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Cava de' Tirreni, terremoto, testimonianza

Terremoto 1980, il ricordo di Del Vecchio: «Avevo 13 anni, Cava de' Tirreni venne piegata dalla forza della natura»

Attraverso un messaggio affidato ai social, l'assessore Giovanni Del Vecchio ha ricordato quel drammatico evento

Inserito da (redazioneip), lunedì 23 novembre 2020 10:26:03

A quarant'anni di distanza, il ricordo del terremoto del 23 novembre 1980 è tutt'altro che sbiadito. Attraverso un messaggio affidato ai social, l'assessore Giovanni Del Vecchio ha ricordato quel drammatico evento, che distrusse interi comuni in Campania e Basilicata, causando cinque decessi a Cava de' Tirreni.

«Erano le 19,34 di quella sera del 23 Novembre 1980, 40 anni fai, avevo 13 anni, mi trovavo con la mia famiglia al ristorante " Vecchie Fornaci" a mangiare una pizza quando improvvisamente il tavolo iniziò a muoversi e il vetro a sbattere sempre più forte; vidi gente scappare in preda alle lacrime e alla disperazione urlando una parola a me sconosciuta " il terremoto"; fino a quella sera non avevo idea cosa fosse... lo capii solo dopo quei novanta secondi di panico e di paura; lasciammo il ristorante e scappammo via e durante il tragitto in auto per raggiungere il centro mi accorsi del buio che ci circondava. Era saltata l'illuminazione pubblica. Poi l'incedere della automobile venne ostacolato da altre macchine che si erano fermate di botto. Giunti presso la nostra abitazione a viale Garibaldi mi accorsi della gravità della catastrofe che si era abbattuta sulla mia città; macerie dappertutto, persone sconvolte che piangevano per strada e tante auto ferme.

Passai tutta la notte insonne in macchina con la mia famiglia nello spazio aperto oggi destinato a parcheggio privato su viale Garibaldi.

Al mattino girammo in auto per la città che si presentava irriconoscibile, la maggioranza dei fabbricati erano gravemente danneggiati e almeno la metà di essi inagibili e l'altra metà abbattuti o da abbattere. Una tragedia con tanti danni. La chiesa di S. Francesco era completamente crollata, e il duomo gravemente danneggiato come il suo orologio fermo alle 19.34 della sera prima. Due simboli della nostra città piegati dalla forza della natura. Prima di allora non conoscevo e non avevo mai vissuto il terremoto, avevo saputo qualcosa dai miei nonni ma non potevo mai immaginare alla mia età che un evento naturale potesse portare tanta morte e dolore. I giorni e le notti successive le ho trascorse con il terrore di una nuova scossa ancora più violenta. Oggi dopo quarant'anni mi ritrovo a rivivere una tragedia diversa quella del Covid-19 ed è tutto come allora perché anche se in età matura regna tanta incertezza su cosa succederà domani e soprattutto quando tutto finirà».

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Fonte: Il Portico

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