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‘Non le ho violentate, ecco le prove'

Inserito da (admin), martedì 14 settembre 2004 00:00:00

«Sono innocente: altre persone possono confermare cosa è successo in quella sala giochi. E posso anche capire il perché di tutte queste accuse infamanti nei miei confronti»: ieri mattina ha parlato il muratore 20enne, arrestato dalla Polizia con l'accusa di violenza sessuale e tentata violenza, nonché di atti di libidine e violenza commessi nei confronti di alcune ragazze minorenni. Nel corso dell'interrogatorio fissato dal Gip Anna Emilia Giordano alle 9.30 nel Tribunale di Salerno, il giovane, accompagnato dal suo avvocato Pasquale Adinolfi, ha deciso di rinunciare alla facoltà di non rispondere. Per circa un'ora e mezza ha risposto alle domande incalzanti del giudice, riferendo la sua versione dei fatti e fornendo elementi, fatti circostanziati e nomi di altri giovani frequentatori del circolo del centro storico. Persone che, secondo le parole del muratore, potrebbero confermare il suo racconto. «Il mio cliente - ha ripetuto l'avv. Pasquale Adinolfi - è completamente estraneo ai fatti. Le ricostruzioni ipotizzate dall'accusa non corrispondono al vero. Gli elementi forniti dal mio cliente consentiranno al giudice di eseguire nuovi accertamenti ed arrivare alla verità». Stando alle prime indiscrezioni, il giovane avrebbe negato di aver avuto qualsiasi tipo di rapporto con le minorenni, ed in particolare con la 15enne che ha presentato la denuncia alla Polizia per mano dei suoi familiari. Tra loro ci sarebbe solo un rapporto di conoscenza. Ma non basta: l'avv. Adinolfi ha detto al Gip di non considerare probante prova il certificato stilato dal ginecologo della ragazzina. «Il certificato è stato redatto ben 20 giorni dopo la presunta violenza - spiega la difesa - e non ci sono elementi in grado di collegare l'esito della visita con la presunta violenza». Accuse infondate, dunque, ma perché tutto questo? Perché delle giovani avrebbero deciso di avviare questa terribile battaglia legale? Alla precisa domanda del giudice, il giovane avrebbe dato una spiegazione. «Sappiamo quale possa essere il movente - ha svelato il suo avvocato - ma ora non possiamo dire di più». Nella stessa giornata di ieri la difesa ha presentato la richiesta per un permesso che consenta al giovane operaio di tornare al lavoro. Come si ricorderà, il giudice, pur decidendo di firmare l'ordinanza di custodia cautelare, ha concesso gli arresti domiciliari. Anche ieri il giovane è giunto in Tribunale senza scorta, accompagnato dal suo legale. Intanto, il Gip Anna Emilia Giordano ha avviato nuovi accertamenti per verificare la veridicità delle deposizioni fornite dal giovane. Non si esclude che nelle prossime ore saranno ascoltati gli amici dell'operaio, indicati nel corso dell'interrogatorio come persone informate sui fatti ed in grado di confermare la sua versione. Di diverso tenore l'inchiesta portata avanti per ben tre mesi dal pm Sassano, che ha portato all'ordinanza di custodia cautelare. Secondo la ricostruzione degli agenti del Commissariato di Polizia, i fatti si riferiscono al mese di giugno. Il giovane, socio di un noto circolo del centro storico, avrebbe usato una sala di videogiochi, ubicata in un locale seminterrato, per compiere abusi su minorenni. A svelare l'orribile gioco è stata la famiglia di una 15enne, che per provare le accuse ha consegnato alla Polizia il certificato medico di un ginecologo cavese. E non basta. Nel fascicolo, raccolto dagli inquirenti, ci sarebbero anche le testimonianze di altre amiche della 15enne (pure loro assidue frequentatrici del circolo), che avrebbero confermato di essere state vittime di abusi e di aver taciuto perché minacciate. Nei verbali della Polizia si parla di un abile gioco messo in piedi dal giovane. «Aspettava - si legge - che qualche ragazzina scendesse nel seminterrato per giocare con i videogiochi e lì, lontano da occhi indiscreti, ne approfittava per commettere atti libidinosi ed abusi sessuali. Poi le minacciava: imponeva il silenzio forte della sua prestanza fisica».

Fonte: Il Portico

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