Tu sei qui: Storia e StorieLa Madonna delle Galline tra storia, leggenda e tradizione
Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), mercoledì 12 aprile 2023 10:13:46
di Sigismondo Nastri
La festa della "Madonna delle galline", in programma a Pagani dal 14 al 17 aprile [si celebra oggi anno nell'ottava di Pasqua], mi spinge a riproporre questo delizioso racconto dell'amico Gennaro Pesacane, tramontano doc, cultore di storia, tradizione, cultura locale. L'ho tratto [arbitrariamente, non credo che Gennaro si dispiacerà] da facebook, dove egli lo postò sei anni fa.
LA "MADONNA DELLE GALLINE" TRA STORIA, LEGGENDA E TRADIZIONE, NEL RACCONTO DI GENNARO PESACANE
La Madonna delle Galline è la terza delle sette Sorelle, la più capricciosa e ribelle.
Questa storia l'ho ricostruita partendo dal racconto che ancora si narra (non molto volentieri) a Tramonti. Premetto che alcuni termini dialettali tramandati oralmente non saranno comprensibili a tutti, qualcuno è proprio sparito dal nostro linguaggio, indicherò in parentesi la traduzione.
Siamo, negli ultimi anni del XVI secolo, a Sofilciano, sobborgo a nord di Corsano: per la precisione, siamo a "Seperciano 'e vascio". Era un periodo triste, con la popolazione decimata dalla peste del 1575-77. I morti furono centinaia e come uso a quei tempi in caso di epidemia si dava sepoltura ai cadaveri "extra-muros" in prossimità di un luogo sacro.
In prossimità di una chiesa dedicata alla Madonna del Carmelo, esistente in quel luogo, fu scavata una grande fossa comune. Come uso la chiesa fu poi abbandonata per paura del contagio. Così in qualche decennio andò in rovina, i vetri si ruppero, le tegole si spaccarono e la tavola di legno su cui era dipinta l'effige della Madonna cominciò a deteriorarsi.
Questo il racconto orale di Maria Russo, nata nel 1869, tramandato da suoi nipoti. «'A Maronna d' 'o Carmene jette 'nsuonno ô sacrestano e dicette: "Si nun me arreparate me ne volo. M'avite abbandunata e stongo sola, me cerco n'ata casa e cumpagnia"». Il sagrestano corse dal prete a raccontare tutto, ma la popolazione non si era ancora ripresa e i soldi scarseggiavano.
L'anno seguente la Madonna tornò in sogno al sagrestano e disse in tono più perentorio e minaccioso: «Si nun me arreparate me ne volo. 'E llastre so' rotte. 'e tevole (le tegole) semate. Accare (invece) 'e me veni' a truvà ve ne fujte. Ll'acqua me scorre 'ncuollo. Si nun me arreparate me ne vaco, addó me vularranne pure ll'animale, cchiù 'e vuje me vularranno bene 'nzino (persino) 'e galline».
Anche stavolta non successe niente e fu così che in una notte di inizio 1600 la Madonna «se ne vulaje e se jette a pusà dinto a nu macchione 'e cardogne (agrifoglio) e scannasurice (pungitopo) 'e Pavane (Pagani)». Il mattino seguente era l'ottava di Pasqua e giunse il primo segno divino. A quei tempi di sera le galline venivano ricoverate in una stalla per poi essere lasciate libere di giorno. Ebbene quel mattino tutte le galline non appena aperti gli usci si diedero a correre come forsennate in un'unica direzione; ai contadini attoniti altro non restò che correr loro dietro. Ed ecco la meraviglia nel vedere migliaia di galline tutte intente a razzolare in uno stesso punto al centro dei cespugli fittissimi e pungenti: scava scava venne fuori l'immagine della Madonna che da quel giorno fu detta "delle galline".
L'ultimo muro della chiesa crollò tra le due guerre e con le sue pietre fu costruita una grande cisterna.
E' tuttora visibile la parte basale di un muro perimetrale della chiesa con piccoli pezzi di stucchi e scavando nel terreno adiacente vengono fuori resti di ossa umane in quella che ancora oggi è chiamata : «'a chiazza d' 'e muorte».
Fonte: Il Vescovado
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