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Suini infetti, in rivolta gli operatori

Inserito da (admin), mercoledì 18 giugno 2003 00:00:00

Allevatori, commercianti di bestiame e titolari di impianti di macellazione denunciano la grave crisi che dallo scorso marzo ha colpito il settore, a causa della mancata rimozione di un cordone sanitario che parte da Nocera Superiore e si estende per un raggio di 10 chilometri, dopo la scoperta di un focolaio di una malattia vescicolare suina. Da Nocera Superiore, Nocera Inferiore, Pagani, Roccapiemonte, Castel San Giorgio, ma anche da Cava de' Tirreni e Mercato San Severino, sono arrivate le voci di protesta di tutti coloro che sono stanchi di assistere impotenti al blocco delle proprie attività. Per il momento, 15 tra allevatori, commercianti e titolari di impianti di macellazione hanno affidato all'avvocato Rino Pagano una lettera di diffida indirizzata ai dirigenti dell'Asl Sa1, ma sono in arrivo altre adesioni alla protesta. La situazione che si trovano a vivere dal 28 marzo scorso è a dir poco sconcertante. Da quella data, infatti, non si possono macellare, acquistare o vendere suini. La scoperta di un focolaio di malattia vescicolare suina a Nocera Superiore determinò il blocco delle attività in questione e l'obbligo, per i commercianti, di fare abbattere gli animali infetti, controllare e disinfettare le aree di sosta dei suini. L'area nel raggio di 3 chilometri è stata dichiarata zona di protezione, inserita in una zona di sorveglianza con un raggio pari a 10 chilometri, come prevede il decreto legge 362 del 6 maggio 1996. A queste operazioni di attento controllo è seguito un periodo di quarantena, a conclusione del quale, però, come denunciano i diretti interessati, non è stata disposta la rimozione del cordone sanitario, operazione indispensabile per la ripresa delle attività commerciali. I termini per l'eventuale incubazione del virus sarebbero abbondantemente scaduti e le lungaggini burocratiche per l'avvio delle operazioni di rimozione del cordone sanitario sono, a detta dei diretti interessati, ingiustificate e senza una motivazione plausibile portata a loro conoscenza. Da qui l'idea della lettera di diffida, anticamera di una battaglia legale lunga e difficile per gli operatori del settore. Ma uno sguardo alle cifre di questa crisi, aggravata dalla disapplicazione del decreto legge in materia, chiarisce senza alcun dubbio la gravità della situazione, in un'area fortemente penalizzata dalla disoccupazione. Solo a Nocera Superiore, sono circa un centinaio le piccole aziende che operano in questo settore, di fatto bloccato dal marzo scorso.

NUOVO FOCOLAIO A CAVA

Individuati nuovi capi infetti a Cava de' Tirreni. Necessari almeno 20 giorni per sciogliere il cordone sanitario

Ci vorranno almeno 20 giorni per sciogliere il cordone sanitario disposto dal Servizio Veterinario dell'Asl Sa1 nel raggio di 10 chilometri intorno a Nocera Superiore. L'individuazione di un altro sospetto focolaio in una stalla di Cava de' Tirreni ha determinato un ulteriore ritardo nella soluzione del problema, che ha portato alla protesta gli operatori del settore. A spiegare come stanno andando le cose è il dott. Giovanni Russo, veterinario responsabile del Dipartimento Sanità Animale dell'Asl Sa1: «L'unità di crisi costituita per fronteggiare questa situazione non ha potuto ancora affrontare la discussione, perché abbiamo appena ricevuto un chiarimento dal Ministero della Sanità sulla normativa in materia». Quanto dovranno aspettare ancora allevatori e commercianti per riprendere a lavorare? «Il fatto di aver individuato capi infetti anche a Cava de' Tirreni ritarderà lo scioglimento del cordone sanitario. Cercheremo, comunque, di abbreviare i tempi, perché siamo coscienti del danno arrecato da questo problema all'economia locale. Non bisognerà aprire focolai, ma sarà necessaria la disinfezione delle stalle ed il controllo sui capi che potrebbero essere nella fase di incubazione della malattia. Purtroppo, i tempi tecnici non possono essere elusi».

Fonte: Il Portico

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