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"Chi di spada ferisce di spada perisce!"

Inserito da (admin), venerdì 15 luglio 2005 00:00:00

«Non è il solito vano gloriarsi dell'aver previsto ogni cosa. Dopotutto non è che ci volesse poi tanto. La fine dei traditori politici, specie di coloro che oltraggiano l'amicizia o l'amore, è stata descritta e tramandata, attraverso i secoli, dai più sommi vati e storici. Eppure Messina e la sua famiglia, ACCUSANDO, ingiustamente Baldi, a cui va tutta la mia solidarietà, si permettono, offendendola, di parlare di amicizia. Non sanno neppure cosa sia l'amicizia!!! E dove sia di casa!!! Ma, alla decenza, alla mancanza di pudore, e alla vergogna politica, purtroppo, non c'è mai limite!!! E' giunta, però, l'ora, per me (specie dopo lo squallido e ridicolo volantinaggio della sua INTERESSATA consorte, a favore del marito e contro, a suo dire, il BALDI traditore; e del pietoso intervento - che tenerezza... - in Consiglio Comunale, della ALTRETTANTO INTERESSATA figlia), di rivelare tutti i retroscena politici e umani, anche quelli più nascosti, reconditi ed oscuri, che portarono ad una rottura INSANABILE ED IRRIMARGINABILE tra due grandi amici: Messina e Senatore.
Tante le voci, tante le dicerie da cortile che per anni hanno fatto spicciola ed insignificante cronaca cavese. La verità è che ero scomodo per Messina e la cosca politica-familiare, che pensava di fare del Comune una cosa privata e propria, A LORO ESCLUSIVO USO E CONSUMO!! Ma il bello deve ancora venire. E chi vivrà, vedrà!!! Purtroppo fui ingannato da chi, mangiando nel mio piatto, non potevo aspettarmi un tale subdolo comportamento, nonostante la mia esperienza politica e la mia professione SIANO, entrambe, ultraventennali. Ad Alfredo mi legavano sentimenti di fraterna amicizia, non solo politica, fin da quando io vice-sindaco del MSI-DN e lui capo-ripartizione dell'ufficio legale, insieme, riuscimmo a fare, in pochissimo tempo, cose importanti per Cava de' Tirreni (parcheggi - firma del sottoscritto dell'avvio del trincerone - piscina coperta - ultimazione strada Santa Lucia, etc. etc...). Una coppia instancabile, e a dire di molti, tecnicamente e politicamente fortissima ed affiatata. Addirittura, dopo questa esaltante esperienza, Messina ebbe il coraggio di firmare la mia candidatura a Sindaco (per la lista civica La Torre), e non quella di Abbro, che, all'epoca, era suo Sindaco, temuto e ancora in carica. Per chi, come me, non dimentica il bene, così come, purtroppo, ahimè, non dimentica il male, tutto ciò accrebbe il senso della riconoscenza, che mi contraddistingue, e soprattutto l'affetto, mal-ripagato, per Messina. Egli avrebbe potuto chiedermi qualsiasi sacrificio.
La qualcosa ben presto feci, senza indugio alcuno e senza timore delle conseguenze che, inevitabilmente e puntualmente, si verificarono. Iniziò, quindi, la restituzione del grande affetto e della grande prova di amicizia ricevuta da Messina. Lo lanciai, con l'ausilio di Enzo Galotto, in politica (consiglio provinciale - per poco non eletto), e lo appoggiai con tutte le umane forze possibili ed inimmaginabili. Lo appoggiai, poi, come candidato Sindaco, difendendolo, da solo, mentre altri fuggivano come conigli, da chi vilmente e con squallida violenza lo crocifiggeva, persino sui muri, al grido: votate gli onesti non votate Messina. Lo votai con entusiasmo goliardico e lo feci votare con altrettanta forza, costruendo, insieme a Petrillo, dal nulla, un politico che ha dimostrato quanto poco vale, e nonostante ciò lo conducemmo ad una vittoria non scontata, visto il pessimo giudizio politico, che di lui aveva ed ha, a ragion veduta, l'opinione pubblica cavese. Per lui presi le distanze dal mio naturale candidato di partito, Galdi...(AN) e riuscii a far confluire sulla sua posizione, sempre a discapito di AN, Gasparri, Bocchino e persino Gianfranco Fini. Di qui le mie Cirilliane disgrazie politiche; di qui la mia sospensione dal partito di origine. Difatti: all'indomani dalla esaltante vittoria, iniziarono gli infami tradimenti politici, che portarono, previa premeditazione, alla violenta e inaudita offesa personale della revoca dall'incarico assessoriale, che mi ferì non solo politicamente, ma soprattutto dal punto di vista personale, umano e professionale.
Tanti piangendo mi ricordarono di avermi seguito pur non simpatizzando per Messina, uno degli uomini politici, dopo Cirielli, checchè ne dica lo stesso Messina, che si illude, più odiato dai Cavesi. E tra non molto se ne accorgerà a caro prezzo. Altri ancora mi ricordarono il suo passato, a me ignoto, e le sue discutibili origini cavesi. Fini e Gasparri mi fecero pagare l'errore di averli indotti a far votare un indegno e irriconoscente politico, che aveva tentato, senza, però, riuscirci, di distruggermi. Cirielli, come uno sciacallo politico, approfittò della insperata opportunità per aggiudicarsi qualche punto di vantaggio su di me e chiedere la mia testa, che immediatamente ebbe, su un piatto d'argento, da Gasparri (punito anch'egli, ultimamente, perché traditore politico) e Fasano, miei referenti politici e presunti difensori. E colmo dei colmi, Messina, in Giunta, al posto di chi si era fatto letteralmente flagellare per lui, oltre a sistemare un altro mio grandissimo traditore politico, Santoriello, mise gli uomini, SCHILLACI E NAPOLI (due ragazzini incapaci e, ai più, sconosciuti), del suo più grande accusatore, Cirielli; dandogli, così, ragione di quanto, dallo stesso, asserito impunemente in campagna elettorale. Quello che, però, mi fece più male è l'aver perso un caro amico, che, mio malgrado, avrei dovuto punire, così come vanno puniti tutti i traditori politici e non.
Come un pugile suonato e messo a KO, raddrizzando la schiena, ripresi lentamente fiato e facendo mente locale, ancora non credendo, (o, forse, non volendo credere), che Messina fosse capace di tanta gratuita cattiveria, sempre politica, pensai al complotto: Petrillo, Del Vecchio, Armenante e (l'Innominata). Fui anche indotto e opportunamente depistato, dimodocchè altrettanto violenta (ma non priva di contraccolpi) fosse l'azione contro tutti coloro che mi apparivano responsabili di una infamità politica GRAVISSIMA. Il tempo, però, come sempre, è galantuomo. E I NODI VENGONO SEMPRE AL PETTINE!!
Tutti quelli che credevo artefici del complotto sono stati ripagati, da Messina, con la stessa falsa moneta con la quale fui ripagato. Capii allora che mi trovavo di fronte ad un soggetto, dalla doppia personalità politica, adiuvato da una innominabile, perfida, anima nera. Un malato politico affetto da "bipolarismo-depressivo" e da "mania", sempre politica, di "onnipotenza-delirante". Conosco bene la fine ed il crollo rovinoso e fatale che fanno questi soggetti, specie quando provano il piacere dell'"ecstasi" politica, accentuata da una carica "sindacale" troppo piena di poteri assoluti e poco priva di adeguati controlli amministrativi. Il gravissimo gesto di Messina ferì gravemente (ma non uccise, lasciando, IN GIRO, FERITO, un leone pericolosissimo per lui e la sua famiglia) non solo me stesso, ma l'intera mia famiglia, e segnò, però, la sua condanna politica, a morte. Era solo un problema di ATTESA OPEROSA E DI TEMPO!!! E IL TEMPO, ORMAI, PER LUI E' AMPIAMENTE SCADUTO.
Essendo, invece, in ballo, dal punto di vista politico, la salute psico-fisica di Alfredo, che voglio ricordare così come ebbi a conoscerlo all'inizio, preferisco cristianamente e umanamente perdonarlo per il male che mi ha fatto, e di cui, anche stupidamente, non si è mai pentito.
Anzi, ne è andato fiero!!! COME NOVELLO DE LUCA, A CUI AL MASSIMO POTREBBE PULIRE LE SCARPE... Sarà la vita, se lo riterrà opportuno, a fare quello che per Bruto e Cassio, Ella, inesorabilmente e senza pietà alcuna, fece, a mò di monito e di esempio per le generazioni future».
Alfonso Senatore

Fonte: Il Portico

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