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Cronaca

Sal De Riso, battaglia legale contro il fratello a tutela del marchio registrato

Inserito da (Redazione), mercoledì 18 luglio 2018 14:35:14

Se il noto pizzaiolo napoletano Gino Sorbillo ha vinto la sfida del marchio "Sorbillo" dalla sezione imprese del Tribunale di Napoli, che gli ha dato ragione riconoscendogli il diritto a utilizzare il marchio Sorbillo - al di là del fatto che sia il cognome in comune con un parente -, Salvatore De Riso, in arte Sal De Riso Costa d'Amalfi, sta percorrendo lo stesso iter in una causa che lo vede contrapposto al fratello Alessandro.

La straordinaria storia di Salvatore De Riso, fatta di estro creativo e capacità imprenditoriale la conosciamo tutti: partendo da un piccolo laboratorio artigiano nel cuore della "sua" Minori, gestisce ora, assieme alla moglie Anna, uno spazio polifunzionale che esprime a tuttotondo il suo essere Sal De Riso. Un trentennio di successi che hanno contribuito a far conoscere al grande pubblico, nazionale e internazionale, una realtà imprenditoriale "Made in Amalfi Coast" che, sin dagli esordi, ha puntato a valorizzazione le eccellenze agro-alimentari della Campania tutta, realizzando prodotti artigianali di altissima qualità.

In questi anni ha dato vita a oltre sessanta capolavori di dolcezza, dalla Ricotte e Pera al Dolce di Amalfi.

Ma forse non tutti sanno che il suo Bistrot, che festeggia oggi i due anni di attività, è stato creato per far fronte alle divergenze sulla conduzione del primo punto di Minori. E' profondamente amareggiato Salvatore, sempre positivo e pro attivo, ha dovuto adire le vie legali per fare chiarezza.

«Sono nato come chef e pasticcere nel 1988 - racconta - dopo aver studiato come cuoco e aver lavorato per sette anni nelle cucine dei migliori alberghi della Costiera Amalfitana. Dopo qualche anno ho deciso di commissionare a un grafico di professione, Dario Della Vista, la realizzazione del primo marchio "Salvatore De Riso" con logotipo raffigurante dei gigli fiorentini. Questo marchio era esposto davanti al mio primo laboratorio di pasticceria a Minori, in piazza Cantilena n. 28, ma anche sulle scatole dei dolci e, successivamente, all'esterno del bar di mio padre Antonio che, prima di allora, esponeva solo una classica insegna Bar/Tabacchi/Coloniali. Nel 2004 decido di incaricare un'agenzia di comunicazione napoletana per la realizzazione del nuovo marchio "Sal De Riso Costa d'Amalfi", attualmente utilizzato per tutta la mia comunicazione aziendale. Contestualmente, ho registrato a livello internazionale tali marchi e i relativi colori sociali presso gli uffici competenti, in tutte le categorie merceologiche del settore food».

Un atto dovuto, in considerazione dei sempre più maldestri tentativi di contraffazione del "Made in Italy", ammirato in tutto il mondo. I marchi registrati tutelano sia i prodotti da possibili contraffazioni e, soprattutto, il consumatore finale che, in questo modo, ha la certezza di assaggiare un dolce realizzato nel laboratorio artigianale di Tramonti. Il marchio, in effetti, identifica la realtà imprenditoriale della Sal De Riso Costa d'Amalfi, la sua mission aziendale e il suo metodo di lavoro. Proprio in virtù di questi principi, tutti i rivenditori di prodotti Sal De Riso devono necessariamente uniformarsi a un rigido protocollo per evitare che una gestione non conforme agli standard qualitativi richiesti possa causare un danno d'immagine al titolare del marchio.

I problemi tra Salvatore e suo fratello Alessandro sono cominciati con la rottura dei rapporti commerciali e la necessità del celebre pasticciere di aprire il suo spazio indipendente.

«Come tutti i miei rivenditori autorizzati, anche il punto vendita di Piazza Cantilena n.1 a Minori, non gestito da me in prima persona ma da mio fratello Alessandro, esponeva i miei marchi registrati - precisa Sal De Riso - tuttavia, dopo aver notato che gli standard qualitativi da me richiesti venivano sistematicamente disattesi, dalla conservazione dei prodotti al servizio ai tavoli, dalla preparazione di un semplice cappuccino o un caffé, come risulta dalle tante lamentele e segnalazioni degli ospiti, e dopo aver ripetutamente chiesto di mantenere la qualità a tutto tondo, ho deciso di interrompere la fornita dei miei prodotti richiedendo, e come da prassi, ho chiesto la rimozione dei marchi e dei loghi della mia azienda. Una decisione dolorosa per me, ma qualsiasi tentativo di far migliorare la qualità del servizio offerto è stato bocciato con fermezza e arroganza da mio fratello che opponeva, come unica motivazione, la sua posizione di titolare unico del punto vendita in questione, acquisito da nostro padre Antonio con modalità sulle quali è stata chiamata a esprimersi l'autorità giudiziaria».

Sal De Riso, a tutela della sua immaginee della qualità dei prodotti e dei servizi offerti, deve necessariamente adeguarsi alle rigide regole imposte dall'Accademia dei Mastri Pasticceri Italiani.

«La mia iniziativa - ha rimarcato - oltre a rispondere a legittimi criteri di conduzione della mia attività, vuole tutelare la buona fede di quei consumatori che, recandosi nell'esercizio commerciale gestito da mio fratello Alessandro, e sul quale sono ancora esposti impropriamente i marchi e i loghi della mia azienda, i clienti vengono fatti accomodare nell'errata convinzione che di lì a breve degusteranno dolci da me creati. Cocente è la delusione di costoro per l'inganno subito quando, dopo aver vissuto un'esperienza negativa, scoprono che l'unico punto vendita in cui vengono serviti i miei prodotti a Minori è la mia Pasticceria/Bistrot ubicata in via Roma n. 80. A supporto di quanto detto potrei allegare le centinaia di recensioni ricevute sia su TripAdvisor che su Facebook, oltre alle tantissime e-mail e messaggi privati».

Non è una questione di cognomi, dunque, ma di tutela di un marchio regolarmente registrato che rispecchia una realtà imprenditoriale che si identifica con tale segno distintivo, un po' come nella moda lo sono i marchi Gucci, Prada, Valentino.

«Ho voluto fare questa precisazione - chiosa Sal De Riso - per evitare strumentalizzazioni che non solo danneggiano la reputazione della mia azienda ma che speculano sulla buona fede dei consumatori finali».

Fonte: Il Portico

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