Tu sei qui: Storia e StorieAmalfi com'era una volta e com'è adesso
Inserito da (redazionelda), sabato 3 febbraio 2018 09:56:17
di Sigismondo Nastri
Francesca Sarno, morta ad Amalfi l'altro giorno alla bella età di novantacinque anni (che avrebbe compiuto in questo mese di febbraio), passava il suo tempo, sulla sedia a rotelle, a scrivere: ricordi di vita, personali e collettivi, che diventano ora pagine di storia. Rita Di Lieto, che l'ha seguita amorevolmente in questo percorso, ed ha già pubblicato una sua testimonianza su vicende dolorose dell'ultima guerra, ha raccolto anche questo suo "atto di dolore" per come Amalfi si è trasformata nel tempo, perdendo la sua identità. Condivisibile o meno, non spetta a me dirlo perché frequento poco Amalfi. Lo pubblico integralmente, senza note aggiuntive né commenti, come atto di omaggio alla persona defunta. In ogni caso, da leggere.
di Francesca Sarno
Prima ad Amalfi c'erano dodici cartiere e si lavorava. La prima di Ciccio Marino, la seconda di Amorino, la terza di Taglialatela, la quarta di Nicola Milano, la quinta di Angelo Confalone, la sesta di Ferdinando Amatruda, che sta a Valle dei
Mulini e lavora ancora. È la più antica e fa la carta a mano. La settima, di Giovanni Imperato, sta sopra alla Madonna del Rosario; l'ottava di Osvaldo Amatruda; la nona di Fortunato Confalone; la decima di Nicola Alaccio; l'undicesima di Peppe Apachiano e la dodicesima di Filippo Milano: è la più lontana, sta sopra alla Ferriera, vicino alla centrale elettrica. Sono abbandonate e se ne stanno cadendo tutte, perché non c'è una strada per trasportare il materiale per fare la carta. Le persone di una volta che trasportavano i quintali sopra alle spalle non ci sono più. Oggi non hanno la forza di una volta. È finito tutto.
C'è anche la terra che è abbandonata. Verrà un giorno che anche i limoni di Amalfi finiscono.
C'era la fabbrica di sapone e se n'è caduta; c'era la fabbrica di confetti, cioccolato, caramelle e altri dolci; sta a Valle dei Mulini e se ne sta cadendo. E, là, c'è la strada... Sono morti i vecchi proprietari e i figli l'hanno venduta. Ho lavorato anch'io dentro quella fabbrica. Ci sono tutti i macchinari. Magari facessero tutte abitazioni o garage, che ad Amalfi mancano... C'era l'orfanotrofio; è finito! Quanti ragazzi c'erano! C'era il seminario; è finito. C'erano i mulini e il pastificio... C'erano tanti pescatori e sono finiti. Al porto c'era un piccolo cantiere dove costruivano le barche; è finito. C'erano i commercianti di limoni e sono finiti. C'erano i falegnami che costruivano mobili e altre cose. Il vescovo Mons. Marini aveva messo la scuola di mestieri, come meccanici, falegnami e altri mestieri; è finita. C'erano due cinema e sono finiti. C'era anche la caserma della Finanza; è finito tutto.
Prima c'erano tre tipografie. C'era il monastero delle suore che insegnavano ai ragazzi; le suore non ci sono più.
Prima c'era la clinica che funzionava bene, la clinica Naddeo, e il dottore era bravo. Anch'io sono stata operata in quella clinica. Oggi per ogni cosa si deve andare a Salerno. C'è uno stabile della ASL e non funziona. Si deve uscire fuori perché non funziona niente. Sono i dirigenti che se ne fregano. Non sanno dirigere. Quando non sono all'altezza, è meglio che se ne vanno. Così fanno più bella figura.
C'è il cimitero; si devono fare i lavori e non fanno niente. Pure i morti se ne cadono. Stavano facendo l'ascensore per salire i morti là sopra; sono anni che l'hanno fatto, ma non funziona [l'ascensore è stato attivato da poco]. Prima lavoravano tante persone e adesso non si può vivere più.
Ad Amalfi c'era la pretura, il carcere, il macello dove ammazzavano le mucche. Quella era carne! Si vedeva che animali erano. Oggi non sappiamo che cosa ci fanno mangiare. È finito tutto.
Era una volta Amalfi, quando c'erano quelli che sapevano comandare. Fate cose necessarie; vedete che ci vuole per il paese: strade, garage e case. Non dormite; fate quello che ci vuole e mantenete la pulizia. Chi non è all'altezza di farlo se ne va a buttare le pietre a mare.
Amalfi di una volta è finita. Le bellezze di Amalfi sono finite; anche il mare non è più quello di una volta.
Ho un pezzo di terra che ho dato ai miei figli. Vogliono fare un garage; per metterci la macchina dentro. Neanche in mezzo alla strada c'è posto; è uno schifo. Non lo fanno costruire. Tutti costruiscono, solo io non posso fare un garage. La legge deve essere uguale per tutti. Non mi vergogno di scrivere tutto questo, perché dico la verità. Ad Amalfi non funziona niente buono; pensano solo in piazza e poi è finito tutto. Una volta, Amalfi era Amalfi! C'era la miseria, ma stavamo bene; c'era più serietà. Oggi non c'è serietà.
Si pulisce solo in piazza, dove portano i turisti. Dentro i vicoli c'è uno schifo di cani e cristiani. Quando incomincia il calore, c'è il colera e nessuno fa una lavata. Perché non si mettono le telecamere come hanno fatto dalle altre parti? Così si vede chi è e si fa la contravvenzione? Così il comune fa soldi e c'è la pulizia. Che fate sopra al Comune? Le leggi a modo vostro fate! Fate quello che abbisogna ad Amalfi!
Io parlo perché mi ricordo com'era prima Amalfi. C'erano tante cose e oggi è finito tutto. Vi dovete vergognare per quello che fate! Amalfi è finita! Non c'è più niente. È restata solo la schifezza e ognuno fa il suo comodo.
Io scrivo perché ricordo tante cose. Ho novantatrè anni e mi sento di scrivere tutto il passato. Ho sofferto tanto e soffro ancora. Sono otto anni che sto su una sedia a rotelle. Dopo tanto lavoro, questa è la fine che ho fatto. Che brutta fine che abbiamo fatto! L'Italia è finita. L'Italia se la sono venduta; sono tutti ladri e delinquenti. La mafia sta al governo. Si vendono tutto agli stranieri. Verrà il giorno che ci cacciano fuori delle nostre case. Non siamo più Italiani.
I nostri nonni e genitori hanno lottato per l'Italia. Quante persone sono morte per l'Italia! Assassini! Devono soffrire pure loro come hanno sofferto i vecchi nostri!
Fonte: Il Vescovado
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