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La ludopatia può colpire chiunque

I recenti casi che hanno coinvolto i calciatori Fagioli, Tonali e Zaniolo hanno riaperto il fronte su di una patologia trasversale che può colpire chiunque: dal nullatenente ai giovani milionari

Inserito da (Redazione Nazionale), domenica 15 ottobre 2023 13:07:12

di Norman di Lieto

No, la ludopatia non è colpa della pancia piena dei calciatori, o della loro giovane età che vorrebbe per forza definirli ingenui ed incapaci di comprendere la portata del rischio che determinate azioni comportano. Specie se sei un personaggio pubblico.

No, non è così.

La ludopatia è una patologia infima e, soprattutto, trasversale.

Non c'entrano l'età, le condizioni economiche, lo status.

A volte pensare che questi giovani - come quelli coinvolti (al momento) Fagioli, Tonali, Zaniolo non dovrebbero scommettere perché già ricchi e famosi - e debbano essere per questo immuni dalla ludopatia grazie al loro conto in banca - rispetto ad un 'povero diavolo' che spera di cambiare la propria vita attraverso il gioco perché non riesce a sbarcare il lunario, non solo è semplicistico ma profondamente lontano dalla realtà dei fatti.

Il soggetto affetto da ludopatia è trasversale e difficilmente si riesce ad incasellare in un genere o una fascia d'età specifica: si può andare a trovare vittime del gioco che vanno dai giovanissimi fino agli anziani; non sono rari i casi di pensionati che si sono rovinati alle semplici 'macchinette mangia soldi', oppure con le scommesse, con il poker e chi più ne ha più ne metta.

Di casi eclatanti, i cosiddetti vip che si sono auto dichiarati vittime della ludopatia sono stati Emilio Fede che raccontò come fosse stato Silvio Berlusconi a salvarlo da una condizione psicologica ed economica disastrosa; il cantante Pupo e tanti altri.

Provate a pensare a quante ne potremmo conoscere noi di queste persone, che pur non essendo dei vip, hanno vissuto il dramma di dover convivere con una vera patologia che rischia di annichilire chi ne è affetto.

Se dovessimo vedere i numeri fermi al 2018 - con l'indagine dell'istituto superiore della sanità - questi certifica(va)no come in Italia sono 1,5 milioni gli italiani affetti da ludopatia; senza contare che, in questi 5 anni, il dubbio è che questi stessi numeri siano da aggiornare.

Incrementandoli. E di molto, dal mio punto di vista. E non si tratta di essere pessimisti.

Realisti, invece: infinite possibilità di giocare online, svariate applicazioni, modalità diverse e trasversali con cui avvicinarsi al gioco d'azzardo.

Semplicemente, con un click.

Tornando al caso dei calciatori coinvolti il padre di Fagioli ha portato l'attenzione sui procuratori dei calciatori che - a suo modo di vedere - dovrebbero stare attenti, non solo a strappare migliori ingaggi per i loro assisti guadagnandoci a loro volta congrue parcelle belle succulente - ma a supervisionare i comportamenti dei loro assistiti visto che si tratta di persone giovani, ricche e con troppo tempo libero.

Questa è un'altra amenità: anche chi si sveglia alle 5 del mattino e torna a casa alle 6 di sera - se è affetto da ludopatia - si ritaglierà uno spazio per giocare.

Anche se questa persona è un semplice lavoratore stipendiato: sia esso un operaio, un impiegato, un cameriere o un piccolo imprenditore.

La differenza di status che interviene e che fa la differenza anche nella ludopatia è sempre e solo economica: se una persona affetta da ludopatia con un lavoro ‘normale' dovesse perdere cifre considerevoli al gioco, rischierebbe un tracollo sia economico che psicologico.

Chi ha invece possibilità economiche diverse non si salverà dall'impatto psicologico di questa patologia (rischiando anche un enorme impatto mediatico, una carriera in bilico) ma dall'impatto economico - seppur significativo - potrà risollevarsi a stretto giro.

La differenza è nella capacità di rialzarsi dal punto di vista economico, mentre non c'è differenza alcuna su chi potrebbe essere la prossima vittima.

La ludopatia è una patologia che non guarda in faccia a nessuno e non fa differenze di 'censo'.

 

Leggi anche il nostro articolo: "Giocare non sempre fa bene"

Fonte: Booble

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