Tu sei qui: Storia e StorieAlfonso Arpino: un amico, un compagno e un combattente che se n’è andato
Inserito da (redazionelda), sabato 28 dicembre 2019 09:55:21
di Bruno Mansi
C'è voluto qualche giorno per metabolizzare la morte di Alfonso. Tutto così in fretta. Quasi irreale.
Martedì mattina al cimitero di Maiori con i compagni di tante lotte sembrava quasi che lo stessimo aspettando per uno dei nostri incontri politici.
Era una bella e fredda mattinata invernale e il vento asciugava lacrime ribelli in ognuno di noi.
Pareva quasi una delle tante volte di un'altra era geologica. Salvatore Della Pace, Salvatore Zichinolfi, Gaetano Cantalupo, Massimo Vitale, Tonino Catino, Rosario Dipino, Gino Gambardella: gruppo che insieme a Claudia, Alfonso e tanti altri a partire dalla fine degli anni Sessanta (1968) e per gran parte degli anni Settanta fu il centro propulsore delle battaglie che in quegli anni si svolsero in Costiera.
Lotte per il diritto allo studio prima, poi battaglie sociali; la casa, il lavoro, i diritti civili, e poi per la pace, la democrazia.
"Formidabili quegli anni" li hanno chiamati, in un libro, Mario Capanna e Roberto Vecchioni in una canzone.
Furono gli anni dei "sogni nel sogno e delle speranze nella speranza".
Gli anni in cui una generazione di giovani e giovanissimi pensò di prendere nelle proprie mani il destino e cambiarne la storia.
Quando Martedì a mezzogiorno è arrivato il feretro di Alfonso quasi come automi ci siamo incamminati come in uno dei tanti cortei del passato.
Solo quando ho lanciato il mio pugno di terra sulla bara per la sepoltura ho preso coscienza che tutto era finito.
Dalla telefonata di Domenica mattina presto quando Luigi, mi ha avvertito del malore di Alfonso il giorno prima, quel maledetto sabato in cui per arrivare in ospedale ci vorranno delle ore, è stato un susseguirsi di speranze e delusioni. Poi Lunedi sera alle 22 la telefonata di Zichinolfi e la notizia della sua morte.
Nel momento di quel pugno di terra lanciato ho rivisto i tanti momenti insieme di quegli anni; i pugni chiusi, le bandiere rosse e bella ciao- E poi il fermo di Alfonso e Claudia per le proprie idee, la nostra rabbia e i cortei per il loro rilascio. E poi ho rivisto Alfonso e Claudia a casa mia leggere "un uomo" di Oriana Fallaci.
Come ha scritto Donato alcuni di noi come Alfonso non sono credenti e non abbiamo la speranza di rivederci.
Addio Alfonso. A me resteranno, ancora per un po', i sogni per cui abbiamo lottato.
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Alfonso che non credeva a una vita dopo la morte, ma credeva alla vita
Fonte: Il Vescovado
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