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Ravello celebra fra Antonio Mansi: nel centenario morte al via processo di beatificazione

Inserito da (redazionelda), giovedì 1 novembre 2018 17:59:04

Il 30 e 31 ottobre , presso il Convento di San Francesco in Ravello, è stato solennemente celebrato il centenario della morte del Servo di Dio Fra Antonio Mansi, il giovane religioso ravellese nato a Londra nel 1896 e morto a Roma il 31 ottobre 1918.

Attraverso una serie di iniziative spirituali, liturgiche e culturali, promosse dalla Provincia dei Frati Minori Conventuali di Napoli, in collaborazione con il Convento di Ravello, il Comune di Ravello e la Famiglia Mansi, la figura di fra Antonio Mansi è stata degnamente ricordata nel centenario della sua morte.

Le celebrazioni sono cominciate il 30 ottobre, al mattino, presso la Sala di ingresso della biblioteca "San Francesco", dove è stata inaugurata la mostra documentaria di Scritti Autografi, a cura di Salvatore Amato e P. Francesco Capobianco.

L'esposizione è stata distribuita negli espositori attraverso tre sezioni: Studi Ginnasiali e Noviziato; Temi e componimenti letterari; Corrispondenza e documenti biografici.

La prima sezione raccoglie non solo le testimonianze sull'organizzazione degli studi, ma anche alcuni scritti spirituali - massime, ricordi, propositi - in cui traspare una robustezza impressionante se si considera la sua giovane età. Tra tutti spicca il suo Diario Spirituale, composto di due quaderni: il primo dal 4 dicembre 1913 al 5 maggio 1916; il secondo dal 2 giugno 1916 al 31 ottobre 1916. In esso, come ha scritto P. Bonaventura Danza, editore degli scritti di Fra Antonio Mansi: "ci è dato vedere Fra Mansi respirare con tutta l'anima e il corpo, mediante un'asciutta forza morale e poetica, insieme ad un acume psicologico diffuso, come immerso in una possente tensione drammatica".

Nella stessa categoria di scritti va annoverato anche il quaderno dal titolo ‘Spiritalia', in cui il Mansi si propone alcuni modi di comportamento: Conversazione, diffidenza, ipocrisia, distrazioni, spirito.

La seconda sezione, Temi e componimenti letterari, copre un periodo che va dal 1913 al 1917 e accoglie i temi ginnasiali scritti a Bagnoregio, poesie, riflessioni spirituali, componimenti, scritti d'occasione e inni, tra i quali l'originale autografo dell'inno popolare al Beato Bonaventura da Potenza.

Come puntualmente ha scritto P. Danza: "la sua scrittura è attenta e candida, energica e pacata insieme, intrisa di buon senso e del gusto proprio del sacro, con tutto il sapore però gioioso della parola letteraria, scritta questa, con disarmante e giovanile semplicità, e immersa nella fluidità del discorrere, quasi ad interpretare la stessa vita".

L'ultima sezione, che accoglie le lettere autografe, documenti personali e testimonianze, restituisce un fra Antonio Mansi attento e preoccupato alle vicende familiari, alle sorti del fratello Francesco, partito per la Grande Guerra, alla corrispondenza con i genitori, con lo zio canonico e con il fratello religioso Bonaventura.

Un percorso che raggiunge gli ultimi giorni di vita, attraverso il certificato medico del dott. Luigi Sabbatucci, che il 28 ottobre 1918, che ne attestava il preoccupante stato di bronchite influenzale e la testimonianza post mortem di Fra Pietro Giuseppe Maria Pal, che scriveva su fra Antonio Mansi una lunga relazione, proponendo i voti dell'obbedienza, della povertà, della castità e l'esercizio silenzioso e nascosto, dell'umiltà, della modestia, della mortificazione, della speranza, della carità fraterna, della pazienza, della diligenza, della carità divina, dell'amore verso la Chiesa e verso l'Ordine, dell'amore ai parenti e della prudenza: tutte virtù che Fra Antonio ha esercitato sino all'eroismo.

Al termine dell'inaugurazione della mostra documentaria, è giunta a Ravello, in pellegrinaggio, la sezione della Milizia dell'Immacolata della Campania, che ha tenuto un incontro di preghiera, davanti alla tomba di fra Antonio, guidato dall'assistente nazionale padre Mauro De Filippis Delfico. Per l'occasione è stata esposta la statua dell'Immacolata, donata al Convento di Ravello da Padre Gianfranco Grieco, venerata da fra Antonio Mansi e da San Massimiliano Kolbe perché si trovava nella stanza del rettore del Collegio Internazionale Serafico, padre Stefano Ignudi.

Nel pomeriggio del 30 ottobre, con inizio alle 16.30, presso la chiesa di San Francesco, si è tenuta la presentazione della prima compiuta biografia di fra Antonio Mansi, scritta da Padre Gianfranco Grieco, giornalista e scrittore, dal titolo: "Il figlio più grande: vita di fra Antonio Mansi", pubblicata dall'editrice Miscellanea Francescana.

In una gremitissima chiesa di san Francesco, alla presenza della sezione della milizia dell'Immacolata e della Famiglia Mansi, dopo i saluti dell'assessore Natalia Pinto per il Comune di Ravello e di P. Giorgio Tufano per la Provincia OFMConv. di Napoli, alcuni interventi hanno definito i caratteri del prezioso volume pubblicato da P. Grieco, attraverso diverse letture.

Salvatore Amato, Archivista di Stato, ha ripercorso il passaggio ravellese di Antonio Mansi nel contesto della vicenda storica locale, nei suoi aspetti istituzionali, sociali e religiosi, condizionata, in quegli anni, anche dalla I Guerra mondiale.

"Riflessi della Grande Guerra - come ha scritto Salvatore Amato - si ritrovano nei deliberati del Consiglio Comunale ravellese, nella seduta del 5 maggio 1918, in cui l'Assemblea sospendeva la discussione, per commemorare Francis Charles Lacaita, figlio del concittadino onorario Carlo Lacaita, proprietario di Palazzo Rufolo, caduto nel campo di battaglia nella Francia Settentrionale. Oppure, nel verbale dell'adunanza del 29 giugno 1918, si legge che: "il sindaco Nicola Mansi apriva la seduta inviando un affettuoso saluto al glorioso esercito, che tanto si è distinto nella clamorosa battaglia sul Piave eroicamente resistendo e scacciando l'eterno nemico della nostra cara patria. L'intero Consiglio si associa alle calde parole pronunziate dal Sindaco e gridano: Viva l'Esercito. Alla fine del conflitto anche Ravello dovette fare la conta dei suoi militari caduti, che furono 31, la maggior parte dei quali perse la vita sul Carso, o per malattia e prigionia, come compiutamente si rileva dalla recente pubblicazione dell'Albo d'Oro, a cura di Antonio Schiano di Cola".

"Nonostante le vicende belliche, che non poco influirono sulle risorse finanziarie delle municipalità - ha proseguito Amato - il 1918 segnò per Ravello l'avvio di un processo di modernizzazione dei servizi pubblici, che troverà concreta attuazione solo nel decennio successivo. Il 25 agosto 1918, infatti, il Consiglio Comunale, tenendo conto delle mutate condizioni del paese e dell'aumento delle presenze turistiche, affrontava l'annoso problema della pubblica illuminazione, approvando il progetto dell'ingegnere Ernesto Mascolo di Amalfi, che prevedeva l'illuminazione delle due piazze principali del paese e delle vie dove sorgevano gli alberghi e gli esercizi commerciali. Ma furono, soprattutto, le vicende religiose ed ecclesiastiche a segnare la vita ravellese nel 1918. Nel maggio 1918 era istituita la scuola cattolica, diretta dalle suore terziarie domenicane di Asti e gestita da un consiglio di amministrazione formato dai sacerdoti don Luigi Mansi, presidente; Don Antonio Mansi, Don Pantaleone D'Amato e Don Raffaele Mansi. Il 7 luglio l'Arcivescovo Ercolano Marini consacrava l'ex cattedrale, rivolgendo ai numerosi fedeli presenti un breve sermone sul significato della cerimonia e sui doveri che essa imponeva. Due giorni dopo, il 9 luglio 1918, lo stesso Ercolano Marini informava il Capitolo ravellese che era stata richiesta alla Sacra congregazione dei riti, l'elevazione a basilica dell'ex Cattedrale ottenendone la relativa grazia. Così, con Breve del 31 luglio 1918, Benedetto XV decorava in modo perpetuo del titolo e della dignità di Basilica Minore l'ex Cattedrale di Ravello, accogliendo amorevolmente l'istanza presentata dal clero, dalle autorità municipali e dal popolo, accompagnata da una calda raccomandazione dell'Arcivescovo Ercolano Marini. La solenne inaugurazione della basilica si tenne il 27 ottobre successivo, nel corso della quale, al canto del Te Deum, si scopriva l'epigrafe scolpita sul marmo, a ricordo della consacrazione e dell'elevazione a Basilica minore".

Dopo l'intervento dell'archivista Salvatore Amato, c'è stato l'autorevole contributo del già vicedirettore della Sala Stampa della Santa Sede e sottosegretario del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali Angelo Scelzo.

Scelzo, nel ricordare il lungo rapporto di amicizia e collaborazione con Padre Gianfranco Grieco e le sue origini salernitane, ha inserito la vicenda di fra Antonio Mansi nel contesto della santità in Campania, portando gli esempi delle recenti canonizzazioni di Vincenzo Romano e di Nunzio Sulprizio, quest'ultimo morto all'età di diciannove anni. Il vaticanista, inoltre, ricordando come l'Arcidiocesi di Napoli conti attualmente il più alto numero di cause di beatificazione e canonizzazione in corso, ha evidenziato come sia davvero straordinario, nonostante la giovane età, il lascito di scritti e la profondità spirituale del giovane Antonio Mansi.

Dopo il contributo di Scelzo e in continuità di esso, è intervenuto il giornalista Luca Caruso, Fondazione Vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, che con chiarezza espositiva e contenutistica ha offerto una chiave di lettura della biografia di fra Antonio Mansi, sulla base di due citazioni: la traduzione di Leopardi del verso di Menandro: "Muor giovane colui che al Cielo è caro" e l'altra: "Nessuno muore sulla terra finché vive nel cuore di chi resta". Il giornalista, inoltre, ha attualizzato la figura di fra Antonio Mansi all'esito dell'ultimo Sinodo sui Giovani.

Le conclusioni sono state affidate all'autore del volume, Padre Grieco, che ha ribadito la grandezza di fra Antonio Mansi, annoverandolo tra i figli più illustri della storia millenaria di Ravello. Ha poi raccontato alcuni episodi legati al fenomeno della santità, citando una conversazione in cui, alla richiesta di alcune religiose su come procedesse il processo di canonizzazione di una loro antica consorella, San Giovanni Paolo II rispondeva così: "i Santi si fanno da soli". Sullo stesso argomento, anche Papa Francesco, alla stessa richiesta, ha aggiunto, in tempi più recenti, la seguente espressione: "I santi li fa Dio".

Al termine, il moderatore dell'evento, Benito Corradini, Presidente dell'Accademia "La Sponda", ha auspicato la costituzione di un comitato promotore di tutte le iniziative necessarie al percorso di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio.

Alla presentazione del volume è seguita la solenne celebrazione eucaristica, presieduta dall'Arcivescovo di Amalfi - Cava de' Tirreni, Mons. Orazio Soricelli, e concelebrata da Don Angelo Mansi, P. Giorgio Tufano, P. Mauro De Filippis Delfico e da P. Gianfranco Grieco. La celebrazione è stata animata dalla rappresentanza della Milizia dell'Immacolata della Campania. L'Arcivescovo Soricelli, nell'omelia, ha ricordato la straordinaria esperienza di vita di fra Antonio Mansi, che nonostante la giovanissima esperienza terrena, ha testimoniato nella profondità delle sue opere fedeltà a Cristo, alla Chiesa e all'Ordine dei Frati Minori Conventuali.

Il giorno 31 ottobre, in cui cento anni fa avvenne il pio transito di Fra Antonio, presso il Collegio Internazionale Serafico, si è tenuta la celebrazione eucaristica presieduta da P. Cosimo Antonino, Ministro Provinciale OFMConv. di Napoli. Alla celebrazione ha partecipato alla famiglia Mansi e fedeli ravellesi.

Dopo il saluto iniziale, P. Gianfranco Grieco ha dato lettura dell'editto del Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, Angelo De Donatis, con cui viene portata a conoscenza della comunità ecclesiale l'avvio della causa di beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Fra Antonio Mansi e con cui si invitano tutti coloro che ne fossero a conoscenza a far pervenire al Tribunale Diocesano del Vicariato di Roma "tutte quelle notizie dalle quali si possano arguire in qualche modo elementi favorevoli o contrari alla fama di santità del detto Servo di Dio".

Cosimo Antonino, che ha incentrato l'omelia sul Vangelo delle Beatitudini, ha auspicato che la testimonianza di vita e di fede di Fra Antonio Mansi, possa essere da esempio per l'Ordine dei Frati Minori Conventuali e per la Chiesa intera.

Al termine della celebrazione, uno spettacolo pirotecnico, curato dal Comune di Ravello, ha chiuso la due giorni di celebrazioni e avviato, di fatto, l'iter canonico con cui si auspica per Fra Antonio Mansi, come egli stesso sperava un secolo fa per il Beato Bonaventura da Potenza nelle ultime parole dell'inno da lui composto, che "Dio ne affretti il fulgido giorno che il Padre amato, vedrem di nova gloria in terra incoronato".

Fonte: Il Vescovado

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