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Vini della Costa d’Amalfi naturalmente protetti: presentato a Ravello progetto Vi.B.Ri.S. [FOTO]

Inserito da (redazionelda), venerdì 12 novembre 2021 09:49:34

Un progetto sperimentale per dare vita a vini bianchi longevi e di elevata qualità sensoriale attraverso nuovi metodi scientifici di trasformazione delle uve provenienti da vitigni a piede franco e che prevedono un ridotto contenuto di solfiti. È l'iniziativa, promossa da cinque aziende della costiera in collaborazione con l'Università Federico II e cofinanziata dal Fears - Psr Campania 14/20 Gal Terra Protetta, interessa le tre sottozone della Dop Costa d'Amalfi (Furore, Tramonti e Ravello) e i vitigni Fenile, Ripolo, Ginestra e Pepella.

 

Per favorire una viticoltura che tuteli e valorizzi la biodiversità locale e la salute dei consumatori, peraltro in un periodo in cui la tendenza globale è sempre più quella di un ritorno ad una enologia "leggera", è nato Vi.B.Ri.S. (Vini bianchi a ridotto contenuto di solfiti, longevi e di elevata qualità sensoriale) un progetto di cooperazione che ha l'obiettivo di rafforzare e consolidare le reti relazionali tra i soggetti del sistema della conoscenza, di promuovere la diffusione dell'innovazione nella filiera vitivinicola del territorio del Gal Terra Protetta, selezionando, tra i vitigni nativi dell'area quelli adatti a una viticoltura intelligente e sostenibile.

Il progetto è stato presentato ieri mattina a Villa Rufolo. Tra i partner, oltre alle cinque aziende della Costiera (Cantine Marisa Cuomo, Marisa Cuomo Società Agricola, Azienda Agricola Reale, Cantine Giuseppe Apicella, Azienda Agricola Tagliafierro Raffaele) anche la Sezione di Scienze Enologiche del Dipartimento di Agraria dell'Università degli Studi di Napoli Federico II.

 

La cabina di regia è formata invece da un gruppo di lavoro di ampio spessore tecnico-scientifico e formato da Martino Forino (Professore Associato del dipartimento di Agraria), Luigi Moio (Professore Ordinario del dipartimento di Agraria), Angelita Gambuti (Professore Associato del dipartimento di Agraria), Maria Tiziana Lisanti (Ricercatore a tempo determinato del dipartimento di Agraria), Nicola Matarazzo (economista, responsabile tecnico scientifico). Presenti il presidente del Gal Terra Protetta Giuseppe Guida, il sindaco di Ravello Paolo Vuilleumier (che è anche sommelier), il vicepresidente regionale dell'associazione nazionale Città del Vino, Vincenzo Savino e la presidente regionale AIS (Associazione Italiana Sommelier) NicolettaGargiulo.

A rappresentare i produttori della Costiera, Andrea Ferraioli, titolare delal Cantina Marisa Cuomo capofila dell'iniziativa.

Angelita Gambuti (Professore Associato del dipartimento di Agraria Università Federico II): «Il progetto ha più obiettivi: il primo è quello di capire quale tra questi quattro vitigni presenta per sua naturale composizione dei composti che possono essere interessanti perché hanno delle attività antimicrobiche e antiossidanti. Il secondo obiettivo, importante, è relativo allo sviluppo di protocolli di vinificazione che hanno al finalità sia di ridurre l'utilizzo di solfiti che di valorizzare ancora di più questi vini e soprattutto il rapporto col territorio.

Noi facciamo il nostro lavoro di ricerca ma è grazie alle aziende del territorio che investono risorse che si possono realizzare queste attività».

 

Martino Forino, professore associato del dipartimento di Agraria della Federico II: «Lo scopo è andare a vedere nell'uva cosa c'è, le sostanze che siano capaci di proteggere il vino naturalmente. Prendere, cioè, delle molecole che già sono presenti nelle uve e quindi fare in modo che passino dalle uve al vino. Perchè non sempre le molecole passano, molte restano nelle vinacce. Quindi favorire questo passaggio dalle uve al vino perché esso possa essere protetto in maniera naturale grazie a queste molecole già presenti nell'uva.

 

Abbiamo lavorato molto sulle uve rosse perché hanno una ricchezza di sostanze più ampia rispetto a quella delle uve bianche. Abbiamo trovato sostanze antiossidanti, sostanze ad attività antinfiammatoria, sostanze ad attività antimicrobica e anche antivirale. Questa nostra collaborazione col dipartimento di Farmacia della Federico II e anche con l'Università di Perugia dove hanno eseguito saggi mirati sul Coronavirus, abbiamo visto che alcune di queste molecole presenti, in particolare sulla buccia delle uve hanno questa attività antivirale. Perciò abbiamo parlato di Chimica Verde e di Economia Circolare, perché le bucce, soprattutto nella vinificazione in bianco vengono messe da parte. Sarebbe interessante recuperare queste sostanze che al momento è rifiuto.

Lo scopo primario resta quello di analizzare in maniera approfondita queste uve della Costiera Amalfitana per capire e definire il loro profilo e capire cosa c'è dentro realmente e quanto ce n'è.

La tendenza della maggior parte dei produttori di vino a livello mondiale è quella di ottenere dei vini che siano espressione del territorio. Quindi avere dei vini che non siano omologati a tutti gli altri ma che abbiano proprie specificità. Questo anche il senso del progetto».

Fonte: Il Vescovado

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