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Stabia, dai nuovi scavi di Villa San Marco il “racconto” delle dinamiche dell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.

A Stabia, l’antica città vicino a Pompei divenuta alla fine del I secolo a.C. un luogo di villeggiatura dell’élite romana, proseguono gli scavi. Qui, ancora oggi, sono presenti preziose testimonianze di architetture e pitture di straordinaria qualità, tra cui Villa San Marco

Inserito da (Redazione Costa d'Amalfi), giovedì 3 agosto 2023 14:22:16

A Stabia, l’antica città vicino a Pompei divenuta alla fine del I secolo a.C. un luogo di villeggiatura dell’élite romana, proseguono gli scavi. Qui, ancora oggi, sono presenti preziose testimonianze di architetture e pitture di straordinaria qualità, tra cui Villa San Marco. Si tratta di un grande complesso esteso per più di 11 mila metri quadri che occupa parte del ciglio del pianoro di Varano, cuore del vecchio centro urbano. Negli ultimi anni, la Villa è stata interessata da diverse campagne di scavo volte ad indagare fasi edilizie precedenti del complesso e a comprendere l’estensione dell’intera struttura.

La più recente, avviata a marzo 2023 e tuttora in corso, sta mettendo in luce nuovi reperti. E’ già emersa la parte terminale del portico superiore, parzialmente scavato e oggetto di ulteriore indagine di questo cantiere, con pitture ancora in situ e ampi stralci di sezioni crollate dalle pareti o dal soffitto. Si tratta di parti preziose che contribuiscono ad indagare nel dettaglio e ad acquisire nuovi elementi circa le dinamiche della distruzione del complesso.

Lo scavo è condotto sul campo nella forma del cantiere didattico, con il coinvolgimento di docenti, giovani ricercatori e dottorandi in collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, la Scuola Superiore Meridionale, l’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e la Scuola IMT Alti Studi di Lucca, sotto la direzione della professoressa Maria Luisa Catoni, del professor Carlo Rescigno e del direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel.

La Villa San Marco, scavata per cunicoli e a cielo aperto nella prima epoca borbonica, fu risepolta e nuovamente scavata restaurata e integrata da Libero D’Orsi negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Inoltre, la dimora è stata nuovamente restaurata a seguito dei danni subiti dal terremoto del 1980.

Il complesso si articola in un quartiere con doppio atrio e impianto termale, un giardino colonnato inferiore con una grande piscina coronata a est e a ovest da raffinati ambienti di soggiorno e rappresentanza (il Grande Salone a ovest e le due diaetae a est). La struttura si conclude con un portico superiore monumentale a tre bracci aperto verso il mare. Di quest’ ultimo era noto l’avvio, e solo in anni recenti ne è stata individuata la fine, a circa cento metri di distanza dall’angolo oggi conservato. Una ampia parte di tale articolazione è quindi ancora da portare alla luce.

Nel 2020 era iniziato un primo cantiere, parte di un più ampio programma di ricerca centrato sullo scavo del portico attivo anche in questi mesi.

La struttura emerge dai lapilli nel suo assetto originario con la ricca decorazione pittorica in IV stile alle pareti e molto ben conservata. E con il monumentale soffitto figurato in crollo sull’alto strato di lapillo grigio e le architetture poderose concluse con una fuga di colonne tortili. Seguendo il racconto fornito dalle stratigrafie di lapilli e di crolli e dalla sequenza dei flussi piroclastici che hanno invaso atri, giardini e sommerso i tetti provocandone in tempi diversi i crolli, è inoltre possibile ricostruire le ultime ore di vita della villa.

A conclusione della pioggia dei lapilli, o quando questa sembrò indebolirsi, un gruppo di abitanti, per ragioni a noi ancora sconosciute, tornò sul luogo o emerse da nascondigli di fortuna, ma fu sorpreso dall’ultimo parossismo eruttivo. Correnti piroclastiche, venti densi, caldi, generati dal crollo al suolo della colonna eruttiva sommersero tutto. Decretando la fine dell’insediamento e lasciando sopravvivere solo alcune parti di quella che fu la lussuosa villa di San Marco.

Nonostante la distruzione drammatica, la vita e il lusso della villa riaffiorano nelle gamme cromatiche delle pitture su pareti e soffitti, negli stucchi, nei capitelli, nei preziosi rivestimenti e coronamenti di colonne e coperture.

Le pitture riproducono tappeti, candelabri e scene fantastiche, finte architetture con profondi scorci prospettici spesso realizzate in diversi toni di azzurro. Le pareti sono popolate da figure sedute sulle architetture, attori o figure mitiche, o disposte a riempire il centro dei tappeti, spesso in volo. Nelle finte architetture troviamo statue dorate, quadretti con rappresentazioni di genere, nature morte, paesaggi marini e architettonici, naumachie.

"Questa campagna di scavi nell’antica Stabia propone scoperte di grande pregio archeologico e si aggiunge a tutte le altre attività messe in campo dal Ministero della Cultura in questi mesi per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta l’area. Il contesto che si snoda tra Stabia, Oplonti, Ercolano e Pompei è tra i più rilevanti al mondo e ha ancora tanto da rivelare", ha detto il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.

"Grazie alla collaborazione con le università e alla professionalità del team del Parco -commenta il direttore, Gabriel Zuchtriegel- Stabia si conferma come un centro per la ricerca archeologica di risonanza internazionale. Questo è un’ottima premessa per portare avanti i nostri ambiziosi progetti di valorizzazione: ampliamento del Museo "Libero d’Orsi" e creazione di un centro di formazione alla Reggia di Quisisana, valorizzazione delle ville S. Marco e Arianna con la creazione di servizi di accoglienza e didattica, studio e messa in sicurezza di Grotta San Biagio per progettare una sua futura fruizione".

Dettagli scientifici dello scavo possono essere approfonditi attraverso gli articoli pubblicati sull’E-Journal di Pompei - scaricabile dal sito ufficiale del Parco www.pompeiisites.org- piattaforma digitale rivolta alla comunità scientifica e al pubblico e finalizzata a fornire notizie e relazioni preliminari riguardanti progetti di scavo, di ricerca e di restauro nelle sedi del Parco.

Fonte: Il Portico

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