dei locali notturni, ma le polemiche, gli scontri ed il ricorso alla carta bollata non accennano ad avere un termine. Stando ai provvedimenti che il Comune e l'Arpac hanno adottato nei mesi estivi, pochi sono i locali che hanno le carte in regola per iniziare la programmazione autunnale. Intanto, arriva una precisazione del penalista cavese Pasquale Adinolfi, che ha convocato una conferenza stampa nel suo studio di via Armando Diaz in seguito alla vicenda giudiziaria che vede protagonista il patron dell'Officina 249. «Il rinvio a giudizio non pregiudica l'attività di società o di esercizi pubblici», chiarisce il legale, che difende Bruno Cardamone, titolare del locale di via Principe Amedeo, nel processo penale presso il Tribunale di Salerno. Adinolfi entra nel merito della questione e precisa: «Il rinvio a giudizio è un momento della procedura penale che avvia la fase dibattimentale per l'accertamento della colpevolezza o innocenza del soggetto ed è strettamente riferito a persone fisiche. Per questo motivo, non incide minimamente sulle attività di una società o di un esercizio». La prima udienza si terrà nel gennaio del 2005 e potrebbe immediatamente concludersi con il patteggiamento o la richiesta di un'ammenda in sostituzione della condanna penale. «Sempre che il mio cliente - avverte Pasquale Adinolfi - sia riconosciuto colpevole, cosa di cui dubito, visti i fatti». Intanto, non accenna a risolversi la querelle sulla sospensione delle attività musicali del locale notturno di via Principe Amedeo. Pasquale Adinolfi ritiene che la perizia di parte, presentata all'Arpac e di cui l'organo di controllo ha preso atto (perizia che certifica l'assenza di emissioni acustiche oltre la soglia di tollerabilità), sia la chiave per la revoca dell'ordinanza di sospensione delle attività musicali emessa dal Comune nel marzo scorso. Di parere opposto Giuseppe Salsano, responsabile dell'associazione dei cittadini "Ordine e quiete", che ritiene l'Arpac la sola a poter effettuare rilievi ufficiali, tali da poter inficiare l'ordinanza sindacale. E minaccia: «Se in base alla presa d'atto fosse revocata l'ordinanza, mi vedrò costretto ad utilizzare vie legali ben più alte». Poi allarga il tiro: «La mia non è una guerra personale. Ma basta un solo locale che non rispetti la normativa vigente e tutti gli altri ne seguono il cattivo esempio». Giuseppe Salsano è deciso a battersi per la tranquillità dei cittadini: «C'è un solo modo per evitare un altro anno di polemiche. Il Comune inizi a progettare la delocalizzazione dei locali e, nel frattempo, chiuda quelli che continuano a non avere i requisiti logistici, impegnando gli altri nel rispetto della tranquillità dei cittadini». Dichiarazioni forti, che sicuramente troveranno replica altrettanto violenta in "Torquemada", l'associazione che riunisce i gestori dei locali pubblici. «Di delocalizzazione non se ne parla proprio», ha già sottolineato più volte Pasquale Falcone.

Fonte: Il Portico

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