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Sì, Patrizia: il vento della Resistenza continuerà a fischiare

Inserito da (Redazione), martedì 31 marzo 2020 16:36:06

di Rosanna Di Giaimo

La moviola della memoria scandisce un tempo interiore che non è quello matematico, fatto di giorni, ore, minuti ma è "il sentimento del tempo". E una settimana dalla scomparsa di Patrizia Reso è l'eternità.

Patrizia, il "centro di gravità permanente" della sua grande famiglia, giornalista attenta alle vicende del mondo, fine intellettuale di sinistra. Donna d'impegno. E' stata una passione la sua militanza civile e sociale in nome dei diritti delle donne, dell'infanzia, degli immigrati, dei "combattenti".

Il Premio Mamma Lucia alle donne coraggio, il Forum dei popoli, il Comitato per l'acqua pubblica, l'Associazione Partigiani della cui sezione cavese è stata presidente, l'Assostampa Lucio Barone ci conducono a lei. Passione nel significato originario della parola: diventava sua ogni sofferenza dell'altro. Così come le sue pubblicazioni sempre tese a raccontare piccole storie nascoste, tasselli indispensabili della grande Storia: Fotografie a colori e in bianco e nero. Ritratti al femminile di quotidiana solitudine (1997), Bambini ...nel mondo (2006), La storia ignorata. Partigiani e deportati cavesi (2009), Elvira Coda Notari: tracce metelliane di una pioniera del cinema (2011), Reato di clandestinità (2012), Senza ritorno. Balvano 44. Le vittime del treno della speranza (2013), Il fascismo e Cava. Città di confino (2017).

E in questa settimana la memoria involontaria ha fatto rivivere istanti che ora appaiono ancora più preziosi.

Mi partecipò il suo lavoro sulla strage del treno 8017. Nel '44, in una galleria di Balvano, circa seicento persone perirono per le esalazioni di carbone. E tra questi molti Cavesi. La informai che la figlia del dottor Pacella, medico condotto giunto fra i primi sul luogo della tragedia, era una docente mia collega. Rammento ancora la luce nei suoi occhi intelligenti nell'intuire che si aggiungeva al suo lavoro di ricerca una fonte irrinunciabile. E i contatti furono subito presi!

E ancora il flash mob della lettura organizzato, proprio un anno fa, al termine della tre giorni sul Generale Sabato Martelli Castaldi, un "Cavese alle Fosse Ardeatine". Lettura ad alta voce di pagine scelte, in piazza Abbro, davanti a Palazzo di Città. Il suo libro era un saggio di Paolo Berizzi, "NaziItalia", un'analisi delle forme di neofascismo in Italia negli ultimi anni. Già, perché Patrizia era convinta che non si dovesse mai abbassare la guardia. Io, invece, vidi nel bel romanzo di Renata Viganò "L'Agnese va a morire", storia di una partigiana, il testo adatto a quell'occasione. Ne fu felice ed io di conseguenza! "La Resistenza è stata una lotta anche delle donne - affermò - e credo che la storia del femminismo italiano sia cominciata proprio in questo contesto". Donna di sinistra e credente. Una vita vissuta a sostegno di ciò che è bene comune, come la cultura. Le sue proposte per le attività dell'Associazione giornalisti Lucio Barone, del cui direttivo era membro attivo, miravano sempre a coinvolgere non pochi eletti, non gli "specialisti", ma la gente comune perché convinta che si dovesse sempre sensibilizzare anche attraverso il fascino della storia, della letteratura, del giornalismo.

E un'altra sua passione erano i giovani. Una delle ultime autogestioni degli studenti del Liceo "De Filippis- Galdi" l'ha vista protagonista, ancora una volta, nella narrazione della storia di Cava. La ricordo bene, generosa di consigli su come si organizza un lavoro di raccolta di fonti e testimonianze.

E ancora a quei ragazzi si sarebbe rivolta in uno degli appuntamenti previsti dalla rassegna degli autori cavesi programmata dalla scuola in questo tragico anno. Ma quando tutto sarà finito, quando tutti ci riapproprieremo delle nostre esistenze, i suoi studi, le sue ricerche parleranno ancora a quei ragazzi. E' un impegno.

Sì, Patrizia, perché continuerà a fischiare il vento della Resistenza.

E l'auspicio, struggente, che la bellissima e disperata tua famiglia ti ha dedicato nel giorno dell'addio, è anche il mio.

Fonte: Il Portico

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