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Roma, Sport, Olimpiadi, Strumentalizzazioni colpose, Attacchi giornalistici, Politica, ius sanguinis, ius soli

Intervista a Jacobs sullo "ius soli". Carlo Cinque da Positano: «Attacco vergognoso verso l'atleta simbolo delle Olimpiadi di Tokyo»

L'imprenditore positanese non gradisce l'interpretazione che Il Sole 24ore fa di alcune dichiarazioni rilasciate al Foglio

Inserito da (Admin), domenica 15 agosto 2021 17:56:48

Tutto nasce da un'intervista "provocatoria" che il giornalista del Foglio, Simone Canettieri, pubblica mercoledì scorso 11 agosto su Marcell Jacobs. Il giornalista prova a portare l'atleta su terreni poco confortevoli riuscendoci solo parzialmente. Un'intervista chiaramente non concordata che ha visto più volte Jacobs sfuggire come fa normalmente chi non è abituato ai riflettori e alla notorietà.

Ed è proprio una delle sue dichiarazioni sullo "ius soli" fatte al Foglio in cui risponde «Mah, non lo so, non voglio essere un simbolo, io corro. Non mi interessa la politica, non sono preparato, non voglio essere usato. Sono ignorante in materia e, francamente, questa roba mi interessa il giusto» a scatenare l'indignazione dei colleghi del Sole 24Ore che, in un articolo firmato da Francesco Prisco, arrivano addirittura a fare un parallelo con Ballotelli e a scrivere di lui "Questo ragazzo ha scritto la storia, non possiamo pretendere che abbia pure un'idea precisa sul mondo e il coraggio di esprimerla."

I due articoli, letti a ritroso partendo da quello del Sole24Ore, non sono sfuggiti a Carlo Cinque che, in un commento pubblico all'articolo, ha scritto: «Il vostro è un attacco vergognoso all'atleta Jacobs, questo ragazzo ha scritto la storia dell'atletica italiana e non possiamo pretendere che abbia pure un'idea precisa su tutto il mondo, il tempo e la volontà di esprimerla. Marcel Jacobs è persona seria e a differenza vostra, che siete tuttologi, ha giustamente dichiarato quello che sa fare e che vuole fare. Prendete anche voi esempio da lui, fate una sola cosa ma fatela bene!»

Il commento ha attirato la nostra attenzione e abbiamo contattato l'imprenditore positanese telefonicamente per avere una sua opinione nel merito.

«A volte osservo di giornalisti che scrivono solo per provocare indignazione tra i lettori, magari per accalappiare qualche like in più - ci ha rivelato il patron de Il San Pietro di Positano - Tuttavia un quotidiano che si rispetti dovrebbe badare anche alla qualità dei lettori oltre che alla sola quantità.»

E sullo "ius soli" come la pensa?

«La cittadinanza, a mio avviso, dovrebbe essere un diritto relativo e non assoluto. Lo stesso "Impero Romano" ha avuto differenti modi per riconoscere la cittadinanza romana, mutati nel corso della storia e che creavano diverse "gradazioni" di cittadinanza che davano diritto a differenti livelli di privilegi. La cittadinanza romana poteva essere conferita a singoli individui o anche a intere comunità. Veniva conferita in diversi modi, tra i quali, dal popolo riunito in assemblea oppure da un Magistrato autorizzato, o ancora dalla volontà dell'imperatore a seguito di meriti conseguiti di vario tipo. Non voglio annoiarvi con la storia, ma il merito dovrebbe tornare centrale nelle valutazioni. La cittadinanza romana veniva conferita a tutti gli appartenenti alla comunità politica di Roma, ma fuori dei confini dell'Italia i criteri non erano quelli dell'appartenenza (ius soli, appunto) alle varie province romane, i criteri potevano essere i più vari e a seconda della convenienza e di cosa apportasse più vantaggio a Roma e/o ai suoi eserciti.»

Dobbiamo tornare all'antica Roma?

«Assolutamente no. Però è giusto ricordare che la cittadinanza romana, così come si poteva acquistare, si poteva anche perdere attraverso una pronuncia del potere politico in determinate circostanze. I canoni di concessione della cittadinanza, di una nazione in generale, non devono necessariamente ispirarsi a quelli adottati dagli antichi romani, ma ogni nazione deve poter decidere di adottare anche più criteri contemporaneamente, variandoli nel tempo a seconda delle necessità e valutazioni di opportunità politiche, sociali di immigrazione ed emigrazione.»

E quindi per l'Italia quale sarebbe la soluzione?

«A solo titolo di esempio, se ragioni di opportunità nazionale lo suggerissero, si potrebbe prevedere che in campo sportivo possa essere applicato il criterio della concessione della cittadinanza per diritto di "ius soli", senza che lo stesso principio debba, per ciò solo, essere automaticamente applicato anche alle altre categorie sociali, alle quali si applicheranno, eventualmente, altri criteri ad hoc individuati, volta per volta dalla politica. Discorso ancora diverso per i nati in Italia da genitori stranieri che, fino all'età di 18 anni, dovrebbero essere accompagnati a sentirsi italiani, magari con una cittadinanza provvisoria e, successivamente il compimento del 18esimo anno di età, scegliere in autonomia di appartenere "definitivamente" alla nostra nazione, come già avviene attualmente con la naturalizzazione ma rendendo la pratica da un lato meno burocratica e dall'altra accertandosi che il ragazzo sia, si senta, e voglia essere veramente italiano.»

Speriamo allora di avere presto Jacobs a Positano

«Sarebbe meraviglioso. È stata una olimpiade fantastica, dove tutti ci siamo sentiti più orgogliosi di essere italiani e della quale Jacobs è stato la punta, scintillante, dell'iceberg. Spero di avere lui e la sua gentile consorte ospiti a cena de Il San Pietro di Positano in modo che possa perdonarmi di questo mio italico sfogo.»

 

Articolo Il Foglio: Jacobs: "Macché simbolo dello ius soli: io corro. Roma 2024? Che grande peccato"

Articolo Il Sole24Ore: Balotelli meglio di Jacobs

Fonte: Positano Notizie

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