Tu sei qui: Storia e StorieIeri, trent'anni fa
Inserito da Antonio Schiavo (redazionelda), venerdì 8 maggio 2015 17:42:49
di Antonio Schiavo*
Madonna come passa il tempo!
Sembra ieri e invece son trascorsi trent'anni.
Due ragazzi di Ravello, occhi umidi e gonfi di lacrime represse, perché non è bello farsi vedere così da chi ti vuole bene, affrontano la curva sopra Sambuco evitando di voltarsi indietro.
Il sole è alto sulla costa, eppure è fredda la strada che va verso il Valico. Sono i primi di maggio ma sembra novembre perché il freddo ce l'hanno dentro, quei due ragazzi di Ravello.
A casa loro, dove sono nati, cresciuti, si sono innamorati non c'è lavoro e li costringono ad andarsene. Ma non bisogna dirlo perché ne va del buon nome della cittadina.
Hanno fatto il solco alla Direzione regionale del lavoro ma...niente. Devono partire: verso un altrove, quale che sia. Insieme a tanti altri.
Chiudendo il portabagagli della centoventisette verde bottiglia in Piazza Vescovado si sono lasciati avvolgere dai rintocchi a festa della campana grande, quasi a farsi incatenare per sempre, virtualmente, a quell'angolo di paese e a quella chiesa madre, al suo fonte battesimale, all'altare maggiore della Comunione e del Matrimonio.
Non vorrebbero partire perché questo maggio sembra diverso, sa di nuovo e di luce, trasuda speranza.
Ma devono andare: qualcun altro ha deciso per loro.
Non ti girare, ragazza dai capelli d'oro: su quel balcone c'è una donna che i capelli ce li ha bianchi da sempre che abbozza un saluto, l'ennesimo.
Non ti girare, ragazzo che ci hai creduto fino all'ultimo: di poter restare, di fare ancora qualcosa per la tua Ravello, di essere presente e partecipe di un futuro che ora nemmeno immagini ma che auspichi (o almeno ti illudi) possa essere migliore.
Non ti girare perché ti fa più male, soprattutto ora che altre campane hai sentito suonare. Campane che promettono (quanta delusione, dopo!) rinnovamento, rinascita, liberazione.
Perché rimani lì, fermo?
Fa' presto, mettilo in moto ‘sto motore....la strada per Firenze è lunga.
Fonte: Il Vescovado
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