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Cronaca

Patrimonio comunale, il Comitato "No svendita" minaccia l'Azione popolare

Inserito da (admin), lunedì 9 gennaio 2012 00:00:00

Qualche giorno fa il Comune ha venduto 4 negozi sul Corso Umberto: i 3 locali della farmacia e quello vicino del parrucchiere a 7.000 €/mq. Un terzo di quanto furono venduti tre anni fa 2 negozi nello stesso fabbricato (22.000 €. al mq). I tempi dell’operazione e quello che è successo prima fanno riflettere e ci viene il sospetto che:

Novembre 2010: il Comune decide di acquistare una serie di capannoni da demolire (l'ex-Cofima) per €. 3.440.000 + tasse e spese. Mentre l’ASI (il consorzio di sviluppo industriale) li offre a meno di €. 800.000 agli industriali che vogliono fare uno stabilimento. Primo affare della coppia Galdi-Napoli.

Gennaio 2011: per concludere l’operazione “Cofima” il Sindaco contrae un mutuo di 4.644.000 €, ponendo le basi per lo sforamento del Patto di stabilità. Che significa: se le spese stanno per superare le entrate bisogna bloccare i pagamenti. Gli uffici ed i revisori lo avvertono (scrivendo) che lo sforamento può essere evitato solo con la vendita d’immobili. Le stesse sigle che ora si riconoscono sotto “No svendita” denunciano pubblicamente la cosa in questo modo: «L’investimento, secondo gli stessi dirigenti del servizio finanziario comunale, pregiudica il patto di stabilità interno, rendendo necessario il ricorso alla vendita degli immobili comunali, che stanti i criteri di valutazione adottati, potrebbe tramutarsi in una svendita. Infatti, a fronte dell’impellenza di reperire risorse, si sarebbe indotti a fissare prezzi di vendita più bassi di quelli di mercato».

Per tutto l’anno 2011 il Comune non fa niente per evitare lo sforamento del Patto di stabilità. Poi, ad un mese dalla fine dell’anno, in tutta fretta, iniziano i saldi, con fissazione di aste per il 20 dicembre, l’antivigilia di Natale, l’ultimo giorno dell’anno.

Il 30 novembre 2011 si indice la gara per la vendita dei negozi comunali, che rendono circa 8.500 € al mese di fitto, regolarmente pagati dagli inquilini e senza spese per il Comune. Praticamente quanto il Comune incassa per 85 alloggi, che portano invece un sacco di problemi e continue spese di manutenzione. Ma il Comune preferisce non vendere gli alloggi. Infatti, fissa un prezzo così alto per la loro vendita da costringere gli inquilini al contenzioso. I buoni padri di famiglia!

14 dicembre 2011: “No svendita” invia una perizia-diffida a Sindaco, consiglieri, assessori e dirigenti del Comune, nonché alla Corte dei Conti, Ragioneria dello Stato, Direzione centrale Agenzia del Territorio, nella quale si denuncia che i prezzi di vendita dei negozi sono bassi e si chiede la sospensione delle aste.

20 dicembre 2011: si tiene la gara solo con i commercianti/inquilini che offrono prezzi di qualche centinaio di euro superiori alla base d’asta e si aggiudicano i negozi. La pubblicità per la vendita dei negozi è scarsa e non incisiva, con il risultato dell’assenza di competizione.

28 dicembre 2011: il Consiglio Comunale modifica il Regolamento di contabilità nella parte relativa alle entrate. Con le modifiche possono essere comprese nelle entrate le imposte accertate, anche se non riscosse, le erogazioni di nuovi mutui, le assegnazioni fatte da Regione e Stato, anche se non incassate. Una qualsiasi delle innovazioni è sufficiente per “apparare” i conti.

30 dicembre 2011: il Comune vende i negozi agli inquilini, incassando un terzo del loro valore e si tiene gli appartamenti. Secondo affare della coppia Galdi-Napoli.

Se il Regolamento fosse stato modificato 10 giorni prima, non ci sarebbe stato bisogno di vendere/svendere, ammessa e non concessa la legittimità di parte delle modifiche. Ma comunque, stante la delibera del 28 dicembre, il Sindaco, in autotutela, non avrebbe potuto/dovuto sospendere la vendita, nonostante l’aggiudica?

“No svendita” non promuoverà nessuna azione legale contro gli ex inquilini, ma chiederà il risarcimento del danno ai singoli soggetti che hanno concorso nel causarlo (amministratori, dirigenti del Comune e dell’Agenzia del Territorio). L’idea è di avviare l’Azione popolare ex art. 9 del Testo Unico Enti Locali.

A “No svendita” aderiscono le associazioni Agorà, Città Democratica, Davide (contro Golia), La Rosa di Gerico, Lega Italiana Diritti dell’Uomo, MALC-Manifattura alla Città ed i partiti e gruppi consiliari Federazione della Sinistra, Italia dei Valori, La Città Nuova, Partito Democratico, Solo per Cava e UDC.

Fonte: Il Portico

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