Tu sei qui: Salute e BenessereSanità, la lista d’attesa è troppo lunga? C’è il diritto alla visita privata
Inserito da (PNo Editorial Board), lunedì 6 maggio 2024 15:57:08
La questione delle liste d'attesa nel sistema sanitario italiano è da tempo al centro del dibattito pubblico. Le difficoltà nel garantire un accesso tempestivo alle cure rappresentano una sfida per i cittadini, spesso costretti a rinunciare alle prestazioni mediche necessarie a causa dei lunghi tempi di attesa o dei costi elevati delle visite private.
La situazione è particolarmente critica quando si tratta di patologie gravi, dove anche un ritardo minimo nella diagnosi e nel trattamento può avere conseguenze drammatiche per la salute del paziente. Tuttavia, non tutti sono a conoscenza dei loro diritti e delle possibilità offerte dalla normativa vigente.
Il Decreto Legislativo n. 124 del 1998 regolamenta le liste d'attesa, stabilendo che le Regioni, insieme alle Aziende Unità Sanitarie locali e agli ospedali, devono definire tempi massimi entro i quali le prestazioni mediche devono essere erogate. Questi tempi massimi devono essere resi pubblici e comunicati al paziente al momento della richiesta.
Se i tempi massimi di attesa non vengono rispettati, il cittadino ha il diritto di richiedere la prestazione in regime di intramoenia, pagando solo il ticket e non il medico come privato. Questo diritto può essere esercitato per diverse tipologie di esami e visite specialistiche, su cui sono stati definiti specifici tempi massimi di attesa.
Il 24 gennaio 2020, la Regione - con il decreto 23 - ha integrato la normativa nazionale con un Piano regionale che mira a garantire l'equità nell'accesso alle prestazioni sanitarie. Sono previste classi di priorità con tempi massimi di attesa definiti, e se questi tempi non vengono rispettati, la Regione deve coprire gran parte del costo per la prestazione privata.
È il medico di base (o pediatra) ad applicare il codice di priorità alla prestazione richiesta per certificare l'urgenza: urgente, 72 ore; breve, 10 giorni; differibile, dai 30 ai 60 giorni; programmata, 120 giorni.
Se la lista d'attesa è lunga, il cittadino dovrà compilare un modulo in cui richiede la prestazione in regime di libera attività professionale. Il modulo va intestato all'Azienda Sanitaria di appartenenza allegando la ricetta medica e la prescrizione del CUP.
Tuttavia, nonostante la normativa vigente, molti cittadini e operatori sanitari non sono a conoscenza di questi diritti, e la mancanza di informazioni e controlli adeguati continua a penalizzare i più deboli.
Infatti, spesso, specialmente in mancanza di budget, alle istituzioni sanitarie fa "comodo" prendere tempo e lasciar aspettare il paziente.
In allegato, vi lasciamo il modulo proforma da compilare, diffuso gentilmente sul gruppo facebook "La Salute in Costa d'Amalfi" dal dottor Enrico Scola.
Fonte: Maiori News
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