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Centri anti violenza, inaugurazione o sensibilizzazione?

Inserito da Pasquale Adinolfi (admin), venerdì 27 maggio 2016 19:47:19

Sono le undici, ma la sensazione è che l'incontro sia iniziato da poco. "Giovedì 26 maggio ore 10:30 saranno inaugurati i centri anti-violenza" diceva la locandina su internet. La sala è piena, soprattutto ragazzi delle prime superiori e donne attive nel settore. La maggioranza della platea è composta da donne. È una bella cosa. Mi siedo ad ascoltare i vari interventi delle relatrici e intanto sfoglio le brochure sul tavolo all'ingresso della sala. Sono 3 e sono tutte diverse; una del "Centro anti-violenza di Minori" (CAV), uno dell'associazione "Frida" di Cava ed un terzo del "Centro antiviolenza con sedi a Cava de' Tirreni e Minori" ma ufficio presso la sede del Piano Ambito S2 (ovvero a via P. Atenolfi di Cava de' Tirreni). Tre brochure per 3 centri diversi? Mi sembra strano, anzi poco probabile. Intanto le relatrici si alternano e tutte dicono cose interessanti e molto sentite.

Nell'ultima mezz'ora arriva anche l'assessore regionale alle pari opportunità Chiara Marciani che parla di progetti pilota volti all'inserimento nel mondo del lavoro delle donne vittime di violenza. Entra nel dettaglio e parla anche della difficoltà di identificare i casi: all'ospedale San Paolo di Napoli due psicologi intervengono per certificare che le lesioni subite siano originate da maltrattamenti familiari. Non è molto chiaro lo scopo: nella maggior parte dei casi, le donne non sporgono querela né rivelano le origini delle lesioni ai medici del pronto soccorso. Pensavo che gli psicologi servissero a dare supporto alle donne che non volessero denunciare, ed invece da come l'assessore lo espone, sembra sia una salvaguardia per non dare assistenza a delle mitomani.
Sono curioso e 10 minuti prima che finisca il dibattito, la seguo mentre va via all'inglese dall'aula. Non ha tempo per fermarsi e devo farle le domande mentre l'accompagno all'auto nel parcheggio. "Non sarebbe meglio dare assistenza economica per un certo periodo di tempo alle donne vittime di violenza per permetterle di avere un'autonomia?" chiedo io. "Lo stiamo facendo" risponde "nel progetto borsa-lavoro abbiamo previsto l'inserimento delle donne nel mercato del lavoro"." E quante donne hanno partecipato a questo progetto". "Solo cinque" risponde l'assessore. La risposta mi annichilisce. Ma come cinque? Poco prima l'assessore del Comune di Minori aveva detto che in un solo anno di attività, senza nessuna pubblicità, c'erano stati 10 casi. Avrei capito cinquanta, ma cinque è davvero poco, anche per un progetto pilota. Mi faccio forza e continuo a fare domande. "Ma quanti posti letto ci sono per le donne che non possono tornare a casa?". "Pochi, molto pochi. Di preciso non lo so". La ringrazio mentre lei sale in macchina e va via.
Torno in sala. Avvicino una delle relatrici che più mi avevano colpito e chiedo informazioni sulla manifestazione di oggi. "No, guardi, oggi non stiamo inaugurando nulla. I centri c'erano già. È un incontro per far sapere cosa facciamo". E infatti è così: a seguito di un bando regionale del 2014 gli ambiti territoriali hanno realizzato il progetto "Donne in rete" per il quale le associazioni contro la violenza di genere attive sul territorio dell'ambito (l'ambito S2 è composto da 13 comuni, di cui Cava de' Tirreni è capofila) potevano presentare una manifestazione di interesse. L'obiettivo del progetto non è quello di dare vita ad un centro anti-violenza "istituzionale" (ad es: uno per tutti i comuni dell'ambito), ma quello di mettere in rete le risorse che già ci sono.
Sono molto perplesso. Parlo con un'altra dottoressa indicatami come competente per quanto riguarda la questione dei fondi. Eh sì: durante il convegno più volte si è fatta menzione dei fondi europei come possibilità di finanziamento di queste iniziative. "No, per adesso i fondi sono della regione. L'ambito ha avuto 69 mila euro per un anno da destinare al progetto". Precisiamo: questi fondi sono solo per mettere in relazione le associazioni, le asl e le forze dell'ordine.
"Ma ci voleva un progetto apposito per identificare le associazioni che si occupano di violenza, chiederle di coordinare gli orari di apertura e mettere tutti insieme?". C'è infatti da dire che le associazioni non sono aperte tutto il giorno, anzi, neanche tutti i giorni. "Ma la tutela delle donne che subiscono violenza non è uno degli obiettivi del Piano di zona?" aggiungo molto preoccupato. "No, questo non rientra tra gli obiettivi fissati dalla regione. Al limite, potrebbe rientrare in quello della parità di genere". Ringrazio e vado via molto arrabbiato. Possibile che la regione dove la violenza sulle donne è diffusa come le canzoni di Gigi D'Alessio questo non sia un problema di cui le istituzioni si fanno carico in prima persona? E non mi sto riferendo alla giunta attuale o a quelle degli ultimi 10 anni: è da quando ero piccolo che il problema esiste! E si vede: Salerno è terrorizzata dal killer delle prostitute (perché anche le prostitute sono donne, è bene ricordarlo), a Pagani qualche giorno fa un uomo ha sciolto della plastica addosso alla compagna......ne ho talmente tanti di episodi che c'è da piangere. Ma non è un problema regionale: se la rai ha fatto tante stagioni di "Amore criminale" forse è un problema nazionale. E lo Stato (quello grande) non dice niente? È vero che l'assistenza sociale è di competenza delle regioni ma i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che ci sono a fare? Non si può garantire un tetto e 1 anno di assistenza economica a chi viene massacrato di botte e violentato psicologicamente tutti i giorni?
Ci tengo a dire che il budget non viene distribuito a pioggia, ma in base alle richieste e al tipo di assistenza viene erogato un rimborso.
Nei centri di Cava de' Tirreni e Minori non sono previsti posti letto.
Un grande augurio a tutti quelli che assistono le vittime di violenze, uomini e donne di grandi capacità e tanta buona volontà.

Fonte: Il Portico

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