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Giuramento di fedeltà alla Costituzione

Inserito da (Redazione), domenica 29 aprile 2018 15:32:25

di Patrizia Reso*

Il 25 Aprile è passato, ma restano i pregiudizi e molto amaro in bocca.

Fa male leggere di comuni, enti comunali, che si sono rifiutati di organizzare la Giornata della Liberazione insieme all'ANPI. Come fa male leggere del 25 Aprile come di una festa trita e ritrita, con un cerimoniale da farsa e da passerella. Fa male leggere e sentire commenti sullo sventolio nostalgico di drappi rossi. Come fa male sapere che da festa di tutti è considerata, da molti, festa di parte.

Questa Giornata è nata con la logica e con lo spirito di unire tutti. Inutile ridicolizzare chi ci crede ancora in questi valori o colpevolizzarli di farne una festa di parte. Non è colpa loro se la sentono anche propria, mentre altri non vi si riconoscono. Piuttosto tutto ciò dovrebbe invitare ad una riflessione, anzi a più di una riflessione. Perché non vi si riconoscono? Perché non dovrebbero partecipare i filo palestinesi? Perché alcuni temi in Italia sono ancora tabù?

E' assurdo che a distanza di 70 anni gli antifascisti debbano ancora giustificare la loro scelta, come se essere antifascisti in Italia equivalesse a indicare persone esaltate e fanatiche. Nulla di tutto questo! Se solo si imparassero a conoscere le persone prima di giudicarle, forse ci si renderebbe conto che sono persone come altre. Con pregi e difetti, come tutti.

L'antifascismo dovrebbe far parte del nostro corredo cromosomico, proprio perché Repubblica e Costituzione si sono avute solo dopo, DOPO, più di 20 anni di terribile repressione di idee e di persone. Le angherie hanno avuto origine prima del '22, hanno avuto origine con la formazione delle milizie. Si sono realizzate nell'indifferenza, ed anche opportunismo, di chi era deputato a vigilare. Si sono realizzate e sono state denunciate, ma sono rimaste inascoltate (un nome per tutti: Giacomo Matteotti). L'antifascismo dovrebbe essere un sentimento naturale.

Tutti i nostri amministratori dovrebbero, prima di iniziare qualsiasi mandato, giurare fedeltà, davanti al popolo, al rispetto della Costituzione. Sarebbero esempio, per il popolo, di impegno e di fratellanza. Purtroppo a questo rito si attengono pochi rappresentanti istituzionali: il Presidente della Repubblica, il Primo Ministro, i Ministri e i Giudici della Corte Costituzionale.

I Deputati non giurano più da tempo. Da prima della formazione dello stato democratico e repubblicano. Inizialmente perché aggirarono la legge che ne prevedeva l'impegno, successivamente per abitudine, sino a giungere all'Assemblea Costituente, che, fiduciosa degli animi e degli spiriti di chi, allora, si approcciava alla gestione della cosa pubblica, legiferò l'obbligo del giuramento alla Costituzione solo per Presidente e Ministri.

Non riesco a immaginare che effetto sortirebbe, oggi, una legge che prevedesse questo impegno, formale e morale.

Forse non avremmo assistito nel tempo a personaggi , sedicenti politici, che hanno dato fuoco al tricolore o che si esprimessero in modo ingiurioso relativamente all'Italia, rimasti impuniti, lasciando passare che tutto è lecito. Normale che da questo clima ad arrivare alla totale mancanza di senso civico o di amore per la Costituzione, non ci vuole nulla! Forse non saremmo arrivati a richieste protocollate di gruppi, associazioni, collettivi per ottenere quella che doveva essere l'ovvietà delle cose, come revocare la cittadinanza onoraria al duce, conferita illo tempore, per e soltanto servo encomio, da quasi tutti i comuni italiani. Forse avremmo evitato pure la raccolta di firme, tramite una piattaforma online, per non far vendere feticci mussoliniani. Forse non ci sarebbe stato bisogno neppure di un 25 Aprile.

Non sono gli antifascisti le persone di cui non fidarsi. Saranno anche noiosi con i loro "rituali", ma siamo certi che rispettano i principi fondanti della nostra Carta Costituzionale e non credo debbano più giustificarsi.

*Presidente ANPI Cava de' Tirreni

Fonte: Il Portico

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