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«Cava è fiorente, per gran numero di abitanti ed altri doni del Signore»: così Bonifacio IV elevò la valle metelliana al rango di Città

Inserito da (ilvescovado), lunedì 21 agosto 2017 18:38:34

È interessante il documento fornito dal gruppo "Cava storie", in cui Bonifacio IX eleva le Terre della Cava al rango di Città, con una bolla papale datata 7 agosto 1394. La traduzione del prof. Daniele Caiazza è stata condotta fondamentalmente sulla copia trascritta il 20 aprile 1639 dalla pergamena che è conservata nell'Archivio della Badia di Cava; ma sono state utilizzate, in punti isolati divergenti, anche la redazione desunta da lacobus Ainta dal Registrum Bullarum Apostolicum / Segnatura XIII, 158 / e quella riportata in Bullarum... amplissima collectio, 1, III, p. II (1741). Di seguito un brano del testo, che descrive la situazione di Cava de' Tirreni a fine Trecento:

Bonifacio Vescovo, servo dei servi di Dio. A perpetua memoria dell'evento.

 

Poiché rappresentiamo in terra, sia pure con qualità inadeguate, il Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale, per glorificarlo, fa salire più in alto, se ha acquisito grandi meriti, chi alla mensa del Signore siede fra gli ultimi, Noi, estendendo dall'altissima vedetta della nostra dignità apostolica lo sguardo di una meditata attenzione alle singole parti del mondo, se scorgiamo una località illustre trattata poco dignitosamente e trascurata rispetto alla qualità del suo essere, ci sentiamo invogliati, sull'esempio del Signore, ad elevarla ad un livello più alto ed a rafforzarla con segni spiccati di distinzioni onorifiche: solo così infatti, assecondati dalla grazia di Dio, assolviamo il nostro compito di buona guida, se cioè, per nostro impegno di servizio, alle singole località corrispondano titoli di dignità in rapporto al loro valore.

È una realtà ben nota a tutti che la terra di Cava, della Diocesi Salernitana, con la benedizione del Signore è, ben più di ogni altra città di quelle contrade, fiorente, per gran numero di abitanti ed altri doni del Signore, ed ha un territorio abbastanza ampio. Questo territorio è designato col nome del monastero della Santa Trinità di Cava, direttamente soggetto alla Chiesa di Roma, appartenente all'ordine di S. Benedetto, della medesima Diocesi; e in esso territorio si trova il castello di S. Adiutore e vivono in gran numero persone di ambo i sessi. L'Abate in carica e i diletti figli della Comunità di quel monastero, per quanto attiene al foro spirituale esercitano, congiuntamente o separatamente, la giurisdizione ordinaria in tale terra e suo territorio, e sulle persone che vi vivono e sulle cose che vi si trovano; e per l'esercizio della giurisdizione secolare, la quale spetta con pieno diritto allo stesso monastero, designano funzionari idonei: in realtà, sebbene tale monastero, terra e territorio rientrino nella Diocesi Salernitana e vi siano subordinati, tuttavia, l'abate, la comunità, le persone, il monastero, la terra ed il territorio non sono vincolati per nessun aspetto di diritto diocesano o di qualsivoglia altro diritto al predetto Arcivescovo in carica e ai diletti figli del ministero pontificale ad essi necessarie, non saranno costretti a rivolgersi a prelati forestieri.

Noi pertanto, vagliando con attenta riflessione tutto quanto è stato precedentemente qui esposto e desiderando vivamente portare a compimento l'iniziativa di siffatta erezione - anche per certe ragionevoli, convincenti motivazioni che ad essa inducono il nostro animo -, con piena consapevolezza nostra, su parere dei nostri fratelli e nella pienezza della potestà apostolica, a lode e gloria della medesima Santa Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo e ad esaltazione della sua Santa Chiesa, per la crescita del culto divino e la salvezza dei fedeli, eleviamo al rango di città la terra di cui abbiamo prima parlato e la insigniamo del titolo e degli emblemi di "Città", e, a ricordo incancellabile delle vicende che in questa regione si compiono in relazione a tale evento, vogliamo che essa sia per sempre chiamata nei tempi avvenire "Città di Cava". E inoltre, col parere e la potestà già richiamati, erigiamo del pari e costituiamo in "chiesa cattedrale" la medesima chiesa dello stesso monastero, attualmente priva del governo dell'Abate, perché essa abbia, in virtù del mistero da cui discende l'impegno apostolico, uno sposo idoneo con pienezza di dignità episcopale e ad essa lo sposo presieda e giovi.

Fonte: Il Portico

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