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Telenovela trincerone, nuovo atto

Inserito da (admin), martedì 13 febbraio 2007 00:00:00

La relazione del procuratore regionale della Corte dei Conti della Campania, Arturo Martucci di Scarfizzi, presentata in occasione della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario 2007, nella quale denunciava, per quanto riguarda il capitolo appalti e relativi contenziosi, anche il Comune di Cava per i lavori del trincerone ferroviario per la somma di 130mila euro, riapre una storia iniziata il 28 maggio del '93, alle ore 13, quando la Polizia giudiziaria arrestò l'ingegnere capo del Comune, Mario Mellini. Già prima era stato arrestato il costruttore Antonio Di Donato. Da allora per i due un lungo calvario giudiziario, una lunga serie di capi di accusa che, nel corso dei processi, vennero a cadere. Alla fine per Antonio Di Donato c'è stata assoluzione piena; per Mellini solo l'accusa di falso (il progetto era stato dichiarato esecutivo) andato in prescrizione, sentenza confermata in Cassazione.

Esauriti i processi penali (i "risvolti" di cui parla il procuratore della Corte dei Conti), prende il via il procedimento contabile a carico dell'ing. Mario Mellini. E già nel mese di maggio prossimo ci sarà il processo. «Sosterremo in difesa dell'ing. Mellini - afferma Alfredo Messina, già dirigente dell'Ufficio Legale e poi sindaco del Comune di Cava - quest'ultima battaglia. Speriamo di poter mettere fine ad una storia che si trascina dal '93, con gravi risvolti economici, psichici ed umani».

In breve i fatti. Nell'86 furono appaltati i lavori del primo lotto della copertura del trincerone, per la somma di 3 miliardi e 190 milioni, alla Ditta Ati Schiavo-Di Donato. Nel '91, in virtù dell'articolo 12 della legge n. 1, il secondo lotto per la somma di 2 miliardi e 889 milioni; infine, la commissione presieduta da Eugenio Abbro stilò la graduatoria di merito per i lavori del sottovia (40 miliardi, di cui 27 in opere). La Cogefar Impresit spa (Ati) si classificò al primo posto, ma la Giunta non prese mai atto della relazione della commissione. Era scoppiata la cosiddetta "tangentopoli cavese", con arresti eccellenti ed accuse pesanti, poi cadute nel corso degli anni. Intanto tutto fermo. La Giunta Fiorillo, succeduta a quella di Abbro, per salvare il finanziamento del Cipe - 40 miliardi di vecchie lire - chiese pareri all'avv. Alessandro Nigro per verificare la legittimità degli atti fino ad allora assunti. Pareri inerenti al 1° e 2° lotto e sottovia.

«Fu una necessità - osserva oggi Fiorillo - in tutti noi c'era la preoccupazione di salvare il finanziamento regionale e monitorare la legittimità degli atti, di qui la richiesta di vari pareri nel tempo. Ed in particolare per il sottovia il prof. Nigro fu categorico: non c'era alcuna possibilità di sanatorie ex post e l'annullamento poteva essere assunto senza alcuna motivazione e poteva riguardare tutti gli atti a partire dallo stesso bando. Noi ci muovemmo in tale direzione ed annullammo le delibere».

Fu fatto un nuovo bando per il sottovia, un nuovo progetto, tutto in galleria, con Fiorillo, poi saltato, ed oggi è in via di realizzazione il progetto Messina. Nel frattempo, solo con la Giunta Messina si chiuse il contenzioso con Di Donato per le opere fatte per il secondo lotto. «Fu una conclusione a favore dell'Amministrazione, oggi quelle opere sono utilizzate per la realizzazione del sottovia», aggiunge Messina.

È questo il contesto storico nel quale in questi giorni si vive uno degli ultimi capitoli della vicenda, che va avanti dall'86, tra sospetti, accuse ed assoluzioni. Allora con i 40 miliardi sarebbe stata realizzata un'opera che andava dalla Tengana (ponte Surdolo) fino oltre il ponte S. Nicola. Oggi con la stessa somma le opere si fermano a via Atenolfi e, se non si proseguirà con altri finanziamenti, sarà un flop complessivo. Ed il danno lo pagherà l'intera città.

Fonte: Il Portico

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