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Don Lorenzo Mansi: 50 anni fa moriva il Sindaco di Ravello. Attesa per intitolazione strada

Nell’ottobre del 2019, in occasione della presentazione del libro "Don Lorenzo Mansi sindaco di Ravello", il primo cittadino di Ravello, Salvatore Di Martino e il sindaco di Scala Luigi Mansi si erano impegnati pubblicamente a intitolarne una strada

Inserito da (redazionelda), martedì 9 febbraio 2021 10:49:22

Era il 16 febbraio del 1971 quando Lorenzo Mansi, don Lorenzo, il sindaco di Ravello, morì nella sua abitazione di fronte la chiesa della Madonna dell'Ospedale.

"La salute di Don Lorenzo - come è descritto nella cronaca del volume 'Don Lorenzo Sindaco di Ravello' di Silvano Polvani - da tempo dava segnali di forte preoccupazione e sembrava volgere al peggio. Nonostante le sue condizioni ogni giorno si aggravassero e malgrado i consigli dei medici cercassero di dissuaderlo a continuare ad occuparsi del comune, fonte di lavoro e preoccupazione, sarà solo verso la fine di ottobre 1970 che il Mansi abbandonasse la sua partecipazione alle riunioni della giunta e del consiglio comunale. Quel 16 febbraio del 1971 al mattino presto si trovava in bagno e come altre volte avvertì quel dolore al petto, tipico dell'angina, con il quale da anni conviveva pur nella paura e nella fiducia della ripresa. Pochi minuti, si sarà detto il Mansi, un po' di riposo e scomparirà.

Ma quella mattina fu diverso. Il dolore toracico si prolungò, assieme ad una invadente sudorazione accompagnata da una sensazione di affaticamento. Un leggero ma progressivo stordimento avanzò, fu un dolore penetrante che si irradiò alle braccia, al collo e alla schiena, segnali premonitori che fecero allarmare, scattarono i soccorsi, ma tutto risultò inutile. Furono diversi i medici che si precipiteranno a casa sua per un consulto. Il primo ad accorrere fu il medico di famiglia Pasquale Correale.

Alla sera, verso l'imbrunire, Don Lorenzo si abbandonò all'eterno sonno dei giusti. Come la notizia della sua morte uscì dalle mura domestiche un fremito si diffuse in Ravello e nei paesi vicini. La sua salma fu trasferita presso la chiesa Madonna dell'Ospedale, anticamente detta di Sant'Angelo (XI sec.). Il cordoglio fu sincero e si trasformò in una penosa quanto toccante processione di chi voleva sapere. Tanta gente stordita e confusa per una notizia che non immaginava così vicina. Venne convocata la giunta comunale e per tale occasione fu proclamato il lutto cittadino.

Un sindaco, fu detto, entusiasta e battagliero, impegnato con passione e generosità nella politica, per il bene della sua città e dei suoi abitanti. Sin dal mattino, molto presto, incontrava e ascoltava i suoi cittadini con quella sua umanità popolare e ricca che lo faceva sentire vicino e partecipe, fedele al programma di azione che si era proposto e condiviso con i suoi cittadini. Il giorno dei funerali la piazza del Vescovado non riuscirà a contenere la tanta gente venuta per l'estremo saluto. Concittadini e abitanti della costiera, nessuno vorrà mancare. Troverà posto nelle strade e nei vicoli adiacenti. Tanti sindaci e autorità a fianco dei propri gonfaloni. I più anziani raccontano, ancora oggi, che le corone di fiori da piazza Vescovado a Ravello erano allineate sino al duomo di Scala. Tutti gli uomini e le donne della costiera vollero essere presenti, desiderarono porgere a Don Lorenzo l'ultimo saluto; il saluto dell'affetto, dell'amicizia e della gratitudine".

 

"Noi, qui, oggi", era il 18 febbraio 1971, sono le parole dell'orazione funebre di Salvatore Sorrentino all'epoca ope legis (sindaco facente funzioni) pronunciate dal sagrato del duomo di Ravello, "nell'inchinarci commossi dinanzi alla bara che contiene le sue spoglie mortali, facciamo una professione di fede: solennemente ci impegniamo ad amare Ravello così come egli la amò; a difenderla così come egli la difese; a proteggerla nella sua natura e nella sua arte così come egli la protesse".

 

La Ravello che lui immaginava, alla quale ha dedicato la sua vita, sottraendola anche agli affetti familiari, è quella descritta nella proposta di legge del novembre 1970, una proposta fortemente voluta, il suo testamento politico, nella quale è disegnata la Ravello del futuro, che guarda al mare senza ignorare le sue potenzialità collinari, che crede nella valorizzazione delle sue enormi potenzialità artistiche e architettoniche, da tutelare e preservare.

Un'idea della città che guarda avanti, proiettata allo sviluppo delle sue risorse, che pone al centro di tutto l'uomo, la qualità della sua vita. Spazi pubblici condivisi, spazi attrattivi da utilizzare e vivere, una città bella e coinvolgente per i suoi cittadini e per i turisti, da considerare, per i suoi eventi, come un grande teatro all'aperto. Una città, che si realizza nelle sue bellezze naturali, che mantiene la sua cultura di appartenenza, proiettata in una visione condivisa che attinge al passato e al presente per costruire il suo futuro.

 

A cinquant'anni dalla scomparsa, di Lorenzo Mansi rimane il ricordo, consapevoli di una memoria che ci è necessaria per capire e riscoprire le nostre orme e, assieme a queste, i valori di una fase storica che, nel nostro tempo, sembra ammonirci per averli smarriti.

Don Lorenzo è stato un uomo che non si è risparmiato per la sua comunità a cui era profondamente legato, che ha saputo guadagnarsi la fiducia dei cittadini per essere stato un politico e amministratore appassionato, a volte severo ma sempre pronto a far dono della propria umanità e comprensione.

Nell'ottobre del 2019, in occasione della presentazione del libro "Don Lorenzo Mansi sindaco di Ravello", il primo cittadino di Ravello, Salvatore Di Martino e il sindaco di Scala Luigi Mansi si erano impegnati pubblicamente a intitolarne la strada di collegamento tra di due comuni, in località "Ponte", così da ricordarne per sempre l'opera, la figura e il valore.

Quanti lo conobbero e lo apprezzarono a Ravello e a Scala, e ancora oggi ne hanno memoria, confidano che sia avviato l'iter istituzionale così da avere la data per la cerimonia commemorativa.

Fonte: Il Vescovado

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